Agatino Malerba

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Agatino Malerba
NascitaCatania, 1º maggio 1893
MorteGrazigna, 18 maggio 1917
Cause della morteCaduto in combattimento
Luogo di sepolturaSacrario militare italiano di Catania
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Forza armata Regio Esercito
ArmaFanteria
Reparto119º Reggimento fanteria "Emilia"
Anni di servizio1913-1917
GradoTenente di complemento
GuerrePrima guerra mondiale
BattaglieDecima battaglia dell'Isonzo
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Agatino Malerba (Catania, 1º maggio 1893Grazigna, 18 maggio 1917) è stato un ufficiale italiano, decorato di medaglia d'argento al valor militare e di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Catania il 1º maggio 1893, figlio di Giuseppe e Caterina Del Giudice.[1] Iscrittosi alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Catania interruppe gli studi per arruolarsi come allievo ufficiale nel Regio Esercito il 31 dicembre 1913.[1] Frequentato il corso per allievi ufficiali di complemento, il 21 gennaio 1915 fu nominato sottotenente assegnato in servizio al 76º Reggimento fanteria della Brigata Napoli, passando, nel mese di marzo, al 147º Reggimento fanteria della Brigata Caltanissetta.[1] All'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, fu tra i primi a oltrepassare il confine entrando in azione ai primi del mese di giugno, sul Isonzo, ai piedi del Carso.[1] Il 28 giugno durante un combattimento a Bosco Lancia, sul Monte San Michele, rimase ferito in combattimento e fu decorato di medaglia d'argento al valor militare per aver mantenuto e difeso valorosamente la posizione.[1] Fu ricoverato in vari luoghi di cura, tra cui l'ospedale "Giuseppe Garibaldi" di Catania, e durante la degenza e la successiva convalescenza proseguì nel contempo gli studi di giurisprudenza.[1] Promosso tenente nell'agosto 1916 rientrò in servizio attivo venendo ammesso, su sua domanda, a frequentare un corso per mitraglieri al termine del quale fu nominato comandante della 309ª Compagnia mitraglieri "Fiat" in forza al 119º Reggimento fanteria della Brigata Emilia.[1] Nel corso della decima battaglia dell'Isonzo si trovava in linea sulle alture ad est di Gorizia, di preciso sulla collinetta di Grazigna che era stata conquistata il 16 maggio dalle truppe italiane.[3] Contribuì alle strenua resistenza opposta ai contrattacchi nemici per tre giorni, 16, 17 e 18 maggio, sottoposto a violento fuoco di artiglieria con i suoi uomini si prodigò opportunamente per spostare le proprie armi, spostandosi di continuo da una posizione all'altra.[3] Incoraggio i serventi a resistere per aiutare il più possibile i fanti e, quando perso cinque delle sei armi in dotazione, si portò sull'ultima mitragliatrice rimasta si adoperò come servente continuando a sparare sul nemico fino a che cadde ucciso, riverso sull'arma, dallo scoppio di una granata nemica.[4]

Con Regio Decreto del 2 luglio 1922 fu decorato della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[4]

Un istituto comprensivo di Catania porta il suo nome. La città di Catania lo ricorda con una lapide murata sul prospetto di tramontana del palazzo degli Elefanti (lato piazza Università), che “le famiglie dei caduti in guerra devotamente posero il 4 novembre 1924”.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di una compagnia mitragliatrici, avendo perduto, in seguito a un lungo bombardamento nemico, cinque delle sue armi e tutti i capi pezzo, manovrava egli stesso l’unica mitragliatrice, dove era rimasto a funzionare da servente il solo ufficiale superstite, rimanendo per tre giorni consecutivi su posizioni allora conquistate, a respingere ripetuti contrattacchi avversari. Colpito a morte veniva travolto con l’arma, lasciando gloriosamente la vita sul campo. Grazigna (Gorizia) 16-18 maggio 1917.[5]»
— Regio Decreto 2 luglio 1922.
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Assaltava una trincea nemica, che venne conquistata, e, sebbene ferito, manteneva valorosamente il comando del proprio reparto sino alla fine dell'azione. Bosco Lancia, 28 ottobre 1915

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le Medaglie d'oro al Valor Militare 1917, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 46.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1917. L'anno terribile: Dalla Bainsizza alla sorpresa strategica di Caporetto, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]