Meccanismo di Kelvin-Helmholtz: differenze tra le versioni

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Scoperte successive hanno portato a concludere che l'energia emessa dalle stelle è il frutto di reazioni di natura [[fusione nucleare|nucleare]].
Scoperte successive hanno portato a concludere che l'energia emessa dalle stelle è il frutto di reazioni di natura [[fusione nucleare|nucleare]].

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[[Categoria:Fenomeni astronomici]]
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Versione delle 21:39, 27 nov 2007

Il meccanismo di Kelvin-Helmholtz è un fenomeno astronomico che comporta il raffreddamento della superficie di una stella o di un pianeta ed un conseguente calo di pressione, che il corpo celeste compensa comprimendosi. A sua volta questa compressione genera un riscaldamento del nucleo stellare o planetario. Questo meccanismo è particolarmente evidente nel caso di Giove e Saturno.

I primi a suggerire l'esistenza di un simile fenomeno furono Lord Kelvin e Hermann von Helmholtz, sul finire del XIX secolo, come ipotesi per spiegare l'origine dell'energia del Sole; oggi sappiamo che il meccanismo genera una quantità di energia di gran lunga troppo esigua per poter essere alla base del funzionamento delle stelle.

Energia generata da una contrazione di Kelvin-Helmholtz

Secondo l'ipotesi originaria di Kelvin e Helmholtz, l'energia potenziale gravitazionale derivante dalla contrazione del Sole avrebbe fornito energia sufficiente al sostentamento della sua emissione di radiazioni. Assumendo una densità di materia uniforme, possiamo approssimare la stella ad una sfera perfetta costituita da gusci concentrici. L'energia potenziale gravitazionale si può così trovare mediante un integrale.

In meccanica newtoniana l'energia potenziale gravitazionale vale:

Dove G è la costante di gravitazione universale, e le due masse sono in questo caso quella del singolo guscio (di spessore dr) e quella contenuta al suo interno, trovata a sua volta come integrale delle masse dei gusci interni. Otteniamo cioè che:

Dove R è il raggio stellare, ed m(r) è la massa contenuta all'interno del raggio r. Sostituiamo ora ad m(r) un prodotto di volume e densità, così da poter risolvere l'integrale:

Dividendo per la massa totale della sfera, pari al prodotto di volume e densità, si ottiene

Nonostante l'ipotesi arbitraria della presenza di una densità uniforme, questo calcolo può essere utile per fornire una stima della vita media di una stella a seconda della sua massa e del suo raggio, dividendo il risultato ottenuto per la luminosità. Nel caso del Sole ciò è fonte di ulteriori incertezze, perché la sua luminosità può ritenersi costante nel tempo soltanto entro certi limiti.

Qui L è la luminosità del Sole. Sebbene questo processo, rispetto alle altre ipotesi avanzate in precedenza sulla produzione di energia all'interno del Sole, possa garantire una vita media considerevolmente più lunga, il valore trovato è comunque assolutamente esiguo rispetto all'età del Sole, attualmente stimata in circa cinque miliardi di anni.

Scoperte successive hanno portato a concludere che l'energia emessa dalle stelle è il frutto di reazioni di natura nucleare.