Progetto:Tolkien/Proposte citazioni/Citazioni di e su Tolkien

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  • Credo che sia vero che questo personaggio (Galadriel) debba molto all'insegnamento cristiano e cattolico su Maria. (citato in Franco Cardini, Il caso Tolkien)
  • Guardiamo gli alberi, e li chiamiamo "alberi", dopo di che probabilmente non pensiamo più alla parola. Chiamiamo una stella "stella", e non ci pensiamo più. Ma bisogna ricordare che queste parole, "albero", "stella", erano (nella loro forma originaria) nomi dati a questi oggetti da gente con un modo di vedere diverso dal nostro. Per noi un albero è, semplicemente, un organismo vegetale, e una stella semplicemente una palla di materia inanimata che si muove lungo una rotta matematica. Ma i primi uomini che parlarono di "alberi" e di "stelle" vedevano le cose in maniera del tutto differente. Per loro, il mondo era animato da esseri mitologici. Vedevano le stelle come sfere di argento vivo, che esplodevano in una fiammata in risposta alla musica eterna. Vedevano il cielo come una tenda ingioiellata, e la terra come il ventre dal quale tutti gli esseri viventi sono venuti al mondo. Per loro, tutta la Creazione era intessuta di miti e popolata di elfi. (citato in Paolo Gulisano, Tolkien. Il mito e la grazia, Ancora, Milano 2007, p. 6)
  • Il lampione elettrico può essere in effetti ignorato, per la semplice ragione che è così insignificante e transitorio. E comunque, è certo che le fiabe hanno molte cose più permanenti e fondamentali di cui parlare. Il lampo, per esempio. (in "Albero e foglia")
  • Il legame tra padre e figlio non è costituito solo dalla consanguineità: ci deve essere un po' di "aeternitas". Esiste un posto chiamato "paradiso" dove le opere buone iniziate qui possono venire portate a termine; e dove le storie non scritte e le speranze incompiute possono trovare un seguito. (Dalla lettera del 7 luglio 1944 a Christopher Tolkien, di J.R.R.Tolkien, in La realtà in trasparenza. Lettere a cura di Humphrey Carpenter e Christopher Tolkien, Bompiani, Milano, 2001, pag.64.)
  • La creazione di un linguaggio genera di per sé una mitologia, perché creazione della lingua e creazione della mitologia sono funzioni correlate. (citato in Corriere della sera, 1 novembre 2003)
  • La Fantasia è una naturale attività umana, la quale certamente non distrugge e neppure reca offesa alla Ragione; né smussa l'appetito per la verità scientifica, di cui non ottunde la percezione. Al contrario: più acuta e chiara è la ragione, e migliori fantasie produrrà. (da Albero e foglia)
  • Le guerre non sono mai propizie al perseguimento dei piaceri dello spirito. (citato in prefazione alla seconda edizione inglese de Il Signore degli Anelli, da il Corriere della sera, 1º novembre 2003)
  • Parve a Sador che gli occhi di Túrin non fossero quelli di un bambino, e si disse: «Il dolore è una dote per un animo duro». (da I figli di Húrin, cap. I)
  • I mostri erano stati i nemici degli dèi, i capi degli uomini, e, nei confini del Tempo, i mostri avrebbero vinto. [...] Perché i mostri non spariscono, anche se gli dèi vanno e vengono. (ibidem, p. 290)
  • La creazione di linguaggi e della mitologia sono attività correlate (Il medioevo e il fantastico, Un vizio segreto)
  • La costruzione del vostro linguaggio genererà una mitologia (Il medioevo e il fantastico, Un vizio segreto)
  • L'invenzione di linguaggi è il fondamento. Le 'storie' sono state create piuttosto per fornire un mondo ai linguaggi, che non il contrario. A me viene prima in mente un nome, e la storia in seguito. Per me è un esteso saggio di estetica linguistica, come dico talvolta alle persone che mi chiedono 'di cosa parla? (La realtà in trasparenza, lettera n. 165)
  • Nessuno mi crede quando dico che il mio lungo libro è un tentativo di creare un mondo in cui una forma di linguaggio accettabile dal mio personale senso estetico possa sembrare reale. Ma è vero (La realtà in trasparenza, lettera n. 205)
  • È stato come scoprire un'enorme enoteca riempita con bottiglie di un vino straordinario di tipo e sapore mai assaggiato prima. Ne fui decisamente preso. (La realtà in trasparenza, lettera n. 163)
  • L'inizio del legendarium di cui la Trilogia è la conclusione, è stato nel tentativo di rielaborare alcuni testi del Kelevala, in particolare il racconto di Kullervo lo sventurato, in forma personalizzata. (La realtà in trasparenza, lettera n. 163)
  • Sono innamorato dell'italiano, e mi sento alquanto sperduto senza la possibilità di provare a parlarlo. (La realtà in trasparenza, lettera n. 163)
  • Io trovo la creazione dei linguaggi e la relazione tra di essi un piacere estetico in sé, a prescindere dal Signore degli Anelli che era ed è tutt'ora una creazione dipendente da questi. (lettera pubblicata su Parma Eldalamberon n. 17, pag. 61)
  • Gli ingredienti del Quenya sono molti, ma elaborati in una lingua propria non precisamente uguale a nessun altro linguaggio che io conosca. Mi sono imbattuto nel finlandese quando avevo cominciato a costruire una "mitologia", era un'influenza pressante, ma che tuttora è stata ridotta di molto (ora nel tardo Quenya). Sopravvive in alcune caratteristiche: come l'assenza di gruppi consonantici iniziali, l'assenza delle occlusive b, d, g (eccetto che in mb, nd, ng, ld, rd che formano gruppi propri) e la passione per il finale in -inen, -ainen, -oinen, ed anche in alcune caratteristiche grammaticali, come la flessione in -sse (restare fermi in), -nna (movimento a, verso), e -llo (movimento da), anche i pronomi personali possessivi sono espressi da suffissi; non ha genere. (lettera pubblicata su Parma Eldalamberon n. 17, pag. 135)
  • Veniamo da Dio e, inevitabilmente, i miti da noi tessuti, pur contenendo errori, rifletteranno anche una scintilla della luce vera: la verità eterna che è con Dio. Infatti solo creando miti, solo diventando un sub-creatore di storia, l’uomo può aspirare a tornare allo stato di perfezione che conobbe prima della caduta. I nostri miti possono essere male indirizzati, ma anche se vacillano fanno rotta verso il porto, mentre il “progresso” materialista conduce solo a un abisso spalancato e alla Corona di Ferro del potere del male. (citato in Humphrey Carpenter, J.R.R. Tolkien. La biografia, Lindau, p. 225)