Piazza Ottocalli

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Piazza Ottocalli
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
CittàNapoli
QuartiereSan Carlo all'Arena
Informazioni generali
Tipopiazza
Mappa
Map
Coordinate: 40°52′06.24″N 14°16′05.07″E / 40.8684°N 14.268075°E40.8684; 14.268075

Piazza Ottocalli è una piazza di Napoli nel quartiere San Carlo all'Arena. Il nome "Ottocalli" deriva dagli otto cavalli di dazio che si pagavano in quel punto per entrare in città: il cavallo era una moneta di rame coniata a Napoli sotto numerosi sovrani.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La piazza anticamente era conosciuta per la presenza di una colonna: “Qui vedesi un'antica chiesa dedicata ai Santi Giovanni e Paolo… qui vi è una curiosità da notarsi. Avanti di questa chiesa, vi è una colonna: nei tempi andati, quando i contadini avevano siccità , si portavano dal vicario, e questi processionalmente col clero, alla detta chiesa, dalla parte destra della colonna, dicevano l'orazione e la pioggia era evidente: quando volevano impetrare la serenità, facevano lo stesso, ma dalla sinistra. Fu questa dall'Arcivescovo dichiarata superstizione, e come tale abolita.”[1] La colonna venne fatta abbattere dall'arcivescovo Annibale di Capua nel 1590, per impedire questi rituali ritenuti pagani.

Negli anni 1930 il quartiere intorno alla piazza è interessato da alcuni interventi di edilizia pubblica previsti dall'Istituto Autonomo Case Popolari, vedendo eretto un edificio progettato dall'architetta napoletana Stefania Filo Speziale.[2] Dal 1991 si erge nella piazza il busto del tenore Enrico Caruso[3], oltre ai pilastri della sovrastante tangenziale.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Carlo Celano, Notizie del bello dell'antico e del curioso della città di Napoli raccolte dal Carlo Celano: Divise dall'autore in dieci giornate per guida e comodo de' viaggiatori con aggiunzioni de' più notabili miglioramenti posteriori fino al presente estratti dalla storia de' monumenti e dalle memorie di eruditi scrittori Napolitani per cura del Giovanni Battista Chiarini, Stamperia Floriana Vol. 3 & 5: Agostino de Pascale Vol. 4: Nicola Mencia, 1º gennaio 1860. URL consultato il 3 giugno 2016.
  2. ^ Luca Begheldo, Case popolari a Capodichino, su Open House Italia, 5 giugno 2022. URL consultato il 20 maggio 2023.
  3. ^ Nicola Clemente, Busto di Caruso immerso nel degrado tra rifiuti, erbacce ed escrementi di cani, in Napoli Today, 16 settembre 2013. URL consultato il 5 giugno 2016.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Carolina De Falco, Case INA e luoghi urbani. Storie dell’espansione occidentale di Napoli, in Aldo Aveta, Bianca Gioia Marino e Raffaele Amore (a cura di), La Baia di Napoli. Strategie integrate per la conservazione e la fruizione del paesaggio culturale, Grandi Opere, vol. 1, ArtstudioPaparo, 2017, pp. 204-209, ISBN 978 88 99130 688. URL consultato il 20 maggio 2023 (archiviato dall'url originale il 20 maggio 2023).
  • Romualdo Marrone, Le strade di Napoli: saggio di toponomastica storica, Roma, R. Ricciardi, 1979, ISBN 9788898199778.
  • Romualdo Marrone, Le strade di Napoli: Una lunga e affascinante passeggiata per le vie della città, alla scoperta di storie, tradizioni e curiosità del passato, in Quest'Italia, vol. 233, Roma, Newton & Compton, 1996, p. 650, ISBN 978-8881834266.
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