Palazzo Mensini

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Palazzo Mensini
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneToscana
LocalitàGrosseto
Indirizzovia Giuseppe Mazzini
Coordinate42°45′40.6″N 11°06′43.7″E / 42.761278°N 11.112139°E42.761278; 11.112139
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1892-1897
Inaugurazione21 aprile 1898
Stileneorinascimentale
UsoBiblioteca comunale Chelliana
Pianitre
Realizzazione
ArchitettoGiuseppe Luciani
ProprietarioComune di Grosseto
CommittenteGiovanni Domenico Mensini e Bernardino Caldaioli

Palazzo Mensini è un edificio situato nel centro storico di Grosseto, in Toscana.

Il palazzo si trova lungo il lato orientale di via Mazzini, nel segmento che da piazza Gioberti conduce a Porta Nuova, di fronte al palazzo delle scuole elementari, già Regie scuole.[1][2] Deve il suo nome al vescovo Giovanni Domenico Mensini, il cui lascito testamentario prevedeva l'edificazione del palazzo come sede del seminario diocesano, e ospita al suo interno la Biblioteca comunale Chelliana.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio fu costruito con il lascito di 30 000 scudi del vescovo Giovanni Domenico Mensini, deceduto nel 1858, al fine di ospitare il seminario vescovile della città.[1] La sua progettazione ebbe inizio su iniziativa del vescovo Bernardino Caldaioli a partire dal 1892, con progetto consegnato dall'ingegnere Giuseppe Luciani al Capitolo della cattedrale nel settembre 1893.[3][4] La solenne cerimonia di inaugurazione avvenne il 21 aprile 1898.[1]

Durante la prima guerra mondiale l'edificio venne requisito per ospitare la Croce rossa.[1][2] Nel 1922 fu acquistato dal Comune di Grosseto, che lo destinò a sede del Regio ginnasio e liceo "Carducci-Ricasoli"; dall'anno successivo saranno ospitati a palazzo Mensini anche la Biblioteca comunale Chelliana e il museo civico.[1][2] Il palazzo fu pesantemente bombardato e parzialmente distrutto il 29 novembre 1943: la biblioteca e il museo subirono grossi danni, aggravati dalla successiva alluvione del 2 novembre 1944, e rimasero esposti a saccheggi e spoliazioni.[1][2] L'edificio venne ricostruito nelle stesse forme alla fine del 1946[5] e continuò a ospitare liceo, biblioteca e museo.[1]

Durante l'alluvione del 4 novembre 1966, il piano terra del palazzo fu completamente allagato, recando ingenti danni al materiale bibliografico e ai reperti.[1] Nel 1975 il museo civico venne trasferito nel palazzo dell'ex tribunale in piazza Baccarini, e nel 1993 il liceo classico si spostò nel nuovo plesso alla "Cittadella dello studente".[1] Nel 1994 iniziarono i lavori di restauro per trasformare l'intero palazzo nella sede della biblioteca Chelliana, per l'occasione trasferita in via provvisoria in uno stabile decentrato al villaggio Europa.[1][6] Il cantiere si interruppe quasi subito e a causa dei tentennamenti delle varie amministrazioni comunali l'edificio rimase inutilizzato per venticinque anni.[6] Due progetti di recupero affidati all'architetto Roberto Aureli nel 2003 e nel 2008 non verranno mai messo in atto.[7][8]

I lavori di ristrutturazione ripresero nel dicembre 2014 con il rifacimento delle coperture[9] e continuarono nel corso del 2017 con la sistemazione del piano terra.[10][11][12] La biblioteca è ritornata nella sede di palazzo Mensini nel giugno 2019.[13]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il soffitto voltato al piano terra

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k Celuzza, Papa 2013, pp. 153–155.
  2. ^ a b c d Innocenti 2005, pp. 42, 319.
  3. ^ L'Ombrone, 22 ottobre 1893.
  4. ^ Michele Gandolfi, Giuseppe Luciani, l'ingegnere che disegnò il centro storico e i nuovi gusti della borghesia, Il Tirreno, 10 maggio 2021.
  5. ^ Francioni 2016, pp. 45–46.
  6. ^ a b Piero Innocenti, "Biblioteche riemerse": specchio del tempo. A proposito di una collana bibliografica e di un progetto di ricerca, in Biblioteche oggi, n. 27/7, settembre 2009.
  7. ^ Bonelli 2008, p. 64.
  8. ^ «Il progetto di Aureli era troppo costoso»[collegamento interrotto], Il Tirreno, 9 dicembre 2018. URL consultato il 27 giugno 2019.
  9. ^ La biblioteca Chelliana tornerà in via Mazzini. Il sindaco Bonifazi avanza per la prima volta un'ipotesi che pareva superata. Ultimati i lavori, il 2015 potrebbe essere l'anno del rientro nella storica sede, su provincia.grosseto.it, Il Tirreno, 20 gennaio 2015. URL consultato il 23 gennaio 2015.
  10. ^ Gabriele Baldanzi, Rinasce la biblioteca La Chelliana torna nella sede storica, su Il Tirreno, 20 luglio 2017. URL consultato il 22 giugno 2023 (archiviato dall'url originale il 22 giugno 2023).
  11. ^ Palazzo Mensini: pronti al rush finale, su Il Tirreno, 23 febbraio 2018. URL consultato il 22 giugno 2023 (archiviato dall'url originale il 22 giugno 2023).
  12. ^ Entro l'anno la Chelliana in via Mazzini, Il Tirreno, 13 aprile 2018. URL consultato il 27 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 27 giugno 2019).
  13. ^ Dopo 25 anni la Chelliana torna in centro: "Saremo protagonisti di un polo culturale", Il Tirreno, 25 giugno 2019. URL consultato il 27 giugno 2019.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Anna Bonelli, La Biblioteca comunale Chelliana: storia di un progetto (1954-2007) (PDF), Manziana, Vecchiarelli Editore, 2008. URL consultato il 28 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016). Cfr. allegati e immagini.
  • Mariagrazia Celuzza e Mauro Papa, Grosseto visibile. Guida alla città e alla sua arte pubblica, Arcidosso, Edizioni Effigi, 2013.
  • Letizia Franchina (a cura di), Tra Ottocento e Novecento. Grosseto e la Maremma alla ricerca di una nuova immagine, Monteriggioni, Grafiche Bruno, 1995.
  • Elisabetta Francioni, Luciano Bianciardi bibliotecario a Grosseto (1949-1954), Roma, Associazione italiana biblioteche, 2016.
  • Mario Innocenti e Elena Innocenti, Grosseto: briciole di storia. Cartoline e documenti d'epoca 1899-1944, edizione riveduta e corretta, Grosseto, Editrice Innocenti, 2005.
  • Marcella Parisi, Grosseto dentro e fuori porta. L'emozione e il pensiero, Siena, C&P Adver Effigi, 2001.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]