Palazzo Dragomanni

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Palazzo Dragomanni
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneToscana
LocalitàFirenze
IndirizzoVia de' Guicciardini 11-13
Coordinate43°46′00.66″N 11°15′05.7″E / 43.76685°N 11.251583°E43.76685; 11.251583
Informazioni generali
CondizioniIn uso

Palazzo Dragomanni, detto anche Franceschi-Salvadori, è un edificio storico di Firenze, situato in via de' Guicciardini 11-13.

Il palazzo appare (come palazzo Dragomanni) nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

In questo tratto della strada esistevano alcune case del monastero di San Felicita, che vennero acquistate da Luigi Guicciardini dopo il 1523 per ampliare il loro palazzo adiacente, la "casa Grande" che rappresenta il nucleo originario di palazzo Guicciardini. Nel 1634 questa "aggiunta" fu acquistata dalla famiglia Franceschi del ramo "della Mercanzia" per ricavarne a loro volta un palazzo, con molti lavori di ristrutturazione e ampliamento culminati col cantiere concluso nel 1697-1698 e avente come architetto Antonio Maria Ferri, come ricordato nelle memorie di Francesco Settimanni[2].

Nel 1742 vi risiedette in un appartamento in affitto Lady Walpole. Dopo il drammatico tracollo finanziario dei Franceschi del 1741-1746, la proprietà passò nel 1754 ai conti Lorenzi, per pervenire poco dopo, attorno al 1777, ai Dragomanni (1793)[2], a cui seguirono infine i Salvadori e poi i Boncompagni Ludovisi, tuttora proprietari.

Nell'agosto del 1944 il tratto orientale di via Guicciardini più vicino a piazza Pitti fu risparmiato dalle mine dell'esercito tedesco in ritirata, mentre subirono crolli e danni pesantissimi tutto il lato occidentale e la parte di quello orientale più vicina al ponte Vecchio.

Vi hanno sede, in alcune parti, l'Hotel la Scaletta e i Dragomanni Apartments.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La facciata, a tre piani organizzati su otto assi, presenta due portoni. Ai piani le finestre, in rapida successione, sono allineate su una semplice cornice[2].

Oltre l'ampio androne voltato a botte, con un cancello in ferro battuto recante lo stemma Dragomanni Ludovisi, si accede a un cortile di carattere rinascimentale porticato su tre lati, di cui uno tamponato e due chiusi da vetrate: i fronti che prospettano su questo spazio, restaurati negli anni 2020, mostrano tracce di decorazioni graffite e dipinte[2].

Notevole e recentemente restaurato è anche lo scalone del Ferri che si sviluppa a sinistra, con balaustre in marmo (ispirati a modelli di Francesco Borromini) e decorazioni a stucco, oltre a un originale lucernario aperto ellitticamente creando una "camera di luce" sull'ultimo piano, che assicura una luminosità teatrale, come in alcune cappelle tardobarocche[2].

Perdute le pitture realizzate da Anton Domenico Gabbiani nel 1704 e ricordate dalla cronache[3], permangono negli spazi interni vari ambienti con pitture murali di notevole rilievo riconducibili alla committenza dei Franceschi e ricondotte all'opera di Atanasio Bimbacci, forse cadiuvato da Pietro Pertichi e Pier Dandini[4], in particolare il salone (Allegoria della Nobiltà) e la cappellina privata (Storie di Maria) al piano nobile[2].

Presumibilmente del periodo in cui la residenza fu proprietà dei Lorenzi sono poi ulteriori interventi pittorici a tema mitologico attribuiti a Tommaso Gherardini, Giuseppe Gricci e Giuseppe Del Moro, situati al piano terra e affacciati su un piccolo giardino[5][2]. Più a nord si trova un secondo giardino, pure restaurato negli anni 2020, su cui affacciano le finestre rettangolari e a oculo, protette da grate, del corridoio vasariano[6]. Quest'ultimo, costeggia poi l'altro giardino del palazzo curvando verso est, e gira di nuovo per immettersi nell'ultimo tratto, tra il palazzo Guicciardini e il giardino di Boboli.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Elenco 1902, p. 254;
  2. ^ a b c d e f g Paolini, cit.
  3. ^ Flora e Zefiro e altre figure, conosciute anche grazie a un'incisione di Sante Pacini.
  4. ^ Maccioni 2016
  5. ^ Nencioni 2016
  6. ^ Sito ufficiale Dragomanni Apartments

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ristretto delle cose più notabili della città di Firenze del dottor Raffaello del Bruno, Firenze, Moucke, 1757, p. 131;
  • Gaetano Cambiagi, L'antiquario fiorentino; o sia, Guida per osservar con metodo le cose notabili della città di Firenze, Firenze, Stamperia Imperiale, 1765, p. 206;
  • Gaetano Cambiagi, L'antiquario fiorentino o sia Guida per osservar con metodo le cose notabili della città di Firenze, Firenze, Stamperia Granducale, 1771, p. 218;
  • Gaetano Cambiagi, L'antiquario fiorentino, o sia, Guida per osservar con metodo le cose notabili della citta di Firenze, Firenze, Stamperia Granducale, 1781, p. 200;
  • Ministero della Pubblica Istruzione (Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti), Elenco degli Edifizi Monumentali in Italia, Roma, Tipografia ditta Ludovico Cecchini, 1902, p. 254;
  • Walther Limburger, Die Gebäude von Florenz: Architekten, Strassen und Plätze in alphabetischen Verzeichnissen, Lipsia, F.A. Brockhaus, 1910, n. 259;
  • Luigi Vittorio Bertarelli, Firenze e dintorni, Milano, Touring Club Italiano, 1937, p. 293;
  • Walther Limburger, Le costruzioni di Firenze, traduzione, aggiornamenti bibliografici e storici a cura di Mazzino Fossi, Firenze, Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, 1968 (dattiloscritto presso la Biblioteca della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze Pistoia e Prato, 4/166), n. 259;
  • Touring Club Italiano, Firenze e dintorni, Milano, Touring Editore, 1974, p. 318;
  • Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, II, 1977, p. 90;
  • Franco Cesati, Le strade di Firenze. Storia, aneddoti, arte, segreti e curiosità della città più affascinante del mondo attraverso 2400 vie, piazze e canti, 2 voll., Roma, Newton & Compton editori, 2005, I, p. 314;
  • Touring Club Italiano, Firenze e provincia, Milano, Touring Editore, 2005, p. 467;
  • Mario Bevilacqua in Atlante del Barocco in Italia. Toscana / 1. Firenze e il Granducato. Province di Grosseto, Livorno, Pisa, Pistoia, Prato, Siena, a cura di Mario Bevilacqua e Giuseppina Carla Romby, Roma, De Luca Editori d’Arte, 2007, p. 413, n. 96.
  • Patrizia Maccioni, Anna Laura Nencioni, Palazzo Franceschi, in Fasto privato. La decorazione murale in palazzi e ville di famiglie fiorentine, III, Dal Tardo Barocco al Romanticismo, a cura di Mina Gregori e Mara Visonà, Firenze, Edifir, 2016, pp. 87-99.

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