Non es meravelha s'eu chan

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Non es meravelha s'eu chan è una canso in lingua occitana antica composta dal trovatore Bernart de Ventadorn nel XII secolo.

Contenuto[modifica | modifica wikitesto]

(OC)

«Cen vetz mor lo jorn de dolor / e reviu de joi autras cen.»

()

«Ogni giorno muoio cento volte di dolore / e rinasco altre cento per il diletto.»

Analogamente a quanto accade in Chantars no pot gaire valer, Bernart dichiara d'essere del tutto sopraffatto da Amore e di agire poeticamente «a so coman»; è questa tormentata subordinazione che lo rende il migliore dei trovatori («melhs de nul autre chantador»).

I versi si susseguono densamente nel territorio dicotomico governato da dolore e piacere, male e bene, angoscia e dolcezza. Solo quest'uomo ormai annientato («conques»), in balia del sentimento «com fa la folha contra.l ven», può infine accedere all'anelata pietà della donna («almorna gran»).[1]

Nel consueto senhal in coda al componimento, Bernart dedica il vers a «Mo Cortes». Carl Appel ritiene - come per il «Bel Vezers» di Ben m'an perdut, che in senhal non vada riferito a una donna amata o al soggetto amoroso della lirica, ma piuttosto una protettrice del poeta.[2]

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

È una canso di 7 coblas capcaudadas alternate, composte da 8 ottosillabi con uscita tonica e seguite da una tornada di 3 versi. Lo schema metrico della cobla è ABBACDDC.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Gresti, Paolo, 1962-, Antologia delle letterature romanze del Medioevo, 2ª ed, Patròn, 2011, ISBN 9788855531337, OCLC 878789041. URL consultato il 26 aprile 2019.
  2. ^ C. Appel, Bernart von Ventadorn - Seine Lieder, Halle, 1915.