Museo archeologico di Ariano Irpino

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Museo archeologico
Frammento di ceramica neolitica decorata, da La Starza (Ariano Irpino)
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàAriano Irpino
Indirizzovia Donato Anzani
Coordinate41°09′09.28″N 15°05′21.72″E / 41.152577°N 15.089368°E41.152577; 15.089368
Caratteristiche
Tipoarcheologia
Periodo storico collezionineolitico, sannitico e romano
Proprietàcomune di Ariano Irpino
GestioneDirezione regionale musei - Campania sotto la supervisione della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino
Visitatori3 695 (2018)
Sito web

Il Museo archeologico di Ariano Irpino, detto anche Antiquarium e ubicato in uno storico palazzo lungo via Donato Anzani[1], espone reperti rinvenuti nelle campagne di scavo che hanno interessato l'intero comprensorio della Valle del Miscano.[2]

In qualità di museo nazionale italiano, a decorrere dal dicembre 2014 è gestito dal Ministero per i beni e le attività culturali per mezzo del polo museale della Campania, nel dicembre 2019 ridenominato direzione regionale Musei-Campania.[3]

Percorso espositivo[modifica | modifica wikitesto]

Dal villaggio neolitico de La Starza in territorio di Ariano Irpino giungono le tazze carenate con fondo convesso e anse a nastro, i piatti profondi con labbro a tesa e i sostegni a clessidra, oltre alle tipiche tazze con ansa a soprelevazione dapprima pennata e successivamente ad ascia. Di epoca successiva sono invece i caratteristici forni per la lavorazione del bronzo. Sono inoltre in mostra ceramiche riferibili alle facies sub-appenniniche e proto-villanoviane, le quali documentano quindi l'età del bronzo finale (XIII-X secolo a.C.). Peculiari di tale fase tarda sono anche le tazze con sopraelevazione a capocchia bilaterale oppure a caratteri zoomorfi di tipo paparella o corni di lumaca. Numerosi sono poi gli arnesi in selce a conferma della fiorente industria litica praticata a La Starza.[4]

All'interno del museo si ammirano inoltre reperti di epoca pre-romana provenienti da altri comuni del comprensorio. Notevoli sono soprattutto i reperti di un tempio italico del III secolo a.C. (ma con resti di un'area votiva del VI secolo a.C.) e i corredi funerari di una necropoli sannitica, gli uni e gli altri provenienti dal territorio comunale di Casalbore[5], nonché i reperti di un santuario sannitico rinvenuto nel territorio di Greci[6]. Tra gli svariati materiali esposti risalenti all'epoca dei Sanniti-Irpini si segnalano le ceramiche, i bronzi, le fibule d'argento (importate dall'Etruria) e il vasellame di bucchero (introdotto dalla pianura campana).[4]

Di epoca romana sono invece i cospicui reperti rinvenuti nel vicus di Aequum Tuticum, cardo viarum[7] all'incrocio fra le vie Aemilia, Minucia, Traiana ed Herculia sull'altipiano di Sant'Eleuterio in agro di Ariano Irpino. In particolare il museo espone monete, utensili in bronzo, vetro e ceramica, oltre ai cippi viari, uno dei quali riporta il nome del console Marco Emilio Lepido mentre l'altro è relativo alla via Herculia con la indicazione in miglia romane delle distanze tra Aufidena ed Aequum Tuticum.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Antiquarium di Ariano Irpino, su Ministero dei Beni Culturali. URL consultato il 1º ottobre 2017 (archiviato dall'url originale il 1º ottobre 2017).
  2. ^ Archeoclub d'Italia (sede di Casalbore), Progetto itinerari turistici Campania interna - La Valle del Miscano, Regione Campania (Centro di Servizi Culturali - Ariano Irpino), vol. 2, Avellino, 1995.
  3. ^ Antiquarium di Ariano Irpino, su Direzione generale Musei (archiviato il 14 aprile 2021).
  4. ^ a b Museo archeologico di Ariano Irpino, su Buongiorno Ceramica. URL consultato il 17 ottobre 2017 (archiviato il 17 ottobre 2017).
  5. ^ a b Museo archeologico di Ariano Irpino, su Viaggio in Irpinia. URL consultato il 1º ottobre 2017 (archiviato il 1º ottobre 2017).
  6. ^ Antiquarium, su Touring Club Italiano. URL consultato il 18 dicembre 2018 (archiviato il 19 dicembre 2018).
  7. ^ Theodor Mommsen, Corpus Inscriptionum Latinarum, IX, p. 592.

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