Monastero di Santa Maria della Giustizia

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Monastero di Santa Maria della Giustizia
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegionePuglia
LocalitàTaranto
Coordinate40°29′23.16″N 17°11′25.35″E / 40.489768°N 17.190374°E40.489768; 17.190374
Religionecattolica di rito romano
FondatoreCostanza di Francia
Inizio costruzione1119

Il monastero di Santa Maria della Giustizia costituisce uno dei monumenti medioevali di maggior interesse di Taranto. Sorge nei pressi del fiume Tara.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Secondo lo storico locale Giuseppe Blandamura[1][2], l'attuale struttura sorse sul sito concesso nel 1119 da Costanza di Francia e Boemondo II all'egumeno Giovanni, abate del Monastero di rito greco di S. Pietro in Isola, per realizzarvi una domus ad uso del monastero stesso e dei pellegrini[3]. La struttura venne ampliata a partire dal XIV secolo, per poi essere affidata agli Olivetani nel 1482, i quali vi praticarono l'agricoltura e l'allevamento sfruttando le risorse del fiume e del vicino mare Ionio. Nella chiesa in stile angioino e negli ambienti monastici si conservano affreschi del XVI e XVIII secolo.

A causa proprio della sua vicinanza al mare, subì frequentemente assalti e saccheggi da parte dei Saraceni, che nel 1594, in occasione di una campagna di violente incursioni nel meridione d'Italia, guidate da Scipione Cicala, diedero alle fiamme gran parte del monastero.

Nel 1725 i monaci lasciarono il monastero per trasferirsi a Taranto. La struttura fu allora trasformata in masseria, e ribattezzata con il nome Masseria la Giustizia. I vari ambienti dell'abbazia subirono frazionamenti e furono riconvertiti in stalle e depositi. A seguito delle leggi napoleoniche del 1804 passò al Duca di Taranto.

A partire dal 1960, il complesso fu inglobato nell'area industriale di Taranto, in particolare nella Raffineria Agip.Negli anni ottanta, il monastero fu assegnato dal Demanio dello Stato alla Soprintendenza Archeologica della Puglia che ne ha consentito il recupero. Scavi archeologici condotti in seguito, attestarono che l'area fu frequentata fin dall'epoca classica: ne sono prova le numerose tombe rinvenute, scavate nella roccia e rilavorate, probabilmente per la realizzazione di una salina.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giuseppe Blandamura, Santa Maria della Giustizia, in Taras, I, n. 3-4, 1926, pp. 17-26.
  2. ^ Giuseppe Blandamura, Santa Maria della Giustizia, in Taras, vol. 2, n. 1-2, 1927, pp. 35-59.
  3. ^ Ferrante Tanzi, L’Archivio di Stato in Lecce, Lecce, 1902, pp. 136-138.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G. Giovine, De antiquitate et varia Tarentinorum fortuna, Napoli 1589, ed. Graevii-Burmanni, Thesaurus Italiae, XII, 5, Lugduni Batavorum 1793.
  • D. L. De Vincentiis, Storia di Taranto, Taranto 1878, rist. Taranto 1983, p. 290.
  • Giuseppe Blandamura, Santa Maria della Giustizia, in «Taras», I, 1926, n. 3-4, pp. 17–26.
  • Giuseppe Blandamura, Santa Maria della Giustizia, in «Taras», II, 1927, n. 1-2, pp. 35–59.
  • M. Tocci, Problemi di architettura minorità: esemplificazioni in Puglia, in «Bollettino d'arte», XL, 1975, pp. 201–208 (p. 205).
  • C. D'Angela, Edilizia religiosa a Taranto (secc. V-XIV), in AA. VV., Taranto. La chiesa/le chiese, a cura di C. D. Fonseca, Fasano 1992, pp. 287–311 (pp. 303–305).
  • Piero Massafra, Edilizia religiosa a Taranto (secc. XVI-XVIII), in AA. VV., Taranto. La chiesa/le chiese, a cura di C. D. Fonseca, Fasano 1992, pp. 313–343 (pp. 340–343).
  • M. Tocci, La storia, in Santa Maria della Giustizia (Ministero per i Beni e le attività culturali – Soprintendenza per i beni Architettonici e per il Paesaggio della Puglia), testi di Augusto Ressa, Michela Tocci, Daniela De Bellis, Taranto 2003 (dall'estratto in brochure).
  • A. Ressa, Il complesso monumentale, in Santa Maria della Giustizia (Ministero per i Beni e le attività culturali – Soprintendenza per i beni Architettonici e per il Paesaggio della Puglia), testi di Augusto Ressa, Michela Tocci, Daniela De Bellis, Taranto 2003 (dall'estratto in brochure).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]