Meo Patacca (maschera)

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Meo Patacca
Meo Patacca, maschera romanesca in una stampa dell'Ottocento
Interpretato da
  • Annibale Sansoni
  • Filippo Tacconi
Caratteristiche immaginarie
SessoMaschio
Luogo di nascitaRoma
Data di nascitaInizio XVII secolo
Professionesoldato

Meo Patacca è una maschera romanesca della commedia dell'arte.

Origine del nome[modifica | modifica wikitesto]

Il nome di Meo Patacca proviene dalla moneta che costituiva la paga dei soldati, la “patacca”[1]. Il personaggio compare per la prima volta nel '600 in un poema di Giuseppe Berneri, dove raffigura un soldato coraggioso che non si tira mai indietro. Usa spesso il bastone[2].

Personaggio di Meo Patacca[modifica | modifica wikitesto]

Meo Patacca è la maschera che, insieme a Rugantino, rappresenta la città di Roma nella commedia dell’arte[2]. Personaggio originario del noto quartiere romano di Trastevere, è un vero attaccabrighe: sempre pronto a battersi, provoca tafferugli e risse, ma lo fa in modo simpatico. Spavaldo e coraggioso, spiritoso e impertinente, ma dal cuore tenero, racconta spacconate e vuole sempre avere ragione[2].

Indossa una giacca di velluto, un panciotto allacciato nella parte laterale, come cintura usa una sciarpa colorata, nella quale è nascosto un pugnale. Il fazzoletto legato al collo, in testa un berretto calzato all’indietro (o una retina nella quale raccoglie i capelli che lasciano sporgere un caratteristico ciuffo). I pantaloni sono stretti al ginocchio e le scarpe hanno fibbie di acciaio. Viene spesso raffigurato intento a bere da un fiasco di vino[2].

Nel Settecento, dopo un periodo di declino della sua notorietà dovuto alla censura, Meo Patacca riacquistò la popolarità nell'Ottocento, grazie a due attori che vestirono i suoi panni, Annibale Sansoni e Filippo Tacconi detto "il Gobbo" Tacconi, oltre che attore, fu anche autore di testi satirici, carichi di sferzante ironia, che gli causò parecchi guai con i rappresentanti della Chiesa[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

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