Madonna col Bambino, i santi Proiettizio, Giovanni vescovo, Esteria e Giacomo, con angeli musicanti

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«Quibuscumque notum sit, quod Jacopus de Scipionibus de Averaria pictor fecit hanc anconam de anno 1529. nomine Jacobi qu. D. Chistoph de Capitaneis de Mutio, qui eam fieri fecit in executionem legati facti per Hieronimum q.D. Jacobi de Mutio prout constat instrumento tradito per D. Grergium de Medolaco not, prout in eco»

Madonna col Bambino, i santi Proiettizio, Givoanni vescovo, Esteria e Giacomo con angeli musicanti
AutoreJacopino Scipioni
Data1529
Tecnicaolio su tela
Dimensioni375×175 cm
UbicazioneChiesa di San Pancrazio, Bergamo

La Madonna col Bambino, i santi Proiettizio, Giovanni vescovo, Esteria e Giacomo, con angeli musicanti conosciuta come Pala di sant'Esteria è un dipinto olio su tela conservato presso la chiesa di San Pancrazio a Bergamo nella zona del coro e realizzato nel 1529 da Jacopino Scipioni.[1] Il dipinto è una delle poche testimonianze rimaste della Chiesa di Sant'Alessandro in Colonna, la più antica chiesa alessandrina della città, demolita nel 1561 per la costruzione delle mura venete.[2][3]

Presbiterio della chiesa di San Pancrazio con la pala di sant'Esteria visibile sul lato destro

Storia[modifica | modifica wikitesto]

«Obligatio mutua domini Jacobi de Mutio et magistri Iacobi de Dcipionibus pictoris. In Cristi Domine Amen. Die XII febraio 1529, inditione 2°, in apoteca aromatorium magistri Bassani de Laude, iuxta plateam Magnam Bergomi, in vicaria Sancti Michaelis de […] presbitibus testibus domino Io. Bap. De […]illo. bartolomeo quandom magistri Michelis de Auguziis de Laude, Nicolao […] f […] fac ad domino Antonio quandoma domini Iacobi de Brachis, omnibus et cetera […] Pro suprascripto notario interefuit dominus Ioannes Maria de Mutio notarius pubblicus Bergamensis.[…] Er casu quo extimetur minoris pretii et valoris […] £ 200, eo casu, quod teneatur pingere ad ornamento capella Sancte Exterie ubi debet poni ipsa ancona […]»

La prima menzione del dipinto risale alla metà del Seicento nel testo del cancelliere vescovile Giovanni Paolo Bonetti: Memoria historica delle due cattedrali, identificata poi da Francesco Tassi nel suo Vite de' pittori, scultori e architetti bergamaschi nella pala conservata nella chiesa di San Pancrazio.[3] Il Bonetti riportò che la pala fu commissionata: dopo la partenza di questi empj luteran quindi dopo che i tedeschi ebbero lasciato il territorio di Bergamo, e posta nella chiesa di Sant'Alessandro in Colonna.
Il 12 febbraio 1529 infatti, il pittore s'impegnava, con Giacomo di Cristoforo de Muzio, a realizzare una pala per la cappella dedicata a santa Esperia della chiesa di Sant'Alessandro Maggiore e che doveva essere consegnata entro il 1º agosto del medesimo anno.[4] La pala doveva raffigurare la Vergine, il Bambino e quattro santi. Di questi veniva citata solo sant'Esteria. Il pagamento era di 200 libbre, di cui metà all'atto della commissione in soldi e in lino, e il saldo dopo che l'opera fosse stata valutata.

La chiesa alessandrina fu però distrutta nel 1561, pochi anni dopo la realizzazione della tela, per la costruzione della mura venete a difesa alla città,[5] e il dipinto fu rimosso e collocato nella chiesa di San Vincenzo come pala d'altare maggiore, unitamente alle reliquie dei santi bergamaschi che vi erano conservati, i medesimi che erano raffigurati nel dipinto dello Scipioni: san Giovanni, san Proiettizio e san Giacomo che hanno subito il martirio a Bergamo, e santa Esteria o Asteria, sorella di santa Grata.

Donato Calvi che visiona l'opera nel Seicento, la definì ben conservata anche se la indica presente presso la porta da cui si accede alla seconda sacrestia lamentando che non era più posta sul coro.[3]

Con il rifacimento della zona presbiterale del duomo, il dipinto nel 1857 fu trasferito nella chiesa di San Pancrazio. Nel medesimo tempo la tela fu oggetto di restauro eseguito non a regola d'arte che ha dato all'opera un colore sicuramente differente dall'originale. Il Locatelli nel 1869 lo definì di colore melanconico con qualche impressione da Leonardo di intonazione totale abbujata, mentre ancora Gerolamo Marenzi nel 1822 aveva trovato la tela in ottime condizioni. Il dipinto è stato nuovamente restaurato nel Novecento anche se non ha recuperato i colori originali.[3]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il dipinto è una sacra conversazione e raffigura intorno all'immagine della Vergine col Bambino quattro santi, tutti importanti per la chiesa di Bergamo. San Giacomo Maggiore trattiene il modello della chiesa alessandrina poi demolita, raffigurata a due logge sovrapposte e con due torri campanarie laterali come descritta dal Calvi. Questi era stato un presbitero di Bergamo e aveva subito il martirio durante la sua predicazione nel 380, san Proiettizio fu martirizzato nel 308 sotto l'impero di Costantino, san Giovanni vescovo di Bergamo fu martirizzato proprio nella cattedrale nel VII secolo, e santa Asteria definita nei testi agiografici come «vergine Deo sacrata», forse compagna di santa Grata. Quindi la tela era un importante oggetto devozionale per i cittadini.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Chiesa di San Pancrazio in via San Pancrazio (PDF), su territorio.comune.bergamo.it, IBCAA. URL consultato il 5 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2020).
  2. ^ Bergamo segreta-La colonna di sant'Alessandro, su bergamonews.it, Bergamo Nwus. URL consultato il 5 aprile 2021.
  3. ^ a b c d Mazzini.
  4. ^ Mazzini, p. 480.
  5. ^ Porta di sant'Alessandro (PDF), su territorio.comune.bergamo.it, comune di Bergamo. URL consultato il 5 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 1º dicembre 2017).
    «In questo giorno che fu la nona domenica dopo Pentecoste per l'ultima volta fur celebrati i Divini officii nell'antica Cathedrale di S Alessandro già destinata per la fortezza della Città alla demolizione. Correva il vangelo della distruttione di Gerusalemme all'or che il Redentore Videns civitatem flevit super aem etc Onde alla sagra lettione si videro gli occhi de' cittadini astanti gettar lagrime di dolore considerando l'imminente ruina di quell santa Basilica che per tanti secoli era stata la gloria maggiore della Patria nostra»

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Franco Mazzini, Jacopino de' Scipioni-Estratto da I pittori bergamaschi dal XIII al XIX secolo- Il Quattrocento -Volume II, Bolis, 1994.

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