Ludwig von Liebenzell

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Ludwig von Liebenzell (... – ...; fl. XIII secolo) fu un cavaliere dell'Ordine teutonico vissuto nel XIII secolo e komtur di Ragnit, in Prussia, dal 1294 al 1300[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Ludwig von Liebenzell viene ripetutamente citato nel Chronicon terrae Prussiae di Pietro di Duisburg e nell'omonimo lavoro di Nikolaus von Jeroschin sia per le sue abilità in guerra che nel ruolo di negoziatore. Rivelandosi un comandante intelligente, riuscì a combinare con successo le campagne belliche con una strategia di manipolazione che finì per mettere gli uni contro gli altri i nemici dell'Ordine teutonico. Come riferisce la Cronaca di Prussia di Nikolaus von Jeroschin:

«Fratello Ludwig apparteneva a un ramo di una famiglia nobile, aveva appreso le arti della guerra fin dalla più tenera età e aveva compiuto molte azioni eroiche e valorose in battaglia, che quest'opera descriverà in seguito.[2]»

Nel 1280, Ludwig fu fatto prigioniero da Skomantas di Sudovia (dallo studioso britannico Stephen Christopher Rowell associato a Skalmantas) durante la campagna lanciata dal futuro Landmeister di Livonia Mangold von Sternberg contro gli Jatvingi nella regione di Crasima, in Jatvingia.[3] Durante la prigionia, Ludwig dimostrò il suo talento diplomatico, riuscendo a stringere amicizia con Skomantas il quale presto lo liberò. Questo evento viene riferito nel Chronicon terrae Prussiae di Pietro di Duisburg[4] che nella Cronaca della Prussia di Nikolaus von Jeroschin:

«Fratello Ludwig von Liebenzell fu fatto prigioniero durante questa campagna.[2] [...] Quando il nemico lo catturò, fu affidato a Skumantas. Quest'ultimo lo considerò un guerriero eccezionale e un uomo coraggioso come lui e, per questo motivo, si prese cura di lui stesso e godette della sua compagnia. [...] Uno dei servi di Skumantas lo liberò dalle catene che lo tenevano prigioniero, lo portò via e lo ricondusse dai fratelli.[2]»

In seguito, nel 1283, secondo la già citata Cronaca di Prussia, Skomantas decise volontariamente di aderire al cristianesimo insieme al suo popolo e divenne alleato militare dei Cavalieri teutonici;[4] si tratta di un'informazione riferita anche da Nikolaus von Jeroschin:

«Si consegnò infine ai fratelli con tutta la sua famiglia e accettò la fede cristiana ricevendo il battesimo con tutti i suoi uomini.[5]»

Nel 1283, Ludovico prese parte all'incursione nella regione della Silia, in Jatvingia, organizzata e guidata dal maresciallo (Ordensmarschall) Konrad von Thierberg il Giovane. Sebbene l'assalto avesse avuto successo, Ludwig fu catturato di nuovo, questa volta da un nobile jatvingio di nome Cantegerda.[6]

I Cavalieri teutonici finirono per considerare Ludwig disperso, mentre invece questi, vivo e vegeto, riuscì a scampare ancora una volta dalla prigionia grazie alla sua parlantina. Una volta stretta amicizia con Cantegerda, lo convinse a convertirsi insieme a tutti i suoi sudditi. Egli tornò poi sano e salvo in Prussia, giungendo assieme a Cantegerda e a 1.600 dei suoi sudditi nei possedimenti dell'Ordine per ricevere ufficialmente il battesimo.[4] Nikolaus von Jeroschin afferma nella sua opera:

«Maestro [Landmeister] Konrad [von Tierberg il Giovane] [...] incontrò il fratello Ludwig von Liebenzell che veniva verso di lui dalla Sudovia, circondato da una folla di uomini e donne. Tra di loro c'era Cantegerda [...] e circa 1.600 pagani, che egli aveva convertito dal loro errore e portato sulla via della vera fede mentre si trovava prigioniero.[7]»

Nel 1294, Ludwig fu nominato komtur di Ragnit.[8] Subito dopo la sua nomina, Ludwig condusse e portò con successo a termine una serie di operazioni offensive e incursioni devastanti contro il Granducato di Lituania, istigando con astuzia le tribù locali contro il sovrano baltico:

«Con i suoi fratelli a Ragnit, egli [Ludwig von Liebenzell] si lanciò senza timore e con grande intelligenza e audacia in una guerra senza sosta contro i pagani e partecipò a molte battaglie di spicco in molte campagne condotte via mare e via terra. Durante una di esse solcò con i suoi uomini vari corsi d'acqua verso l'Aukštaitija, sottoposta all'autorità del sovrano della Lituania. Lì c'era un grande villaggio chiamato Romene, considerato dagli abitanti della regione, nella loro semplicità, dal valore sacro. Il komtur riportò silenziosamente la quiete nel villaggio, compiendo grandi distruzioni e consacrando gli indigeni sotto gli stendardi dei suoi sacerdoti. [...] Condusse molte campagne, perseguitando gli abitanti dell'Aukštaitija e tormentandoli con violenze e distruzioni. [...] C'era un'area conosciuta come Pograuden [in Samogizia] contro la quale lui e i suoi uomini si mossero in gran segreto perché, mentre il grosso dell'esercito si preparava a tendere un'imboscata, un piccolo contingente veniva inviato a combattere nella regione; in maniera mirata, i membri di quest'ultimo imperversarono in località nemiche specifiche per poi ripartire. Quest'azione fece arrabbiare molto la gente del posto, che si lanciò all'inseguimento con tutti i suoi cavalieri e non si accorse dell'imboscata finché non fu troppo tardi. A quel punto si verificò un grande scontro; alcuni scapparono, altri decisero di fuggire e uccisero tutto l'esercito lituano, tanto che, secondo i resoconti, solo sei cavalieri riuscirono a fuggire, mentre ogni altro morì. Questo evento indebolì a tal punto le forze a cavallo della regione di Pograuden che il loro numero non si riprese per molto tempo. Lo stesso accade a Vaikiai. [...] Grazie a strategie come questa [...] durante i sei anni in cui fu al comando di Ragnit costrinse tutti i Lituani che vivevano dal Memel al Neris e alla provincia di Lamotina a mantenere la pace con i cristiani, oltre a rendere ai fratelli di Ragnit un tributo annuale il cui totale di concordato. [...] Ciononostante, seppe comunque farsi ben volere, tanto che persino i nobili della regione della Samogizia incitavano la gente comune a ribellarsi al sovrano [lituano] [...] Fu inoltre in grado di attuare un astutissimo piano volto a fomentare i problemi tra le province, al punto che il sovrano della Lituania di allora non riuscì a persuadere la popolazione della Samogizia tramite minacce o suppliche a combattere al suo fianco contro i fratelli.[9]»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cronaca di Prussia di Nikolaus von Jeroschin, Righe 20,274-421; III, 259.
  2. ^ a b c Cronaca di Prussia di Nikolaus von Jeroschin, Linee 17.361-479; III, 209-210
  3. ^ Rowell (2014), pp. 54-55.
  4. ^ a b c Pietro di Duisburg, Chronicon terrae Prussiae (III, 209-210; 211; 217), su vostlit. URL consultato il 31 agosto 2022.
  5. ^ Cronaca di Prussia di Nikolaus von Jeroschin, Righe 17.480-511; III, 211
  6. ^ Cronaca di Prussia di Nikolaus von Jeroschin, Righe 17,512-73; III, 212
  7. ^ Cronaca di Prussia di Nikolaus von Jeroschin, Righe 17.786-871; III, 217
  8. ^ Cronaca di Prussia di Nikolaus von Jeroschin, Righe 20,274-421; III, 259
  9. ^ Cronaca di Prussia di Nikolaus von Jeroschin, Righe 20,274–421; III, 259

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Nicolaus von Jeroschin, A History of the Teutonic Knights in Prussia 1190-1331, traduzione di Mary Fischer, Ashgate Publishing, Ltd., 2010, ISBN 978-0-7546-5309-7.

Fonti secondarie[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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