Libéral Bruant

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Statua dedicata a Libéral Bruant realizzata da Armand Toussaint (Museo del Louvre)

Libéral Bruant, oppure Bruand (Parigi, 30 agosto 1636Parigi, 22 novembre 1697), è stato un architetto francese, rappresentante della corrente classicista.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Hôtel des Invalides
Hôtel Libéral Bruant

Libéral Bruant appartenne ad una famiglia tradizionalmente di architetti, che svolsero la loro attività tra il XVI secolo e il XVIII secolo. Suo padre fu Sébastien Bruant (1602-1670), architetto e maestro generale di falegnameria del re, mentre sua madre fu Barbe Biard (-1667).

Allievo dell'architetto François Blondel, nel 1663 venne nominato architetto del re,[1] poi ereditò l'ufficio di suo padre e divenne maestro generale dei lavori di falegnameria del regno nel 1670 e accademico nel 1671.[2]

Nel 1663 Bruant sposò Catherine Noblet, figlia di Michel Noblet, maestro dei lavori e guardia delle fontane pubbliche di Parigi, e di Catherine Villedo, terza figlia di Michel Villedo, un muratore della Creuse che divenne consigliere e architetto degli edifici di re Luigi XIV di Francia. La coppia avrà due figli, Michel-Libéral, nato il 7 novembre 1653, e François, nato il 22 luglio 1679 e morto nel 1732, che sarà ammesso nel 1706 all'Accademia di architettura in cui eserciterà la professione di insegnante.

Libéral Bruant guidò principalmente i lavori pubblici della città di Parigi, e di Versailles, in una fase di trasformazione immobiliare e architettonica.[2]

Tra le sue opere principali si possono menzionare il progetto e la costruzione iniziale della chiesa della Salpétriere e di tutto il Gruppo ospedaliero de la Pitié-Salpêtrière, completato da Louis Le Vau.[2][1]

Dopo la morte di Pierre Le Muet completò la chiesa del Petits-Pères, gli Agostiniani scalzi, oggi Notre Dame des Victoires.[2]

Uno tra i suoi capolavori è ritenuto l'Hôtel des Invalides,[3][4] la cua cupola come il portale Nord, fu realizzato successivamente da Jules Hardouin Mansart.[4] Questa è la casa destinata al ricovero dei militari anziani o invalidi, che si caratterizza architettonicamente per le voluminose dimensioni, per l'enorme facciata, il grande cortile quadrangolare collegato ad altri cortili minori,[1], per la chiesa, la cui cupola fu eseguita da Jules Hardouin Mansart,[1] e per lo stile non monotono o pesante, nonostante i quattro ordini di finestre, che impegnarono Bruant dal 1671 al 1676.[2]

Non è un caso se Bruant è conosciuto per la gravità, la dignità e la semplicità dei suoi progetti.[3]

Nel 1682 venne convocato dal duca di York in Inghilterra, per progettare e costruire il castello di Richmond.[2][1]

Architetto fu anche il fratello Jacques, morto nel 1664.[1]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Hôpital de la Salpêtrière, Parigi;
  • Castello di Richmond, Richmond;
  • Hôtel des Invalides, Parigi;
  • Hôtel Libéral Bruant, Parigi;
  • Basilica Notre-Dame-des-Victoires, Parigi.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Bruant o Bruand, Libéral, su sapere.it. URL consultato il 7 ottobre 2020.
  2. ^ a b c d e f Bruant (o Bruand), Libéral, in le muse, II, Novara, De Agostini, 1964, p. 446.
  3. ^ a b (EN) Libéral Bruant, su britannica.com. URL consultato il 7 ottobre 2020.
  4. ^ a b (EN) Libéral Bruand, su britishmuseum.org. URL consultato il 7 ottobre 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Renato De Fusco, Mille anni d'architettura in Europa, Bari, Laterza, 1999, ISBN 978-88-420-4295-2.
  • (DE) Eric Hazan, Die Erfindung von Paris: Kein Schritt ist vergebens, Zurigo, 2006.
  • (FR) Auguste Jal, Dictionnaire critique de biographie et d'histoire : errata et supplément pour tous les dictionnaires historiques, d'après des documents authentiques inédits, I, Ginevra, Slatkine reprints, 1872, p. 287.
  • Werner Muller e Gunter Vogel, Atlante d'architettura. Storia dell'architettura dalle origini all'età contemporanea. Tavole e testi, Milano, Hoepli, 1997.
  • Nikolaus Pevsner, John Fleming e Hugh Honour, Dizionario di architettura, Torino, Einaudi, 2005.
  • V. Vercelloni, Dizionario enciclopedico di architettura e urbanistica, Roma, 1969.
  • David Watkin, Storia dell'architettura occidentale, Bologna, 1990.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN307207338 · ULAN (EN500001472 · WorldCat Identities (ENviaf-307207338