Letteratura della bomba atomica

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La letteratura della bomba atomica (原 爆 文学?, Genbaku bungaku) è una corrente letteraria della letteratura giapponese che raccoglie gli scritti sui bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki e successivamente sul bombardamento nucleare in generale. Tra le tipologie sono inclusi diari, testimonianze o documentari, poesie, opere teatrali o di fantasia sui bombardamenti e le loro conseguenze.

La letteratura della bomba atomica è generalmente classificata in tre diverse categorie o generazioni.[1][2]

Prima generazione: i sopravvissuti[modifica | modifica wikitesto]

La prima generazione di Genbaku bungaku è quella composta dai testimoni diretti, gli hibakusha, le vittime delle bombe nucleari sganciate a Hiroshima e Nagasaki, ma anche medici, che cercarono di fornire una prima visione fedele degli eventi.[2] Molte di queste opere furono scritte poco dopo la bomba, durante l'occupazione alleata durante il periodo di attività del “Civil Censorship Detachment” (abbreviato CCD), il distaccamento della censura civile, e furono quindi diffuse illegalmente o in un secondo momento. Queste opere nascono dall'urgenza di oggettivare l’evento, in quanto gli scrittori sopravvissuti hanno avvertito una forte senso di responsabilità di testimonianza nei confronti dell’umanità, e sono scritte per la maggior parte da autori dilettanti.[3]

I principali esponenti di questa prima fase sono considerati Yōko Ōta (1903-1963), Tamiki Hara (1905-1951) e il poeta Sankichi Tōge (1917-1953).

Seconda generazione: lo sguardo critico[modifica | modifica wikitesto]

La seconda generazione è composta da scrittori che non hanno vissuto direttamente i bombardamenti e che possono quindi scriverne con un certo distacco, approcciando l'argomento per discuterne le questioni sociali e politiche. Questi scritti hanno quindi un aspetto documentario ma anche di rielaborazione artistica. Il testo più rappresentativo di questo periodo è considerato Kuroi Ame (La pioggia nera), scritto da Masuji Ibuse, il quale non descrive direttamente il bombardamento ma riporta, in un contesto romanzato, le testimonianze di diversi hibakusha.[2]

Terza generazione: il post-nucleare[modifica | modifica wikitesto]

La terza generazione di scrittori ha lo sguardo rivolto al futuro e discute di un mondo post-nucleare, facendo eco a Hiroshima e Nagasaki senza che esse siano i soggetti in sé delle opere. Kenzaburō Ōe, premio Nobel per la letteratura nel 1994, è considerato un esponente a cavallo tra la seconda e la terza generazione. La sua opera più emblematica è Hiroshima Nōto (Note su Hiroshima). Altri scrittori rappresentativi sono Kyoko Hayashi, una sopravvissuta che iniziò a scrivere solo trent'anni dopo la tragedia, Mitsuharu Inoue e Makoto Oda.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (FR) Barthélémy Courmont, 70 ANS – Hiroshima, objet littéraire au Japon, su nonfiction.fr, 6 agosto 2015. URL consultato il 23 novembre 2020.
  2. ^ a b c d La letteratura della bomba atomica (Genbaku bungaku), su tradurreilgiappone.com. URL consultato il 23 novembre 2020.
  3. ^ Tanaka Kuniko, Parlare dell’indescrivibile. Appunti su Hiroshima e Nagasaki nella letteratura giapponese, in Dopo Hiroshima. Esperienza e rappresentazione letteraria, p. 71

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]