Istituto della rivoluzione romena del dicembre 1989

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Istituto della rivoluzione romena del dicembre 1989
SiglaIRRD
StatoBandiera della Romania Romania
TipoEnte pubblico di ricerca
Istituito2004
PresidenteAlexandru Mironov
Direttore generalePetre Roman
SedeBucarest
IndirizzoStrada C.A. Rosetti, nr. 33
Sito webirrd89.ro/

L'Istituto della rivoluzione romena del dicembre 1989 (in rumeno Institutul revoluției române din decembrie 1989, abbreviato IRRD) è un'istituzione pubblica incaricata di investigare sulla rivoluzione romena del 1989 tramite la ricerca storica. L'ente realizza pubblicazioni, studi scientifici, conferenze e mostre.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la Legge 556 del 7 dicembre 2004 che ha istituito l'ente:

(RO)

«Institutul are ca obiect de activitate analiza științifică a premiselor, desfășurării și efectelor - în plan politic, economic și social - ale Revoluției române din decembrie 1989, în scopul realizării unei imagini documentate, obiective și cuprinzătoare asupra acestui eveniment cardinal din istoria contemporană a țării noastre»

(IT)

«L'istituto si occupa dell'analisi scientifica delle premesse, dello svolgimento e degli effetti - sul piano politico, economico e sociale - della rivoluzione romena del dicembre 1989, allo scopo di realizzare un quadro documentato, obiettivo e complessivo di questo evento cardine della storia contemporanea del nostro paese.»

L'organo esecutivo dell'Istituto è il Collegio nazionale, composto da un numero di membri compreso tra quindici e venticinque, che si riuniscono mensilmente. I membri devono essere personalità rappresentative della rivoluzione romena e sono designati dal Presidente della Romania, previa consultazione con il Segretario di Stato per i meriti dei lottatori contro il regime comunista e con la Commissione parlamentare per i rivoluzionari del 1989[2]. Il mandato è a vita[3]. Lo status di membro decade per dimissioni, decesso, o incompatibilità (ad esempio per aver collaborato con la Securitate o non possedere un "certificato di rivoluzionario")[2].

Il Collegio nazionale nomina il Presidente dell'Istituto, che sovrintende alle sedute, e un Direttore generale (scelto tra i propri membri), incaricato di coordinare le attività dell'Istituto e gestirne il bilancio[4]. Il Collegio nazionale, su proposta del Presidente, nomina tra i propri membri anche un Segretario generale, incaricato di vigilare sulle attività dell'Istituto e sulla realizzazione dei suoi programmi. Questi presiede le sedute del Collegio in assenza del Presidente[2].

L'organo consultivo dell'Istituto è il Consiglio scientifico, composto da un massimo di ventuno membri, soprattutto storici[3], che vengono designati dal Collegio nazionale, previa consultazione con l'Accademia romena e con il Ministero della ricerca. È coordinato da un direttore scientifico di nomina del Presidente dell'Istituto[2].

L'organo è finanziato dal bilancio del Senato della Romania, o da entrate proprie derivanti dalla vendita di pubblicazioni, dalla prestazione di servizi, da sovvenzioni, sponsorizzazioni, donazioni e altre attività consentite dalla legge[5].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'Istituto fu fondato sulla base della legge 556 del 7 dicembre 2004, mentre i membri del Collegio nazionale furono interamente indicati dal presidente della Romania, Ion Iliescu, allora negli ultimi giorni di mandato, tramite il decreto 1151 del 14 dicembre 2004[6].

Nel corso della prima seduta del 15 dicembre 2004 fu eletto Presidente dell'IRRD lo stesso capo di Stato Ion Iliescu, che aveva promosso la fondazione dell'ente[7]. L'ex rivoluzionario di Timișoara Claudiu Iordache fu scelto come Direttore generale, mentre lo storico Ioan Scurtu come Direttore generale aggiunto[3].

Nel dicembre 2006 il senatore Puiu Hașotti (Partito Nazionale Liberale) propose per la prima volta l'abolizione dell'Istituto, affermando che esistevano anche altri enti che si occupavano di ricerca storica in grado di investigare sulla rivoluzione del 1989[8], ma rinuciò all'idea pochi mesi più tardi[9].

Nel luglio 2011 il ministro Teodor Baconschi (Partito Democratico Liberale) ipotizzò la creazione di un museo nazionale della dittatura comunista che avrebbe assorbito altre istituzioni, come l'IRRD e l'Istituto per l'Indagine sui Crimini del Comunismo[10][11].

Il 3 aprile 2018 Claudiu Iordache fu sostituito da Gelu Voican Voiculescu nella veste di direttore generale[12].

Nel 2018, tramite il decreto 847 del 12 ottobre, il presidente della Romania Klaus Iohannis indicò dei nuovi membri del Collegio nazionale per la prima volta dal 2004, in sostituzione di altri che erano deceduti o si erano dimessi[13]. Nell'ottobre 2019, però, quattro dei sei nominati furono dichiarati in una situazione di incompatibilità poiché non disponevano di un "certificato di rivoluzionario" e il loro mandato decadde[14].

Nel dicembre 2019 il governo Orban (Partito Nazionale Liberale) soppresse l'istituto tramite ordinanza d'urgenza, affermando che la sua attività era stata irrilevante in relazione alle spese effettuate dal bilancio pubblico[15]. Il parlamento, tuttavia, rigettò l'ordinanza nel mese di giugno del 2020, soprattutto per l'opposizione del Partito Social Democratico, che considerava l'IRRD fondamentale per le ricerche sulla rivoluzione[15]. Il 13 ottobre 2020 il presidente della Romania, Klaus Iohannis, invitò il parlamento a esaminare nuovamente la legge, motivando che l'IRRD non aveva raggiunto gli scopi che si era prefissato[16]. Il 15 febbraio 2021, nella nuova legislatura, il senato deliberò con 80 voti favorevoli e 54 contrari l'abolizione dell'IRRD[17]. Trentatré senatori del Partito Social Democratico, tuttavia, si rivolsero alla Corte costituzionale, che il 24 marzo 2021 invalidò la legge di abrogazione dell'IRRD[3][18][19]. In seguito alla sentenza, il partito dell'Unione Salvate la Romania preparò un nuovo progetto di legge, che fu approvato dal senato nel giugno 2021 e fu trasmesso alla camera dei deputati per la decisione finale[20][21][22].

Dopo averle sospese nel 2019, l'IRRD riprese le proprie attività nel corso del 2021. Ion Iliescu si dimise da presidente nel mese di aprile, mentre il suo successore Alexandru Mironov prese la decisione di revocare Gelu Voican Voiculescu dal ruolo di direttore generale[23], che andò a Petre Roman[24].

Critiche[modifica | modifica wikitesto]

Per via della sua composizione, l'Istituto fu accusato da diverse personalità politiche, da intellettuali e giornalisti di essere un mezzo di espressione personale dell'ex presidente Iliescu. I detrattori dell'IRRD accusarono l'istituzione di non essere realmente interessata a svolgere degli studi indipendenti sugli eventi della rivoluzione, ma di promuovere il punto di vista politico della sua direzione[7][19][25][26].

Composizione[modifica | modifica wikitesto]

Presidenti[modifica | modifica wikitesto]

Direttori generali[modifica | modifica wikitesto]

Membri del Collegio nazionale[modifica | modifica wikitesto]

Se non diversamente indicato, l'anno di inizio mandato è il 2004[27][28].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (RO) Legge nr. 556 del 7 dicembre 2004 sull'istituzione dell'Istituto della rivoluzione romena del 1989, su legislatie.just.ro. URL consultato il 20 agosto 2022.
  2. ^ a b c d Legge 556/2004, art. 4.
  3. ^ a b c d (RO) Creația lui Iliescu, salvată de PSD și CCR, in G4 Media, 24 marzo 2021. URL consultato il 20 agosto 2022.
  4. ^ Legge 556/2004, art. 5.
  5. ^ Legge 556/2004, art. 8.
  6. ^ (RO) Decreto nr. 1151 del 14 dicembre 2004 sulla nomina dei membri del Collegio nazionale dell'Istituto della rivoluzione romena del dicembre 1989, su legislatie.just.ro. URL consultato il 20 agosto 2022.
  7. ^ a b (RO) Cristian Delcea, Un preşedinte pe viaţă: Ion Iliescu, in Adevărul, 7 luglio 2011. URL consultato il 20 agosto 2022.
  8. ^ (RO) Raul Balogh, Hasotti il lasa pe Iliescu fara institute, in Cotidianul, 8 dicembre 2006. URL consultato il 20 agosto 2022 (archiviato dall'url originale il 26 settembre 2007).
  9. ^ (RO) V. D., Hasotti il menajeaza pe Iliescu, in 9am, 9 febbraio 2007. URL consultato il 20 agosto 2022 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2014).
  10. ^ (RO) Teodor Baconschi: PDL sustine infiintarea unui muzeu national al dictaturii comuniste, in HotNews, 11 luglio 2011. URL consultato il 20 agosto 2022.
  11. ^ (RO) "Cine doreşte sugrumarea Institutului Revoluţiei Române îşi asumă riscuri imediate şi viitoare", in Jurnalul Național, 18 luglio 2011. URL consultato il 20 agosto 2022.
  12. ^ (RO) Sebastian Zachmann, Gelu Voican Voiculescu, noul director al Institutului Revoluţiei, aflat în subordinea Senatului. A fost sprijinit de Cazimir Ionescu, numit de PSD la CNSAS, Adevărul, 30 marzo 2018. URL consultato il 27 maggio 2018.
  13. ^ (RO) Decreto nr. 847 del 12 ottobre 2018 sulla nomina di alcuni membri del Collegio nazionale dell'Istituto della rivoluzione romena del dicembre 1989, su legislatie.just.ro. URL consultato il 20 agosto 2022.
  14. ^ (RO) Catalin Pena, Năzbâtia lui Voican Voiculescu despre Revoluția Română, in Evenimentul zilei, 24 ottobre 2019. URL consultato il 20 agosto 2022.
  15. ^ a b (RO) Livia Popescu, Senat: OUG 91/2019 privind desfiintarea Institutul Revolutiei Romane din decembre 1989, respinsa, in Agerpres, 10 giugno 2020. URL consultato il 20 agosto 2022 (archiviato dall'url originale l'8 agosto 2020).
  16. ^ (RO) Miruna Moldoveanu, Desfiinţarea Institutului Revoluţiei Române, respinsă de deputați, in Newsweek, 10 novembre 2020. URL consultato il 20 agosto 2022.
  17. ^ (RO) Denisa Dudescu, Senatul a votat pentru desființarea Institutului Revoluției Române, condus de Ion Iliescu, in Libertatea, 15 febbraio 2021. URL consultato il 20 agosto 2022.
  18. ^ (RO) Radu Eremia, CCR a decis că legea privind desfiinţarea Institutului Revoluţiei Române din Decembrie 1989 e neconstituţională, in Adevărul, 24 marzo 2021. URL consultato il 20 agosto 2022.
  19. ^ a b (RO) Brindusa Armanca, Societatea Timișoara:„Institutul Revoluției Române va dispărea cu siguranță. Așa este moral”, in Europa Liberă România, 26 marzo 2021. URL consultato il 20 agosto 2022.
  20. ^ (RO) Senatul a adoptat iniţiativa USR PLUS şi PNL de desfiinţare a Institutului Revoluţiei Române, condus de Ion Iliescu, in G4 Media, 22 giugno 2021. URL consultato il 20 agosto 2022.
  21. ^ (RO) Andreea Tobias, USR PLUS: Senatul a votat, cu majoritate de voturi, desfiintarea Institutului Revolutiei Romane, in Mediafax, 22 giugno 2021. URL consultato il 20 agosto 2022.
  22. ^ (RO) Senatul a votat desființarea Institutului Revoluției, condus până în acest an de Ion Iliescu, in Digi 24, 22 giugno 2021. URL consultato il 20 agosto 2022.
  23. ^ (RO) Radu Eremia, Sfârşit de carieră: Ion Iliescu se retrage din ultima funcţie publică. Câţi bani primea conducerea Institutului Revoluţiei, in Adevărul, 25 aprile 2021. URL consultato il 19 agosto 2022.
  24. ^ (RO) Ovidiu Șimonca, „IICCMER şi Institutul Revoluţiei Române pot să funcţioneze independent, fără ingerinţe politice sau securistice”, in Observator Cultural, 1º febbraio 2022. URL consultato il 19 agosto 2022.
  25. ^ (RO) Ionuț Mureșan, Cum i-a determinat Ion Iliescu pe cercetători să nu afle „cine a tras în noi după 22”. Sentimentele ”amestecate” ale oamenilor de la Institutul Revoluției, in Ziare, 22 dicembre 2021. URL consultato il 20 agosto 2022.
  26. ^ (RO) Ion Iliescu a demisionat de la Institutul Revoluţiei Române / Alexandru Mironov este interimar, in HotNews, 24 aprile 2021. URL consultato il 20 agosto 2022.
  27. ^ (RO) Membri del Collegio nazionale sul sito dell'IRRD, su irrd89.ro. URL consultato il 20 agosto 2022.
  28. ^ (RO) Ex membri del Collegio nazionale sul sito dell'IRRD, su irrd89.ro. URL consultato il 20 agosto 2022.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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