Iosto (animale)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Iosto
Immagine di Iosto (animale) mancante
Dati generali
Etimologia Acronimo di Ibrido Ovino Sardo Tutelato all'Origine
Padre Ovis musimon
Madre Ovis aries
Presente in natura raro
Impieghi Alimentare
Riproduzione
Fecondità sia gli esemplari maschi che le femmine sono fecondi

Lo iosto (acronimo di Ibrido Ovino Sardo Tutelato all'Origine) è un ovino ibrido che nasce dall'incrocio tra un muflone (Ovis musimon) e una pecora di razza sarda (Ovis aries).[1][2][3] Erroneamente chiamato "losto" a causa di un errore di lettura e trascrizione.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Esistenti da sempre in natura, seppur molto rari - poiché sporadicamente i mufloni maschi si avvicinavano alle greggi attratti dalle femmine in estro -, animali nati dall'incrocio tra pecora e muflone vennero descritti già da Plinio il Vecchio nel libro VIII della sua Naturalis Historia[4]. Nel 2000 alcuni esemplari furono ottenuti artificialmente dai ricercatori dell'Università di Sassari, che fecero accoppiare pecore domestiche di razza sarda e maschi di muflone, a scopo prettamente alimentare. La carne di questi animali è molto apprezzata per il suo sapore.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Presentato Iosto, l'ibrido di muflone e pecora sarda - La Nuova Sardegna, su Archivio - La Nuova Sardegna. URL consultato il 2 maggio 2022 (archiviato dall'url originale il 4 gennaio 2022).
  2. ^ IL PROGETTO IO:TO L'incrocio tra muflone e pecora non è contro natura - La Nuova Sardegna [collegamento interrotto], su Archivio - La Nuova Sardegna. URL consultato il 2 maggio 2022.
  3. ^ Greggi di pecore dimenticate così sane che ora si adottano - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 2 maggio 2022.
  4. ^ Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, Liber VIII - 199.
    «Est in Hispania, sed maxime Corsica, non absimile pecori genus musmonum, caprino villo quam pecoris velleri propius, quorum e genere et ovibus natos prisci umbros vocaverunt.»