HMB-45

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HMB-45 è un anticorpo mononoclonale che reagisce con un antigene presente in tumori melanocitici come i melanomi: da qui il suo nome completo di Human Melanoma Black. È conosciuto in anatomia patologica come il marker diagnostico migliore per quanto riguarda i melanomi.

HMB-45 venne scoperto nel 1986 dai dottori Allen M. Gown e Arthur M. Vogel.[1] L'anticorpo venne generato da un estratto di melanoma.

Funzione, Sensibilità e Specificità[modifica | modifica wikitesto]

L'antigene specifico riconosciuto da HMB-45 è Pmel 17.

Reagisce positivamente a tumori melanocitici ma non ad altri: da qui la sua elevata specificità e sensibilità.

Uno studio ha determinato l'utilità diagnostica di anticorpi specifici per determinare i melanomi. HMB-45 ha avuto una sensibilità del 92%. L'anticorpo tuttavia reagisce positivamente ai melanociti fetali e alle cellule di nevi giunzionali.[2]

Nonostante la sua elevata sensibilità HMB-45 possiede alcuni aspetti negativi. HMB-45 può essere rilevata solo nel 50-70% dei melanomi. Non reagisce bene ai nevi intradermici, melanociti normali della vita adulta, melanoma a cellule fusate e melanoma desmoplastico.

HMB-45 non reagisce alla maggior parte dei tumori maligni che non sono melanomi, ad eccezione di tumori che mostrano melanogenesi (Esempio: schwannoma pigmentato, sarcoma a cellule chiare o tumori associati al complesso della sclerosi tuberosa (angiomiolipoma e linfoangiomioma).[3]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

HMB-45 è di solito conservato a 4 gradi Celsius. A questa temperatura l'anticorpo rimarrà stabile per oltre 2 mesi senza alcuna perdita della sua qualità. Per risultati migliori deve essere utilizzato prima della sua data di scadenza.

Altri anticorpi con funzioni simili[modifica | modifica wikitesto]

Durante la diagnosi immunocitochimica di melanoma (a fini di ricerca o di clinica), gli scienziati e i professionisti medici possono utilizzare altri anticorpi comei:

Collegamenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ vol. 123, PMID 3518473.
  2. ^ vol. 6, DOI:10.1371/journal.pone.0018784, PMID 21526207, https://oadoi.org/10.1371/journal.pone.0018784.
  3. ^ vol. 15, DOI:10.1097/01.MP.0000037313.33138.DF, PMID 12481009, https://oadoi.org/10.1097/01.MP.0000037313.33138.DF.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]