Giraffa camelopardalis tippelskirchi

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Giraffa Masai
Giraffa tippelskirchi
Stato di conservazione
In pericolo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Ordine Artiodactyla
Famiglia Giraffidae
Genere Giraffa
Specie G. camelopardalis
Sottospecie G. c. tippelskirchi
Nomenclatura trinomiale
Giraffa camelopardalis tippelskirchi
(Matschie, 1898)
Areale

Distribuzione in blu

La giraffa masai (Giraffa camelopardalis tippelskirchi), nota anche come giraffa del Kilimangiaro, è la più grande sottospecie appartenente alla specie della giraffa settentrionale (Giraffa camelopardalis). Precedentemente considerata una sottospecie di Giraffa camelopardalis, nel 2016 venne classificata come una specie a sé stante.[2] Tuttavia, studi tassonomici del 2020, supportati dall'IUCN, supportano l'idea che esista una singola specie di giraffa (G. camelopardalis) che contiene nove sottospecie.[3][4] La giraffa masai presenta sul suo corpo delle macchie dal margine seghettato. Originariamente questa giraffa era diffusa in tutta l'Africa, ma oggi, a causa della distruzione dell'habitat e della deforestazione, vive solamente in Kenya e Tanzania.

Nella giraffa non vi è una vera e propria stagione degli amori. Le femmine diventano in grado di riprodursi a 4 anni. Inoltre, partoriscono stando in piedi. Tra il 50 ed il 75% dei piccoli, però, muore nei primi mesi di vita a causa dei predatori. Perfino dopo che il suo piccolo è stato ucciso, la madre tenta ancora di colpire i predatori, come iene o leoni, con i suoi zoccoli affilati. Facendo così può velocemente ferire od uccidere un predatore; un calcio della giraffa masai è potente abbastanza da frantumare il cranio di un leone o spezzare la sua spina dorsale.

Nel collo di una giraffa masai vi sono 7 vertebre. Sulla coda è presente un breve ciuffo di peli. La femmina ha una folta criniera sulla testa, non presente nel maschio. Entrambe, però, hanno sulla fronte da 2 a 5 corna, ognuna delle quali è formata da un osso ricoperto da un sottile strato di pelle. Le macchie di un maschio dominante tendono inoltre ad essere di colore più scuro rispetto a quelle degli altri componenti della mandria.

I maschi adulti raggiungono solitamente un'altezza di circa 5,5m - il più alto esemplare conosciuto misurava 5,87 m di altezza e pesava circa 2.000 kg -, mentre le femmine tendono ad essere un po' più piccole, essendo alte generalmente meno di 5 metri. Sia le zampe che il collo sono lunghi approssimativamente 2 m ed il cuore, del peso di circa 12 kg, raggiunge le dimensioni di un pallone da basket.

Giraffe masai nella riserva del Masai Mara.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Bolger, D., Ogutu, J., Strauss, M., Lee, D., Muneza, A., Fennessy, J. & Brown, D. 2019, Giraffa camelopardalis ssp. tippelskirchi, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 9/4/2020.
  2. ^ Julian Fennessy, Tobias Bidon, Friederike Reuss, Vikas Kumar, Paul Elkan, Maria A. Nilsson, Melita Vamberger, Uwe Fritz, Axel Janke, Multi-locus Analyses Reveal Four Giraffe Species Instead of One, in Current biology, 2016, DOI:10.1016/j.cub.2016.07.036. URL consultato il 10 settembre 2016.
  3. ^ (EN) Alice Petzold e Alexandre Hassanin, A comparative approach for species delimitation based on multiple methods of multi-locus DNA sequence analysis: A case study of the genus Giraffa (Mammalia, Cetartiodactyla), in PLOS ONE, vol. 15, n. 2, 13 febbraio 2020, pp. e0217956, DOI:10.1371/journal.pone.0217956, ISSN 1932-6203 (WC · ACNP), PMC 7018015, PMID 32053589.
  4. ^ Muller, Z., Bercovitch, F., Brand, R., Brown, D., Brown, M., Bolger, D., Carter, K., Deacon, F., Doherty, J.B., Fennessy, J., Fennessy, S., Hussein, A.A., Lee, D., Marais, A., Strauss, M., Tutchings, A. e Wube, T., Giraffa camelopardalis, vol. 2016, 2016, p. e.T9194A109326950, DOI:10.2305/IUCN.UK.2016-3.RLTS.T9194A51140239.en.

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