Gaio Tizio

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Gaio Tizio (in latino Gaius Titius; ... – ...; fl. II secolo a.C.) è stato un oratore e tragediografo romano.

Secondo Cicerone contemporaneo degli oratori Crasso (140 a.C. - 91 a.C.) e Antonio (143 a.C. - 87 a.C.); secondo Macrobio fu contemporaneo del poeta Lucilio (148 a.C. - 103 a.C.).

Quasi tutte le informazioni che possediamo su Gaio Tizio derivano da Cicerone:

(LA)

«Eiusdem fere temporis fuit eques Romanus C. Titius, qui meo iudicio eo pervenisse videtur quo potuit fere Latinus orator sine Graecis litteris et sine multo usu pervenire. Huius orationes tantum argutiarum, tantum exemplorum, tantum urbanitatis habent, ut paene Attico stilo scriptae esse videantur. Easdem argutias in tragoedias satis ille quidem acute, sed parum tragice transtulit. Quem studebat imitari L. Afranius poeta, homo perargutus, in fabulis quidem etiam, ut scitis, disertus.»

(IT)

«Press'a poco in questi anni visse C. Tizio, cavaliere romano, che sembra, a mio avviso, essere arrivato fin dove poteva arrivare un oratore latino sprovvisto di cultura greca e non molto esercitato. Le sue orazioni contengono tante arguzie, una così ricca documentazione storica e tanta grazia, che sembrano quasi composte da un oratore attico. La stessa finezza egli introdusse nelle tragedie, dimostrando molta perspicacia, ma scarso senso tragico. Si sforzò di imitarlo il poeta Afranio, scrittore assai faceto ed eloquente, come sapete, almeno nei suoi drammi.»

Macrobio riporta che Gaio Tizio abbia parlato in favore della Lex Fannia (approvata nel 161 a.C.; questa data, peraltro, precede i floruit indicati da Cicerone e Macrobio) e conserva un frammento della sua orazione (intitolata ipoteticamente Suasio legis Fanniae), che descrive caricaturalmente i vizi dei giudici dell'epoca.[1]

A questo frammento di Gaio Tizio è ispirata la canzone di Giorgio Gaber I magistrati, contenuta nell'album Sexus et politica (1970).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Macrobio, Saturnali, III, 16, 15-16 (testo latino).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti secondarie

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN54040274 · ISNI (EN0000 0000 4944 4148 · CERL cnp00286041 · LCCN (ENnr95027548 · GND (DE102408602 · WorldCat Identities (ENlccn-nr95027548