Epigene di Bisanzio

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Epigene di Bisanzio (in greco antico: Έπιγένης?; Bisanzio, ... – circa 200 a.C.) è stato un astrologo greco antico.

Egli sembra essere stato un forte sostenitore dell'astrologia, che, anche se era derisa da molti intellettuali greci, era stata accettata e adottata da molti greci a partire dal VII secolo a.C. attraverso il contatto commerciale con i Caldei di Babilonia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Non è chiaro in che epoca visse - dovrebbe esser vissuto ai tempi di Augusto; alcuni pensano che sia vissuto secoli prima - ma si sa che perfezionò lo studio della sua materia preferita, definendo Saturno, ad esempio, come "freddo e ventoso." Insieme con Apollonio di Myndus e Artemidoro di Pario, si vantava di essere stato istruito da sacerdoti-astrologi caldei, molti dei quali si erano infiltrati in Grecia quando i porti di Egitto si aprirono alle navi greche dopo il 640 a.C.[1]

Epigene affermò di aver imparato dai Caldei secondo dati provenienti dagli scritti di Seneca.[2] Plinio il Vecchio scrive che Epigene attesta il fatto che i Caldei conservavano osservazioni astrali in iscrizioni su tegole in laterizio (coctilibus laterculis). che coprivano un periodo di 720 anni. Plinio chiama Epigene uno scrittore di autorità di prima classe (gravis auctor imprimis).[3] Il cratere lunare Epigene è stato dedicato a lui..

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Metareligion - Through the Doors of Greece (2007), accesso: 6 ottobre 2008. "Ma erano una piccola minoranza. In generale, secondo lo storico Gilbert Murray, "l'astrologia cadde nella mente ellenistica come una nuova malattia cade su alcune persone di isole remote. Attraverso avamposti come Dafne, un insediamento greco in Egitto tra il 610 e il 560 a.C. e in particolare attraverso i porti di Egitto aperti alle navi greche dopo il 640 a.C., astrologi caldei si spostarono in Grecia in numero considerevole, portando con sé, apparentemente, la secolare sapienza che avevano accumulato, che fu recepita calorosamente dai Greci già meglio ferrati in matematica e astronomia."
  2. ^ Seneca. Nat. Quaest. , VII. 30
  3. ^ Plinio il Vecchio. Historia Naturalis, VII. 56.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]