Edgar Kupfer-Koberwitz

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Edgar Kupfer-Koberwitz

Edgar Kupfer-Koberwitz (Kobierzyce, 24 aprile 1906Stoccarda, 7 luglio 1991) è stato uno scrittore, memorialista e pacifista tedesco.

Dopo l'ascesa del nazionalsocialismo fuggì in Francia e fu esule in Italia. La Gestapo lo arrestò a Ischia nel 1940. Deportato nel campo di concentramento di Dachau, venne liberato nel 1945.

Durante la liberazione da parte degli americani, vennero ritrovati i manoscritti del libro cronologico sulla vita quotidiana al campo di concentramento dal successivo titolo di: "I diari di Dachau", pubblicato negli anni 1950.

Edgar Kupfer-Koberwitz in Sardegna, intorno al 1972

Dal 1963 E.K.K. visse quasi ininterrottamente fino al 1986 in Sardegna, inizialmente come inviato di una nota agenzia di viaggi tedesca; fu residente alla Caletta della cittadina di Siniscola, sporadicamente per lo studio sulle civiltà nuragiche e delle sue salutari fonti idriche, visse a San Leonardo de Siete Fuentes nel comune di Santu Lussurgiu, comune noto per essere il natio di un'altra nota figura della resistenza antifascista, vittima anch'essa del lager di Dachau deceduta il 10 luglio del 1944: Bartolomeo Meloni.

Dal 1967 fu registrato al Comune di San Teodoro ove trascorse dieci anni, quivi iniziò a scrivere un libro simile a quello già pubblicato su Ischia; sulla Sardegna per il turismo tedesco, e i vari aspetti della sua cultura; ispirato inizialmente dal suo buon amico lo scrittore svizzero e radio-reporter Jakob Job, dai suoi scritti e libri sull'isola, nonché sulla falsariga del noto libro di Marcello Serra "Sardegna quasi un continente" vista da Edgar Kupfer-Koberwitz.

Infine dal 1977 sino alla primavera del 1986 fu residente a Macomer.

L'iniziata opera letteraria, causa della sua cattiva salute, non fu più portata a termine.

Si dedicò anche e particolarmente alla protezione degli animali, in particolare dei cani randagi, da cui lui trasse un primo aiuto economico dal suo divenuto buon conoscente: il principe Karim Aga Khan.

Nel 1986, segnato dalla vecchiaia e dalle malattie rientrò definitivamente in Germania ove morì in un ospizio antroposofico nel 1991 nella città di Öschelbronn.

Tra le sue più riverite conoscenze si contavano personaggi come il giudice e scrittore antifascista austriaco dott. Robert Skorpil, da cui nacque e si profilò un'autentica duratura ma cospirativa amicizia, altrettanto fu con il dott. Albert Schweitzer, persona che lui giudicava come un grande fratello e lo scrittore giornalista Jakob Job, con cui ebbe una fruttuosissima lunga amicizia, con entrambi intraprese un lungo contatto epistolare dettato da una grande reciproca stima, prima e dopo l'ultima guerra.

Non di meno fu l'amicizia con la "Regina di maggio" italiana: Maria José di Savoia, la quale, dopo avere appreso del suo arresto attraverso la questura di Napoli, nel 1940 a Ischia affrontò un disperato tentativo per la sua liberazione, corrompendo inutilmente le guardie di scorta italiane che accompagnavano E.K.K. al Brennero per consegnarlo ai tedeschi.

Altri libri di rilevante importanza:

"Ischia l'isola dimenticata".

"Gli animali miei fratelli" .

da cui il saggio qui sotto riportato:

«Non mangio animali perché non voglio vivere sulla sofferenza e sulla morte di altre creature [...]. Io stesso ho sofferto così tanto che riesco a sentire la sofferenza delle altre creature grazie a questa.[1]»

Koberwitz si soffermò, nelle sue memorie, sulla correlazione fra le violenze inflitte agli esseri umani e quelle subite dagli animali:

«Penso che finché l'uomo torturerà e ucciderà gli animali, torturerà e ucciderà anche gli esseri umani – e vi saranno le guerre – perché uccidere viene praticato e appreso poco a poco. Dovremmo cercare di superare le nostre piccole insensibili crudeltà, cercare di evitarle e cercare di bandirle. Ma siamo ancora troppo osservanti delle nostre tradizioni. E le tradizioni sono come una salsa grassa e saporita, che ci fa ingoiare la nostra insensibilità egoista senza farci accorgere di quanto questa sia amara.[2]»

La testimonianza di Koberwitz è raccolta inoltre nel saggio Un'eterna Treblinka di Charles Patterson.

Fra i libri di Koberwitz, è stato pubblicato in lingua italiana Ischia: l'isola dimenticata (Imagaenaria, 2003).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Citato in Guadagnucci, p. 222.
  2. ^ Citato in Guadagnucci, pp. 222-223.

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