Donne imam

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Le donne imam sono attualmente oggetto di una controversia in seno all'Islam, cioè se sia lecito, eventualmente in particolari circostanze, a una donna guidare uomini e donne nella Ṣalāt (preghiera islamica canonica). Tre su quattro scuole sunnite e molte di quelle sciite sono d'accordo sulla possibilità per una donna di guidare almeno la preghiera di altre donne (il malikismo non ammette neppure questo), mentre nell'Hanbalismo solo una minoranza si esprime favorevolmente.

Secondo tutte le scuole tradizionali dell'Islam, una donna non può comunque guidare un gruppo promiscuo di fedeli nella Ṣalāt. Alcune scuole fanno eccezione per la Tarawih (preghiere facoltative del mese lunare di Ramadan) o per gruppi costituiti solo da parenti stretti. Alcuni studiosi medioevali quali Abu Ja'far Muhammad b. Jarir al-Tabari (838–932), Abu Thawr (764–854), al-Muzani (791–878), e Ibn Arabi (1165–1240), consideravano la pratica ammissibile almeno per le preghiere facoltative (nafila).

Alcuni musulmani in anni recenti hanno rianimato il dibattito, affermando che lo spirito del Corano e la lettera di un ḥadīth indicano che alle donne dovrebbe essere concesso di guidare tanto gruppi promiscui quanto di appartenenti ad un solo sesso e che la proibizione si è sviluppata nell'ambito del sessismo, principio contrario al vero Islam.

Una discussione, questa, che trova fondamento nell'atto dello stesso Profeta Maometto di incaricare una donna, Umm Waraqa, per la guida della preghiera per tutta la sua casata, senza discriminazioni legate al sesso dei fedeli.

Nel novembre 2003 Asra Nomani fu la prima donna nella sua moschea della Virginia Occidentale a chiedere di poter pregare nella sala principale riservata ai maschi. Successivamente organizzò la prima preghiera pubblica negli Stati Uniti di un gruppo promiscuo di fedeli guidata da una donna (lei stessa). Il 18 marzo 2005 esordì dicendo:

(EN)

«We are standing up for our rights as women in Islam. We will no longer accept the back door or the shadows, at the end of the day, we'll be leaders in the Muslim world. We are ushering Islam into the 21st century, reclaiming the voice that the Prophet gave us 1400 years ago»

(IT)

«Stiamo affermando i nostri diritti come donne nell'Islam. Non accetteremo più le porte di servizio o l'ombra alla fine della giornata, noi saremo guide del Mondo islamico. Noi stiamo guidando l'Islam nel XXI secolo e reclamiamo il diritto a parlare che il Profeta ci riconobbe 1400 anni fa.[1][2]»

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giorgio Vercellin, Tra veli e turbanti. Rituali sociali e vita privata nei mondi dell'Islam, Venezia, Marsilio Editore, 2002.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Condizione della donna nell'Islam