Distintivo d'onore per gli ex irredenti volontari di guerra

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Distintivo d'onore per gli ex irredenti volontari di guerra
Distintivo d'onore per gli ex irredenti italiani che si arruolarono volontari nell'ultima guerra contro l'Austria Ungheria

Distintivo con, nell'ordine, gli stemmi di Trento, Trieste e Zara.
Regno d'Italia
TipoDistintivo commemorativo
Statuscessato
IstituzioneRacconigi, 21 maggio 1916
Concessa aex irredenti italiani
Concessa peressersi arruolati volontari nel Regio esercito e nella Regia marina.
CampagnaPrima guerra mondiale
Medaglie, decorazioni e ordini cavallereschi italiani

Il Distintivo d'onore per gli ex irredenti volontari di guerra fu istituito dal Governo Italiano con R.D. n. 1626 del 1921[1], con il quale furono autorizzati a fregiarsene gli ex irredenti italiani[2] che nell'ultima guerra contro l'Austria Ungheria, si erano arruolati volontari nell'esercito e nella marina da guerra italiane.

Insegne[modifica | modifica wikitesto]

Il distintivo consiste in una striscia di seta alta 8 mm. di colore bianco, sulla quale sono ricamati gli stemmi di Trento, Trieste e Zara, quest'ultimo aggiunto con il R. D. n. 66 del 1922[3].

Il distintivo andava applicato o ricamato nella parte superiore del nastro della medaglia commemorativa della guerra 1915-1918 oppure si portava come nastrino subito dopo quello relativo a detta medaglia.

La normativa fu modificata con R. D. n. 2180 del 1923[4] che abolì la striscia di seta bianca e stabilì che i tre stemmi, alti otto millimetri, andavano ricamati o applicati in oro sulla parte superiore del nastro, oppure sul nastrino, della medaglia di benemerenza per i volontari della guerra italo-austriaca 1915-1918, anziché su quello della medaglia commemorativa della guerra 1915-1918.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Regio decreto n. 1626 del 16 ottobre 1921, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 284 del 5 dicembre 1921
  2. ^ Un elenco può essere desunto da questa pubblicazione: Compagnia Volontari Giuliani e Dalmati, "Volontari delle Giulia e di Dalmazia", Officine Grafiche de La Editoriale Libraria, Trieste, 1928
  3. ^ Regio decreto n. 66 del 7 gennaio 1922, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 38 del 15 febbraio 1922
  4. ^ Regio decreto n. 2180 del 7 ottobre 1923, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 251 del 25 ottobre 1923

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Morittu, Guerre e decorazioni 1848 - 1945, Padova, Bolzonella s.n.c, 1982.
  • Costantino Scarpa, Paolo Sézanne, Le decorazioni del Regno di Sardegna e del Regno d'Italia, (due volumi), Uffici storici Esercito - Marina - Aeronautica, 1982-1985.
  • Roberto Manno, Duecento anni di medaglie. I segni del valore e della partecipazione ad eventi storici dal 1793 al 1993, Hobby & Work Publishing, 1995, ISBN 88-7133-191-5, 9788871331911.
  • Alessandro Brambilla, Le medaglie italiane negli ultimi 200 anni, (due tomi), Milano, 1997 [1985].
  • Ercole Ercoli, Le Medaglie al Valore, al Merito e Commemorative - Militari e Civili nei Regni di Sardegna, d'Italia e nella Repubblica Italiana - 1793-1976, Milano, I.D.L., 1976.

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