Discussione:Nobilitas

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Antica Roma
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Traduzione dalla voce tedesca[modifica wikitesto]

Nel seguito riporto la traduzione della voce corrispondente presente su de.wiki. Penso, per chi se ne può occupare, che alcuni passi possano utilmente integrare il testo della voce attuale.

Nobilitas[modifica wikitesto]

"Con nobilitas, che in latino indica la fama, gli storici indicano la classe dominante della media e tarda repubblica romana e del principato, che si stabilì dopo la fine del conflitto degli ordini. Con nobilis (pl. nobiles), i Romani chiamavano un membro di questa aristocrazia, che aveva raggiunto la notorietà avendo ricoperto cariche nei pubblici uffici.

I plebei, dopo lunghe discussioni, avevano visto riconosciuto attraverso la Lex Ogulnia, probabilmente intorno al 300 a.C., l'accesso ai principali uffici sacerdotali e, mediante la Lex Hortensia del 287 a.C., la piena uguaglianza politica a Roma. I patrizi e le famiglie plebee che avevano raggiunto le più alte cariche dello Stato finirono per costituire l'"aristocrazia statale", la nobilitas.

Di solito, appartenevano alla nobilitas i membri dell'aristocrazia senatoria che avevano avuto tra i loro antenati un console o almeno un censore (come sostengono lo storico Matthias Gelzer e, a seguire, la maggior parte degli storici moderni). Altre definizioni ipotizzano la presenza di un qualsiasi magistrato curule tra gli antenati, punto di vista, tuttora condiviso da alcuni ricercatori, ricondotto soprattutto a Theodor Mommsen. Ma almeno nella tarda Repubblica e nel Principato era per lo più vero che fossero ritenuti come nobiles solo i discendenti diretti degli ex-consoli. Una definizione esatta di chi appartenesse alla nobilitas non si può comunque dare dal momento che, nella società romana, il solo lignaggio non era sufficiente per stabilire lo status sociale, dato che ai comportamenti individuali veniva attribuita perlomeno la stessa importanza (vedi più avanti). I discendenti di un console potevano dunque precipitare nell'anonimato se non fossero riusciti ad affermarsi al servizio dello stato. Inoltre, le ricerche moderne suggeriscono che i gruppi sociali non costituivano mai una delimitazione precisa. Così, si può probabilmente affermare che i discendenti dei consoli erano considerati nobiles, ma che esistevano eccezioni a questa regola non scritta.

La nobilitas non era formalmente ereditaria, né esisteva un gruppo definito legalmente, almeno fino alla fine della Res publica. I membri della nobilitas seguivano il proprio codice di comportamento aristocratico, impresso, tra le altre cose, dallo sforzo, la gloria e l'onore della propria gens attraverso il servizio alla Res publica. Per un giovane nobilis era quasi naturale intraprendere una carriera da senatore (fino al loro ingresso in Senato anche i giovani nobiles erano formalmente solo dei cavalieri, tutto ciò venne a modificarsi solo con Augusto). Quanto fosse grande l'influenza della nobilitas all'interno della Repubblica romana è controverso nella ricerca recente, fino a giungere alla posizione antitetica, che sostiene che Roma sia stata a quel tempo fondamentalmente una democrazia, non dominata da una piccola oligarchia (Fergus Millar). La maggior parte dei ricercatori, tuttavia, presuppone che di fatto fosse la nobilitas a stabilire la politica a Roma, anche se l'influenza di altri cittadini era considerevolmente de jure, funzionava così, si dava prova ogni volta del consenso per assicurare al popolo la sua importanza, laddove la partecipazione politica dei comuni cittadini romani era in effetti molto bassa. Egon Flaig parla di "politica ritualizzata".

Come ogni aristocrazia, anche quella romana era sempre alimentata dalla concorrenza. Era importante primeggiare sugli altri nobiles. Questa rivalità crebbe sempre di più soprattutto dopo la sconfitta di Annibale nel II secolo a.C. e ancor di più nel I secolo a.C. Ma questo non fu l'ultimo confronto, che secondo il parere di molti storici portò infine all'annientamento della solidarietà di classe, distrutta da nobiles di grande successo, come Silla, Pompeo e Cesare.

Nella tarda repubblica, molti membri della nobilitas erano approssimativamente divisi in due gruppi: gli Optimates e i Populares. Non si trattava di partiti nel senso moderno del termine; essi differivano poco nei loro obiettivi rispetto ai loro metodi. Gli Optimates si basavano sulla realizzazione dei loro progetti politici nel Senato, dove controllavano la maggioranza. Si trovavano pertanto in contrasto con i Populares, che erano pure dei nobiles, che intendevano affermare i loro obiettivi con l'aiuto del popolo, la plebe, dato che non avrebbero trovato al Senato la maggioranza tra i loro pari grado. Il conflitto tra gli Optimates e i Populares viene inteso nella ricerca moderna come espressione della rivalità crescente all'interno della nobilitas, in base alla quale solo i protagonisti più ricchi e potenti si trovavano in opposizione alla maggioranza al Senato e per questo motivo si servivano del metodo popolare.

L'ascesa diretta di un non-senatore alla nobilitas, evento abbastanza normale per lungo tempo, riuscì nella tarda Repubblica solo a pochi homines novi, come Cicerone. In questo periodo la Res publica è stata dominata da un gruppo di circa trenta famiglie aristocratiche (come i Claudii, i Cornelii, i Licinii, i Cecilii, i Metelli e gli Iulii). Nelle guerre civili, la maggioranza al Senato veniva alla fine sottomessa ad individui ambiziosi come Cesare e Ottaviano.

Ma anche dopo la fine della Res publica e l'istituzione dell'impero sotto Augusto, la nobilitas ha rappresentato per secoli l'élite politica, economica e sociale dell'Impero Romano. Durante la crisi del III secolo la sua importanza politica cominciò a scemare, ma fondamentalmente l'aristocrazia senatoriale decadde durante l'Impero romano d'occidente solamente nella tarda antichità, dopo le guerre gotiche del VI secolo. La parola nobilis sta ancora oggi ad indicare un aristocratico romano. La maggior parte della vecchia nobilitas repubblicana, tuttavia, si era già estinta attorno al 200 d.C., quando le gens come gli Anicii si richiamavano alle antiche radici, ma si trattava probabilmente solo di una finzione che era giustificata dall'adozione.

Bibliografia[modifica wikitesto]

  • H. Beck: Karriere und Hierarchie. Die römische Aristokratie und die Anfänge des cursus honorum in der mittleren Republik, Berlin 2005.
  • H. Beck: "Die Rolle des Adligen. Prominenz und aristokratische Herrschaft in der römischen Republik", in: Beck, H. u. a. (Hgg.), Die Macht der Wenigen. Aristokratische Herrschaftspraxis, Kommunikation und "edler" Lebensstil in Antike und Früher Neuzeit, München 2009, S. 101-123.
  • J. Bleicken: "Die Nobilität der römischen Republik", in: Gymnasium 88, 1981, S. 236-253.
  • K. Bringmann: Geschichte der Römischen Republik, München 2002.
  • L. Burckhardt: "The Political Elite of the Roman Republic. Comments on recent discussion of the concepts of Nobilitas and Homo Novus", in: Historia 39, 1990, S. 77-99.
  • M. Gelzer: Die Nobilität der römischen Republik, Leipzig 1912.
  • K.-J. Hölkeskamp: Die Entstehung der Nobilität, Stuttgart 1987.
  • F. Millar: "The Political Character of the Classical Roman Republic, 200-151 B.C.", in: Journal of Roman Studies 74, 1984, S. 1-19.
  • R. Talbert: The senate of Imperial Rome, Princeton 1987.

Buon lavoro. --Er Cicero 15:58, 24 set 2011 (CEST)[rispondi]

✔ Fatto Grazie. Vale! --Cristiano64 (msg) 12:40, 5 apr 2013 (CEST)[rispondi]

la lex ortensia[modifica wikitesto]

la lex ortensia del 287 equipara valore dei plebisciti a lex publica. è con un caput "De consule plebeio" delle leges liciniae-sestiae del 367 che il consolato diventava accessibili ai plebei e che termina la prassi di nominare come consoli tribuni militum consulari potestate