Decodon puellaris

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Decodon puellaris
Stato di conservazione
Dati insufficienti[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Superclasse Gnathostomata
Classe Actinopterygii
Ordine Perciformes
Sottordine Labroidei
Famiglia Labridae
Genere Decodon
Specie D. puellaris
Nomenclatura binomiale
Decodon puellaris
(Poey, 1860)

Decodon puellaris (Poey, 1860) è un pesce di acqua salata appartenente alla famiglia Labridae[2].

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Proviene dal Golfo del Messico[2]; il suo areale si estende dalle coste della Florida (Stati Uniti) al Suriname[3]. Vive prevalentemente nelle zone con fondo roccioso[1], tra 18 e 275 m di profondità.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Presenta un corpo allungato, leggermente compresso ai lati e con la testa dal profilo appuntito. La lunghezza massima registrata è di 30 cm, anche se di solito non supera i 22[3].

La colorazione è principalmente rosata, più scura sul dorso, mentre sul ventre tende al giallo. Gli occhi sono arancioni e rotondi; sulla testa sono presenti diverse striature gialle. Le pinne sono giallastre, vagamente tendenti al verde, e la pinna caudale ha il margine dritto. La pinna dorsale e la pinna anale sono basse e lunghe, soprattutto la prima. Presenta, come gli altri Decodon, otto canini sporgenti[4].

Parassiti[modifica | modifica wikitesto]

Può ospitare i trematodi Myzoxenus vitellosus, Macvicaria crassigula e Deretrema fusillus[5].

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie viene classificata come "dati insufficienti" (DD) dalla lista rossa IUCN perché viene pescato per essere mangiato ma non è ancora noto in che quantità[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) Russell, B, Decodon puellaris, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ a b (EN) Decodon puellaris, in WoRMS (World Register of Marine Species).
  3. ^ a b (EN) D. puellaris, su FishBase. URL consultato il 7 gennaio 2014.
  4. ^ Gomon, M.F. and J.E. Randall, p.4.
  5. ^ (EN) Darryl L. Felder, Gulf of Mexico Origin, Waters, and Biota: Biodiversity, vol. 1, Texas A&M University Press, 2009.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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