Crepundia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
I giocattoli in piombo di Iulia Graphis, conservati presso i Musei Civici di Reggio Emilia, sono un esempio di crepundia

Con il termine Crepundia, nell’antichità classica,[1] si identificavano diversi tipi di oggetti miniaturistici, in genere associati all’infanzia.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il termine deriva dal verbo latino crepare (fare rumore) e si riferisce soprattutto a piccoli pendagli che riproducono oggetti quotidiani in miniatura, utilizzati fin dal IV secolo a.C.[2] come pendenti di catenelle appese al collo o trasversalmente sul petto dei bambini[3]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

È possibile che fossero utilizzati anche come sonagli o giocattoli.[4] Con questo termine si identificano anche le bullae (piccoli contenitori portati al collo dei bambini in cui si conservavano i denti da latte), gli amuleti e per estensione i piccoli giocattoli[5]. Si trattava comunque spesso di oggetti con un forte significato simbolico o anche di valore[6], quando realizzati in materiali preziosi. Nella commedia latina ricorre spesso il tema del riconoscimento di un bambino abbandonato tramite il possesso di un crepundium, (ad esempio nelle commedie Rudens e Miles Gloriosus, di Plauto) ma non è chiaro quanto questa pratica fosse frequente nella realtà.

Esempi[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (DE) "Crepundia", in Paulys Realencyclopädie der classischen Altertumswissenschaft, su de.wikisource.org/wiki/. URL consultato il 10 marzo 2022.
  2. ^ Faraone, C., The Transformation of Greek Amulets in Roman Imperial Times, University of Pennsylvania Press32-40, 2018.
  3. ^ Busto in marmo di un bambino addormentato che indossa crepundia (amuleti e pendenti) su un cordoncino sul petto., su britishmuseum.org.
  4. ^ Parker, A., 'The Bells! The Bells! Approaching tintinnabula in Roman Britain and beyond, in Parker, A. e McKie, S (a cura di), Material Approaches to Roman Magic: Occult Objects and Supernatural Substances, Oxbow, 2018, pp. 57–68.
  5. ^ a b Il Museo fuori / Una casa di bambola per la piccola Iulia, su musei.re.it.
  6. ^ Martin-Kilcher, S., Mors immatura in the Roman world – a mirror of society and tradition, in Pearce, J., Millet, M. e Struck, M. (a cura di), Burials, Society and Context in the Roman World, Oxbow, 2000, pp. 63–77.
  7. ^ Lassányi, G., On Secret Paths – Dark Spells in Aquincum; Exhibition guide, Budapest History Museum, 2017.
  8. ^ Cianfriglia, L. e De Cristofaro, A., I crepundia dalla tomba 37 della necropolis di Castel Malnome: Usi funerari e rituali magici, in Simón, F. M. e Piramonte, M. (a cura di), Contesti magici, Contextos magicos (Atti del Convegno internazionale), De Luca, 2013, pp. 233–245.
  9. ^ Ivan Chiesi, Storia di Brescello: l’età romana, Parma, MUP, 2013.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Faraone, C., The Transformation of Greek Amulets in Roman Imperial Times, University of Pennsylvania Press32-40, 2018.
  • Parker, A., 'The Bells! The Bells! Approaching tintinnabula in Roman Britain and beyond, in Parker, A. e McKie, S (a cura di), Material Approaches to Roman Magic: Occult Objects and Supernatural Substances, Oxbow, 2018, pp. 57–68.
  • Martin-Kilcher, S., Mors immatura in the Roman world – a mirror of society and tradition, in Pearce, J., Millet, M. e Struck, M. (a cura di), Burials, Society and Context in the Roman World, Oxbow, 2000, pp. 63–77.
  • Crepundia, su treccani.it. URL consultato il 10 marzo 2022.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Antica Roma: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Antica Roma