Controversia con lo sciismo iraniano di Hashem Aghajari

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Il 19 giugno 2002, Hashem Aghajari, direttore del dipartimento di Storia dell'Università di pedagogia di Teheran, tenne un pubblico discorso agli studenti della città di Hamadan per commemorare il 25º anniversario dalla morte di Ali Shari'ati, uno dei massimi ideologi del movimento islamico prima della rivoluzione del 1979. Nel discorso espresse idee fortemente critiche verso il clero sciita ed il fondamentalismo islamico: attraverso il pensiero di Shari'ati auspicava una riforma dell'Islam sul modello del protestantesimo cristiano e che i religiosi non ricoprissero più il ruolo di mediatori tra Dio e i suoi fedeli.

Passi fondamentali del discorso[modifica | modifica wikitesto]

Commemorando il 25º anniversario della scomparsa di Ali Shari'ati, di fronte ad un pubblico di studenti riunito ad Hamadan Hashem Aghajari affermava, tra l'altro: [1]:

«Il movimento protestante mirava a salvare la Cristianità dai religiosi e dalla gerarchia ecclesiastica»

«[Diversamente dai cristiani] non abbiamo bisogno di mediatori tra noi e Dio.»

«Come gli studiosi delle passate generazioni comprendessero ed interpretassero l'Islam, non è un qualcosa che possa essere definito Islam. Era solo la loro interpretazione dell'Islam. [... parimenti] tu sei libero di interpretare il Corano usando un tuo metodo [... ma] i leader religiosi insegnano che se tu interpreti il Corano da solo, commetti un crimine. Temono forse che il loro racket cesserebbe se i giovani lo affrontassero da soli?»

«Shariati era solito dire che la relazione tra [religioso] e fedele dovrebbe essere come quella tra insegnante ed alunno - non come quella tra leader e seguace, non come quella tra modello ed imitatore; le persone non sono scimmie che semplicemente imitano. Gli allievi comprendono e reagiscono, cercano di ampliare la loro conoscenza, così un giorno non avranno più bisogno di maestri. La relazione ricercata dai religiosi fondamentalisti è invece di tipo maestro-allievo; il maestro deve sempre rimanere maestro e l'allievo sempre rimanere allievo.»

«se noi, come musulmani di un Islam divino e perfetto, diamo valore all'umanità e diciamo che si è esseri umani indipendentemente dal credo religioso [...] chiunque si è, si è umani e si hanno diritti inalienabili.»

«L'Islam oggi dovrebbe essere quello delle origini non quello delle tradizioni. Un protestantesimo islamico è logico, pratico ed umanista.»

«Abbiamo necessità di una religione che rispetti i diritti di tutti [...] Questo principio è nella nostra Costituzione. Ma sfortunatamente nel decennio appena trascorso si è affermata la convinzione nella Repubblica islamica che non deve essere così. Questa è la loro giustificazione per le torture. Il regime divide le persone in chi è a favore e chi è contro. E possono fare qualsiasi cosa vogliano a chi è contro.»

«Il protestantesimo islamico è qualche cosa di cui abbiamo bisogno, perché quando la nostra comprensione ed i nostri pensieri religiosi sono traditi, allora dobbiamo rivolgerci indietro al nostro quadro di riferimento. Nello sciismo si chiama ijtihad

Queste affermazioni costarono ad Aghajari una condanna a morte per blasfemia, pena poi commutata in otto anni di carcere duro (la pena accessoria comminatagli insieme a quella di morte) dopo proteste studentesche e la solidarietà espressa da intellettuali e parlamentari.

Il 31 luglio 2004 Aghajari è stato rilasciato dopo due anni di battaglie legali con i giudici e continue manifestazioni di massa degli studenti.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ From monkey to man: A call for Islamic Protestantism, su iranian.com. URL consultato il 22 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 16 agosto 2007). traduzione in inglese del discorso di Hashem Aghajari

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