Chiesa di San Provino (Como)

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Chiesa di San Provino
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàComo
IndirizzoPiazza Roma
Coordinate45°48′46.77″N 9°05′01.93″E / 45.812991°N 9.083868°E45.812991; 9.083868
Religionecattolica di rito romano
TitolareProbino di Como

La chiesa di San Provino è un edificio di culto cattolico del centro storico di Como. La chiesa è dedicata a Probino di Como, secondo vescovo della diocesi comense.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa di San Probino fu costruita nel corso del Medioevo, epoca alla quale si fa risale la costruzione della parte inferiore dell'odierno campanile[1].

Questa chiesa, forse edificata a partire dal periodo della dominazione longobarda,[2][3] era originariamente conosciuta come chiesa di Sant'Antonio intra moenia[4], ed era dedicata o ad Antonino di Piacenza o ad Antonio Abate;[5] il cambio di dedicazione è tradizionalmente collocato nell'anno 1096, quando il vescovo Guido Grimoldi vi fece traslare le spoglie di San Provino[4][5].

Nel 1295, la chiesa di San Provino era attestata alle dipendenze della basilica di Sant'Abbondio.[5]

Parrocchiale dal XII secolo al 1788[6],[5] la chiesa di San Provino fu ricostruita e rimaneggiata più volte nel corso dei secoli[2]. L'edificio, originariamente ad aula,[5] dopo la metà del Quattrocento venne ampliato tramite l'aggiunta di una seconda navata sul lato nord;[5] in quest'area, nei primi anni del secolo successivo[7] vennero costruite quattro cappelle in stile tardogotico[5]. A un'epoca posteriore risalgono gli interventi che comportarono una rielaborazione dell'abside e una realizzazione della volta a botte che sovrasta la navata.[7] Nel Seicento si registrarono invece la decorazione delle cappelle, eseguita nella prima metà del XVII secolo ispirandosi allo stile di Pier Francesco Mazzucchelli[7], e l'edificazione della parte più alta del campanile[5].

Il 22 settembre 1794, la chiesa di San Provino fu la cornice delle nozze tra Alessandro Volta[5][3] e Teresa Peregrini[8].[2]

Nel 1972, un rilevante intervento di restauro interessò sia gli interni[5] sia, all'esterno, la facciata e il campanile[3]. Durante questo intervento si procedette a riaprire la prima cappella del lato nord: un tempo intitolata a Santa Marta, tra il Seicento e il Settecento era stata infatti trasformata in una sacrestia[5].

Successivamente, la chiesa divenne il riferimento per una comunità di ortodossi rumeni, che vi stabilirono una parrocchia dedicata a San Gerarca Gregorio Palamas.[5][3].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Tra le opere conservate nella chiesa si menzionano un quattrocentesco Crocifisso ligneo[9], un seicentesco dipinto raffigurante San Rocco[10] e un quadro nel quale è raffigurato un Martirio di San Giacomo[7]. Quest'ultimo dipinto, attribuito ai pittori della famiglia Recchi, costituiva originariamente una pala d'altare all'interno della vicina chiesa di San Giacomo[7].

Il santo titolare della chiesa è invece raffigurato in una Gloria che, sulla parete di fondo del presbiterio, funge da pala dell'altare maggiore[3]. Questo quadro, databile al Seicento, è attribuito a Pietro Martire Buzzi.[5]

Ulteriori rappresentazioni di San Rocco, questa volta scultoree, si ritrovano nella cappella a lui dedicata, la seconda sul lato nord; in questa cappella, appartenente a quella famiglia De Orchi[7] che durante il Medioevo godeva del diritto di giuspatronato sulla chiesa di San Provino[5], San Rocco è rappresentato sia in un marmo primoquattrocentesco attribuito alla bottega familiare di Tommaso Rodari[7] sia in una statua in legno risalente al XVI secolo[5]. Allo stesso santo, unitamente a San Martino era intitolata anche la quarta cappella sul lato nord, la quale nel 1789 fu rielaborata e ridedicata al fine di ospitare il già citato Crocifisso quattrocentesco, opera precedentemente collocata nella vicina chiesa di Santo Stefano (oggi non più esistente ma un tempo situata nell'attuale via Maestri Comacini[9]).[5]

Sempre sul lato nord, la terza cappella, un tempo intitolata ai santi Pietro e Paolo, deve la sua attuale dedicazione alla presenza di un seicentesco dipinto che raffigura l'Angelo custode.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Belloni et al., p. 107.
  2. ^ a b c Como basso medioevale, su comobassomedievale.yolasite.com. URL consultato il 7 aprile 2022.
  3. ^ a b c d e La Chiesa di San Provino in Piazza Roma a Como, su Società Archeologica Comense, 19 aprile 2021. URL consultato il 12 aprile 2022.
  4. ^ a b Diocesi di Como, p. 24.
  5. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q San Provino – Basilica Cattedrale di Como, su coordinamento.diocesidicomo.it. URL consultato il 7 aprile 2022.
  6. ^ SIUSA - Chiesa di S. Provino, su siusa.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 7 aprile 2022.
  7. ^ a b c d e f g Comolake.com, su Comolake.com. URL consultato il 7 aprile 2022.
  8. ^ E Volta disse “oui” alla sposa, su laprovinciadicomo.it. URL consultato il 7 aprile 2022.
  9. ^ a b Torna l’antico Crocifisso di San Provino, su laprovinciadicomo.it. URL consultato il 7 aprile 2022.
  10. ^ Antichi Ospedali Como – Ospedale di Santa Maria Nuova, su antichiospedalicomo.it. URL consultato il 7 aprile 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Adriano Caprioli, Antonio Rimoldi, Luciano Vaccaro, Diocesi di Como, Brescia, Editrice La Scuola, 1986, ISBN 88-350-7761-3.
  • Luigi Mario Belloni, Renato Besana e Oleg Zastrow, Castelli basiliche e ville - Tesori architettonici lariani nel tempo, a cura di Alberto Longatti, Como - Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1991.

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