Chiesa di San Giovanni Battista (Minerbio)

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Chiesa di San Giovanni Battista
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneEmilia-Romagna
LocalitàMinerbio
Indirizzovia Garibaldi 7 ‒ Minerbio (BO)
Coordinate44°37′31.92″N 11°29′29.8″E / 44.625534°N 11.491611°E44.625534; 11.491611
Religionecattolica di rito romano
TitolareSan Giovanni Battista
Arcidiocesi Bologna
Consacrazione1737
ArchitettoCarlo Francesco Dotti
Stile architettonicobarocco
Inizio costruzione1733

La chiesa arcipretale di San Giovanni Battista è la parrocchiale di Minerbio, in città metropolitana ed arcidiocesi di Bologna; fa parte del vicariato di Galliera.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nel testamento di Domenico Isolani, datato 15 giugno 1369, si legge che suo figlio Giovanni avrebbe dovuto provvedere, entro quattro anni da quella data, a far edificare a Minerbio una chiesa, il cui giurispatronato sarebbe appartenuto per secoli, sino al 1967, proprio alla famiglia degli Isolani[1]. Il 14 novembre 1372 fu concesso dall'arcivescovo Bernardo de Bonnevalle il permesso di realizzare l'edificio, che fu terminato l'anno seguente[1]. Di questa prima struttura rimane a testimonianza un disegno del 1538 di Egnazio Danti[1]. In una successiva incisione di Bernardo Gamberini (1733) si notano alcune differenze rispetto al disegno cinquecentesco: nel frattempo, infatti, era stata aggiunta una cappella laterale[1].

Verso l'inizio del XVIII secolo la chiesa medievale era mal ridotta e insufficiente a soddisfare le esigenze della popolazione e, nel 1732, l'arciprete don Tommaso Morelli decise di riedificarla con dimensioni maggiori. Il progetto fu affidato a Carlo Francesco Dotti e la prima pietra della nuova parrocchiale fu posta il 12 luglio 1733; nel corso dei lavori venne modificato il disegno dell'erigenda chiesa[2][1]. L'edificio fu completato nel 1737 e il 10 novembre dello stesso anno l'arcivescovo Prospero Lambertini impartì la consacrazione[1].

Nel frattempo, le funzioni religiose si tenevano nell'antica chiesa, demolita tra il 1740 ed il 1741 per far posto alla nuova canonica[1]. Nello stesso periodo venne eretto il campanile, alto 40,26 metri, anch'esso disegnato dal Dotti[1]. Nel 1807 fu rifatta la pavimentazione, nel 1811 realizzato il nuovo altare maggiore utilizzando parti di quello della soppressa chiesa bolognese di San Gabriele e nel 1845 restaurato il presbiterio[1]. Tra il 1936 ed il 1937 su progetto di Arrigo Stanzani ed iniziativa Gualtiero Isolani fu realizzata la nuova facciata, inaugurata il 31 ottobre 1937[1].

Il 20 aprile 1945 il campanile andò totalmente distrutto durante un bombardamento anglo-americano[1]. Nel 1959 il pavimento subì un ulteriore rifacimento e negli anni settanta, seguendo gli ordinamenti del Consiglio Vaticano II, fu realizzato il nuovo altare rivolto verso l'assemblea[1]. Tra il 2012 e il 2016 la parrocchiale venne restaurata in seguito al terremoto dell'Emilia del 2012[1].

Interno[modifica | modifica wikitesto]

Giuseppe Maria Mazza, Dio padre in gloria d'angeli, 1690-1710 ca.

Opere di pregio conservate all'interno della chiesa sono la pala di Guido Reni raffigurante l'Addolorata[3], un dipinto con soggetto il Sacro Cuore di Gesù ed uno con la Madonna della Cintura assieme ai santi Sebastiano e Rocco, il ciclo dedicato alle Storie della vita di San Giovanni Battista, eseguito Giuseppe Pedretti e da Pietro Scandellari[4], ed un gruppo scultoreo raffigurante la Gloria, scolpito da Giuseppe Maria Mazza nel XVIII secolo[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m Chiesa di San Giovanni Battista <Minerbio>, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 7 novembre 2019.
  2. ^ a b La chiesa di San Giovanni Battista, su comune.minerbio.bo.it. URL consultato il 7 novembre 2019 (archiviato dall'url originale il 7 novembre 2019).
  3. ^ Chiesa di San Giovanni Battista di Minerbio, su turismoinpianura.cittametropolitana.bo.it. URL consultato il 7 novembre 2019 (archiviato dall'url originale il 7 novembre 2019).
  4. ^ La parrocchiale di Minerbio, su orizzontidipianura.it. URL consultato il 7 novembre 2019.

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