Chiesa di San Cristoforo (Motta di Costabissara)

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Chiesa di San Cristoforo
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
LocalitàMotta di Costabissara
Coordinate45°35′53.66″N 11°29′45.64″E / 45.59824°N 11.49601°E45.59824; 11.49601
Religionecattolica
TitolareSan Cristoforo
Diocesi Vicenza
Consacrazione1963
Inizio costruzione1963
Completamento1964

La chiesa di San Cristoforo è la chiesa parrocchiale di Motta, frazione del comune di Costabissara in provincia di Vicenza.

Chiesa parrocchiale dal 1771[1], è stata ricostruita negli anni sessanta e ancor prima nella metà del XIX secolo[2][3].

La chiesa odierna[modifica | modifica wikitesto]

Altare laterale sinistro con "I misteri del Rosario" e la statua della Madonna
Altare destro con "Sacra Famiglia"

Già a ridosso della metà del Novecento la vecchia chiesa cominciava ad essere troppo piccola per il numero di parrocchiani in continuo aumento, ma anche in una posizione troppo pericolosa per la vicinanza con la strada statale[4]. Venne scelto di erigere la chiesa sul terreno che serviva come orto al parroco[5] con una spesa di circa 60 milioni di lire[6] che venne in gran parte coperta dalle offerte dei parrocchiani[7].

La chiesa si presenta formata da un vano unico a pianta centrale, con presbiterio absidale e uno spazio per i fedeli di 1300 m2 e una capienza di 380 posti a sedere circa (o 600 in folla). Lo stile architettonico rimanda a quello di molte altre chiese costruite negli anni sessanta, nel periodo a ridosso del Concilio Vaticano II.[8]

Presenta tre altari al suo interno[1]: l'altare maggiore dedicato a San Cristoforo e due altari laterali. Uno di questi, del 1734, è dedicato a San Giuseppe datato tra la fine del 1500 e l'inizio del 1600[9] mentre l'altro è dedicato alla Vergine del Rosario e fatto costruire nel 1494.[10]

La pala del Maganza che faceva parte dell'altare maggiore è ora appesa nella parete dell'abside.

I lavori di costruzione[modifica | modifica wikitesto]

Il 10 novembre 1961 la Curia vescovile di Vicenza autorizzò i lavori che vennero appaltati alla ditta dell'ingegnere De Facci, mentre il progetto fu affidato all'ingegnere Zaupa[8]. Domenica 15 settembre 1963 i lavori hanno ufficialmente inizio con la posa e la benedizione della prima pietra da parte del vescovo Carlo Zinato[8].

Vennero trasferiti gli altari presenti nella vecchia chiesa e, con un progetto del 24 giugno 1964, anche l'organo previo smontaggio, rimessa a nuovo e sostituzione della tromba dulciana[11].

Ristrutturazioni[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1970 il campanile venne dotato dell'automatizzazione delle campane e il vecchio orologio fuori uso venne sostituito con uno nuovo automatico[12][13].

Nella prima metà degli anni ottanta sono stati restaurati tutti i dipinti[9].

La pala presente nell'altare maggiore della vecchia chiesa (San Cristoforo con Madonna e Bambino) è rimasto nella parete in fondo all'abside, attribuito al Maganza e restaurato nel 1985[9]. I due altari laterali sono rimasti con i rispettivi dipinti: quello di sinistra della Vergine del Rosario (con I misteri del Rosario) restaurato nel 1985 e quello di destra di San Giuseppe con il dipinto dedicato al santo omonimo restaurato nel 1983. Entrambi i dipinti sono del Maganza.[9] Sempre nel 1985 sono stati restaurati San Giovanni della Croce, San Gaetano Thiene (appartenenti alla scuola veneta del XVII secolo) e Madonna con Bambino e Santo (appartenente alla scuola veneta del XVIII secolo)[14].

La vecchia chiesa[modifica | modifica wikitesto]

Le memorie più antiche risalgono ad una vendita di beni esistenti nella Villa del 9 aprile 1431 e in un testamento del 10 agosto 1450[1].

Nel 1771 la chiesa di San Cristoforo viene eretta a chiesa parrocchiale[15] senza dimenticare l'obbligo ad offrire un cereo alla parrocchia di Costabissara[16] che, all'inizio del Novecento venne commutato in un equivalente in denaro[1].

Veniva ufficiata da un rettore e un cappellano eletti dai Governatori della Motta[17] e approvati dal rettore di Costabissara[1]. Di questi rettori è rimasta memoria di un certo Bartolomeo da Piacenza[18], di Bonifacio Malacreta[19] e di un certo Prete Tommaso[10][20].

Grazie ad un lascito, nel 1494, la chiesa si arricchisce di un beneficio stabile formato da tre campi arativi in località Favrega[21].

Nel settembre 1922 venne costruita una cappella dal coro verso il campanile[22].

La chiesetta venne definitivamente abbattuta il 20 febbraio 1965[23] per lasciare posto alla nuova chiesa appena costruita e dare quindi possibilità di un allargamento della statale vista la sua importanza viabilistica[11].

La struttura e i restauri[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa presentava i tre altari della nuova chiesa, con la differenza che l'altare maggiore era dedicato a San Cristoforo ed era comprensivo di una tavola del Maganza e un tabernacolo di marmo di Carrara con incrostazioni di rosso di Francia.[10]

Era provvista anche di un cimitero[24].

Tra i primi di settembre 1911 e la primavera del 1912 vennero effettuati alcuni lavori di restauro che riguardarono: la malta e la tinta ai muri esterni e alla facciata, la riparazione degli altari, la tinta del soffitto, il rinnovo della porta maggiore con l'aggiunta di una bussola e la costruzione di un pulpito portatile e di una scala a chiocciola per la salita in cantoria[21][25].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Dalla-Cà, p. 37.
  2. ^ Questa chiesa primitiva venne completamente ricostruita «non conservando dell'antico soltanto che il sito». Dalla-Cà, p. 36.
  3. ^ Sulla porta maggiore della vecchia chiesa era scolpita la scritta «MCCCCLXXXVII A' di 11 marzo», che secondo Padre Barbarano dovrebbe segnare l'epoca in cui la chiesa primitiva è stata restaurata. Dalla-Cà, p. 36.
  4. ^ Mantese, p. 74.
  5. ^ «[...] per iniziare quanto prima i lavori della chiesa, non rimane che l'orto del Beneficio parrocchiale, perché non c'è la spesa del terreno, perché la chiesa sta al centro del paese, perché il campanile è vicino alla chiesa, perché l'Oratorio con un piano rialzato può servire da Casa della dottrina, perché la Canonica in parte o del tutto demolita può essere rimessa ad uno stato più sano e decoroso e comoda alla chiesa; perché le processioni si possano ancora fare; perché la piazza è più che sufficiente avendo una profondità di circa 14 metri e una larghezza di metri 64 e precisamente dal portone d'entrata dei Signori Donà fino alla casa Gaspari (si possono parcheggiare una cinquantina di macchine)». Mantese, p. 74.
  6. ^ Nel testo viene affermato che i 12 milioni ricavati dalla vendita della vecchia chiesa, coprono un terzo della spesa totale (36 milioni circa), ma considerati il riscaldamento, la ristrutturazione dell'organo e della canonica si sale alla cifra citata. Mantese, p. 76.
  7. ^ Il Mantese riporta molte testuali richieste del parroco ai parrocchiani perché si attivino in offerte per aiutare la parrocchia nelle spese della nuova chiesa. Il 12 dicembre 1965 viene richiesto che, in media, ogni famiglia versi 5000 lire, mentre l'8 gennaio 1966 il parroco avvisa che ogni domenica passeranno di casa in casa persone incaricate a raccogliere offerte (dicendo che è una pratica in uso anche in alcuni paesi vicini) chiedendo che ogni famiglia versi «100-200-300 lire secondo le possibilità». In una lettera del 3 marzo 1967, per coprire le spese della pavimentazione ancora da fare, si afferma che «sarebbe opportuno che la maggior parte potesse dare 1000 lire mensili. Se qualcuno in coscienza dice di non poter dare, dia almeno il minimo, cioè lire 500...» e in una datata 23 ottobre 1968 «le famiglie sono circa 200 e se tutte potessero dare lire 10.000 si potrebbe realizzare la somma di 2 milioni ed allora cominceremo quanto prima il lavoro.» Mantese, pp. 76-79.
  8. ^ a b c Mantese, p. 76.
  9. ^ a b c d Mantese, p. 92.
  10. ^ a b c Dalla-Cà, p. 38.
  11. ^ a b Mantese, p. 78.
  12. ^ Mantese, p. 80.
  13. ^ Venne chiesto anche al comune di partecipare alla spesa effettuata (2.500.000 lire): «Essendo pertanto che l'orologio e le campane sono a servizio della popolazione, umilmente mi rivolgo alla spett. Amministrazione Comunale perché voglia fare un'offerta». Mantese, p. 80.
  14. ^ Mantese, p. 96.
  15. ^ «con tutti gli onori, grazie e privilegi che tanto di diritto che di consuetudine convengono a ciascuna Chiesa Parrocchiale, salve le rendite tanto certe che incerte che riguardavano la Chiesa di S. Giorgio e al Rettore della medesima». Dalla-Cà, p. 37.
  16. ^ «di presentare ogni anno alla Chiesa matrice di Costabissara e al suo Rettore nella festività di S. Giorgio, un cereo lavorato del peso di due libbre come unico segno di riconoscimento e di ossequio da prestarsi dalla Chiesa figliale della Motta alla sopradetta sua matrice». Dalla-Cà, p. 37.
  17. ^ «Come risulta dalla Visita Pastorale 4 settembre 1748, pag. 116, del Vescovo Ant. Mar. Priuli». Dalla-Cà, p. 37.
  18. ^ Ne parla il Maccà in riferimento al libro intitolato Actorum etc ab anno 1508 etc: «Dominus presbyter bartholomeus placentinus Capellanus in Villa dela Mota Vinc. etc,». Dalla-Cà, p. 38.
  19. ^ Dalla visita pastorale del 1518: «Ecclesia Sancti Cristophori de la Mota quam tenet presbiter Bonif... de Malacreta». Dalla-Cà, p. 38.
  20. ^ (1530) «Visitavimus Ecclesiam Sancti Cristophori de la Mota Fracha locha, cuius rector est venerabilis Presbiter Thomas,,, cujus Ecclesiae collatio asseritur pertinere ad ven. capitulum Vicentium». Dalla-Cà, p. 38.
  21. ^ a b Mantese, p. 53.
  22. ^ Mantese, p. 61.
  23. ^ L'abbattimento, che attese la costruzione della nuova chiesa, non procedette senza problemi: il procedimento burocratico venne interrotto dalla Sopraintendenza ai monumenti poiché «aveva rilevato che il settecentesco edificio conservava particolari d'interesse artistico, quali il portale ed altri elementi della facciata». Tale blocco riguardava soprattutto gli altari che già erano stati trasferiti nel nuovo edificio. Il permesso arrivò l'11 febbraio dello stesso anno. Mantese, p. 78.
  24. ^ Si deduce da un atto del 1450, ma sulla soglia dell'ingresso laterale sinistro era presente una lapide con iscritto: «D. O. M. Io Hieronimus Maistrello posuit sibi posterisque suis pc Anno Dni MDCCLVII». Dalla-Cà, p. 38.
  25. ^ Mantese, p. 52.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alessandro Dalla-Cà, Costabissara, memorie storiche, Schio, 1904.
  • Giovanni Mantese, Motta di Costabissara, memorie storiche per il 25° della chiesa parrocchiale, Vicenza, Tipolitografia I.S.G., 1989.

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