Chiesa del Santissimo Salvatore (Foggia)

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Chiesa del Santissimo Salvatore (scomparsa)
Prospetto della chiesa e del monastero del Santissimo Salvatore (sinistra) e della chiesa di Sant'Angelo (destra)
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegionePuglia
LocalitàFoggia
Coordinate41°27′46.18″N 15°32′35.1″E / 41.462828°N 15.543085°E41.462828; 15.543085
Religionecattolica di rito romano
Diocesi Lucera-Troia
ConsacrazioneXVIII secolo
Inizio costruzione1738
Completamento1739
Demolizione1930

La chiesa scomparsa del Santissimo Salvatore è stata un luogo di culto cattolico di Foggia, situata nell'antico pittagio di Sant'Angelo.[1][2] Era localizzata in strada della Madonnella, che dopo la costruzione della chiesa iniziò ad essere chiamata volgarmente dai foggiani come stradone del Santissimo Salvatore, per poi divenire nel 1882 corso Giuseppe Garibaldi.[3][4]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1738, per volere di suor Maria Celeste Crostarosa (fondatrice dell'Ordine del Santissimo Redentore) iniziò la costruzione della chiesa: questa venne realizzata assieme ad un monastero annesso per accogliere le monache.[5][6] Le strutture vennero terminate l'anno seguente e vennero intitolate al Santissimo Salvatore.[7] Il terreno della costruzione sorgeva esattamente di fianco alla chiesa di Sant'Angelo, quest'ultima difatti svolgeva in zona le attività parrocchiali.[2][8]

All'interno della chiesa venne seppellita suor Crostarosa.[9] La sua salma è stata poi tumulata nel monastero delle Redentoriste all'interno del Seminario Diocesano.[10]

Nel 1930 l'intero complesso religioso venne demolito per realizzare nello stesso spazio la costruzione del palazzo comunale e della prefettura.[6][11] La comunità delle monache trovò accoglienza nella chiesa di Santa Chiara.[12]

Negli anni seguenti, venne costruita una nuova chiesa dedicata al Santissimo Salvatore su via Napoli tra il 1958 ed il 1982.[6]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa era di forma rettangolare.[2] Nella parte superiore della struttura, lungo tre lati, erano posizionate delle grate poste affinché le monache potessero vedere le funzioni religiose.[2]

Un quadro su tela sovrastava l'altare: questo rappresentava Gesù Salvatore col globo terrestre appoggiato sulla mano sinistra.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Salvato, p. 170.
  2. ^ a b c d e Alberto Mangano, Le chiese scomparse, su manganofoggia.it. URL consultato il 9 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  3. ^ Salvato, p. 138.
  4. ^ Salvato, p. 189.
  5. ^ Salvato, p. 104.
  6. ^ a b c Salvato, p. 105.
  7. ^ Ferretti Pepe, p. 96.
  8. ^ Mongelli.
  9. ^ Alberto Mangano, La Foggia che non c'è più, su manganofoggia.it. URL consultato il 9 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2014).
  10. ^ Marciello, p. 140.
  11. ^ Ferretti Pepe, p. 158.
  12. ^ Ferretti Pepe, p. 159.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Lidia Ferretti Pepe, Alla ricerca delle origini. Storia di Foggia e non solo, Palmisano Edizioni, 2015, ISBN 978-88-89202-23-4.
  • Giuseppe Marciello, Foggia ieri e oggi, Centro Studi l'Osservatorio Dauno, 1994.
  • Michele Di Gioia, Foggia sacra ieri e oggi, Amministrazione provinciale di Capitanata, 1984.
  • Vincenzo Salvato, La storia sui muri, Edizioni del Rosone, 1997.
  • Luigi Mongelli, Pianta della città di Foggia, 1839.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Alberto Mangano, Chiese scomparse, su manganofoggia.it. URL consultato il 12 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).