Cham dance

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La danza del cappello nero (Shana Ngancham,,[1] eseguita all'Honolulu Museum of Art.

La cham dance,[2][3] è un vivace ballo in maschera e costume praticato da alcune sette di Buddismo tibetano. La danza è accompagnata da musica suonata dai monaci usando i tradizionali strumenti tibetani. Le danze spesso offrono istruzioni morali relative alla compassione per gli esseri senzienti e sono tenuti a portare meriti a tutti coloro che sono capaci di percepirli.[1][4]

La danza Cham è considerata una forma di meditazione e un'offerta agli dèi. Il leader del cham è tipicamente un musicista che tiene il tempo con qualche strumento a percussione come i piatti, l'unica eccezione essendo il Dramyin Cham, dove il tempo è ottenuto utilizzando il dramyin.

Contenuto del Cham[modifica | modifica wikitesto]

I Chams spesso ritraggono episodi della vita di Padmasambhava, il maestro Nyingmapa del IX secolo, e altri santi.[5]

Il grande dibattito del Consiglio di Lhasa tra i due dialettici principali, Moheyan e Kamalasila, è narrato e rappresentato in una specifica danza Cham che si tiene una volta ogni anno al Monastero Kumbum a Qinghai.[6]

Località[modifica | modifica wikitesto]

Bhutan[modifica | modifica wikitesto]

In Bhutan le danze vengono eseguite durante l'annuale le festività religiose note come tshechu, tenute in ogni distretto. La danza è eseguita dai monaci, dalle monache e dagli abitanti del villaggio. La Royal Academy of Performing Arts è l'ente che si occupa di preservare e valorizzare la cultura delle danze cham.

Tibet[modifica | modifica wikitesto]

I tibetani, normalmente, eseguono la danza cham di fronte a un grande pubblico in occasione del Monlam Prayer Festival.[7]

India[modifica | modifica wikitesto]

Le danze vengono eseguite nel Sikkim, Dharamsala e Ladakh nel corso delle feste culturali e religiose.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Ellen Pearlman, Tibetan Sacred Dance: a Journey into the Religious and Folk Traditions, Inner Traditions / Bear & Co, 2002, pp. 21, 32, 180, ISBN 0-89281-918-9. URL consultato il 16 ottobre 2011.
  2. ^ ༈ རྫོང་ཁ་ཨིང་ལིཤ་ཤན་སྦྱར་ཚིག་མཛོད། ༼འཆ-༽ [Dzongkha-English Dictionary: "'CHA"], su Dzongkha-English Online Dictionary, Dzongkha Development Commission, Government of Bhutan. URL consultato l'11 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 29 luglio 2012).
  3. ^ Tibetan-English-Dictionary of Buddhist Teaching & Practice, su Diamond Way Buddhism Worldwide, Rangjung Yeshe Translations & Publications, 1996. URL consultato l'11 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 28 marzo 2010). entry: 'cham.
  4. ^ William M. Clements, The Greenwood Encyclopedia of World Folklore and Folklife: Southeast Asia and India, Central and East Asia, Middle East, vol. 2, Greenwood Press, 2006, pp. 106–110, ISBN 0-313-32849-8. URL consultato il 16 ottobre 2011.
  5. ^ Dancing on the demon's back: the dramnyen dance and song of Bhutan[collegamento interrotto], by Elaine Dobson, John Blacking Symposium: Music, Culture and Society, Callaway Centre, University of Western Australia, luglio 2003
  6. ^ Roccasalvo, Joseph F.(1980). 'The debate at bsam yas: religious contrast and correspondence.' Philosophy East and West 30:4 (October 1980). The University of Press of Hawaii. Pp.505-520. Source: [1] Archiviato il 3 marzo 2016 in Internet Archive. (accessed: 17 dicembre 2007)
  7. ^ Backgrounder: Monlam Prayer Festival, in Focus on Tibet, Xinhua, 28 febbraio 2010. URL consultato il 2 febbraio 2011 (archiviato dall'url originale il 25 aprile 2012).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Forman, Werner (photographs) & Rintschen, Bjamba (text) Lamaistische Tanzmasken: der Erlik-Tsam in der Mongolei. Leipzig: Koehler & Amelang, 1967 (text translated from Russian)

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