Cattedrale metropolitana di Sant'Anna

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Cattedrale metropolitana di Sant'Anna
La facciata della cattedrale
StatoBandiera del Venezuela Venezuela
Stato federatoDistretto Capitale
LocalitàCaracas
Coordinate10°30′22.32″N 66°54′50.4″W / 10.5062°N 66.914°W10.5062; -66.914
Religionecattolica
TitolareSant'Anna
Arcidiocesi Caracas
Stile architettoniconeoclassico
Sito webwww.arquidiocesisdecaracas.com/

La cattedrale metropolitana di Sant'Anna è la cattedrale dell'arcidiocesi di Caracas, in Venezuela.[1][2][3] Si trova in piazza Bolívar. La sua cappella della Santissima Trinità è il luogo di sepoltura dei genitori e della moglie di Simón Bolívar.

La Nuestra Senora de Venezuela y Santa Ana è una piazza situata tra la cattedrale e la piazza centrale, che è circondata da mura su tre lati, ma aperta a est, di fronte alla cattedrale.[4]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La prima costruzione della chiesa in questo luogo, avvenuta nella metà del XVII secolo, era una cappella con pareti di fango e dedicata a san Giacomo, che andò distrutta durante il terremoto del 1641.[5] Da allora l'edificio è andato soggetto a ricostruzione, restauri e ampliamenti. La prima ricostruzione della cattedrale, che sostituì la vecchia chiesetta, ebbe inizio nel 1666 sotto Juan de Medina e comportò anche l'aggiunta di una torre campanaria. La ricostruzione terminò nel 1674. La facciata, iniziata nel 1771, è opera di Francisco Andrés de Meneses. L'edificio subì ancora danni a causa dei terremoti del 1766 e del 1812.[5] Alle 4 pomeridiane del Giovedì santo, il 26 marzo 1812, un terremoto di magnitudo 7,7 della scala Richter colpì Caracas. Devoti si riunirono in gran numero quando il terremoto colpì. La cattedrale si sgretolò, uccidendo qualche persona e ferendone parecchie. I preti spiegarono il fenomeno come l'ira di Dio per la rivolta di Francisco de Miranda e i parrocchiani devoti furono concordi anche se Simón Bolívar raccomandò la gente a non cedere al panico trattandosi di un fenomeno naturale come il terremoto.[6]

Dopo il terremoto una delle torri rimase danneggiata e successivamente fu ridotta in dimensioni. Nel 1866 fu costruito un frontespizio sulla facciata. Nella cattedrale vi sono alcune cripte, la più importante delle quali e quella dei Bolivar, che ospita le salme dei genitori di Simon Bolivar e della moglie.[5] I resti di Simón Bolívar rimasero anch'essi ivi custoditi dal 1842 fino al 1876, quando furono solennemente traslati nel Pantheon Nazionale, cinque isolati più a nord.

Nel 1932 e nel corso degli anni 1960 la cattedrale subì restauri e modifiche. Juan Bautista Plaza funse da maestro di cappella e organista[7] fino al 1948. Nel 1974 fu pubblicato il registro parrocchiale dei matrimoni nella cattedrale per il periodo 1615–1831 dall'"Instituto Venezolano de Genealogia".[4]

Architetture e arredi[modifica | modifica wikitesto]

Statua della Vergine di Coromoto

La struttura è in pietra con tetto a tegole.[4] Sostenuta da 24 pilastri disadorni, essa misura 82 metri per 25.

Nel 1812, fu notato che il campanile in mattoni conteneva l'unico orologio pubblico della città a quel tempo.[8]

L'impianto romanico consiste di cinque navate: una centrale e due laterali da entrambi i lati, che rendono ampio l'interno. La navata centrale è separata da quelle laterali da 32 colonne ottagonali con capitelli compositi che sostengono archi a tutto sesto; le colonne sono state restaurate nel XIX secolo[9]

L'altar maggiore e le pale d'altare si trovano all'interno del presbiterio, situati al fondo della navata centrale. Gli altari sono decorati e le cappelle laterali elaborate nell'aspetto.[9] L'altare sporgente nella cattedrale è della famiglia Bolivar e si trova al centro, sulla navata destra, e ha una scultura moderna di Simon Bolívar dal titolo El Libertador (Il Liberatore). Vi è anche un altare colorato nella parte posteriore della cattedrale.[9]

L'organo fu fabbricato nel 1711 dall'immigrato francese Claudio Febres.[10] Uno dei fonti battesimali che sono stati posti nella cattedrale è stato utilizzato per battezzare Simón Bolívar, il liberatore del Venezuela, ed ora si trova nel cortile della casa natale di Bolívar.[11] L'arte sacra nella cattedrale contiene, fra gli altri, La Resurrezione, di Rubens, la Presentazione della Vergine, di Bartolomé Esteban Murillo e L'Ultima Cena, un'opera incompiuta del pittore venezuelano Arturo Michelena.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (ES) La Catedral de Caracas y sus funciones de culto, Secr. General, 1º gennaio 1967.
  2. ^ (ES) Cabildo e Manuel Pérez Vila, Actas del Cabildo Eclesiástico de Caracas: compendio cronológico, in Catedral de Caracas, Academia Nacional de la Historia, 1º gennaio 1963. URL consultato il 15 aprile 2016.
  3. ^ (EN) Catedral Metropolitana de Santa Ana, Caracas, Distrito Federal, Venezuela, su gcatholic.org.
  4. ^ a b c (EN) Robert J. Ferry, The Colonial Elite of Early Caracas: Formation & Crisis, 1567–1767 [electronic resource], University of California Press, 1989, pp. 18, 166, 246, 276, 299, ISBN 978-0-520-06399-0.
  5. ^ a b c d (EN) Russell Maddicks, Bradt Travel Guide Venezuela, Bradt Travel Guides, 1º febbraio 2011, p. 106, ISBN 978-1-84162-299-6. URL consultato l'11 maggio 2013.
  6. ^ (EN) Eugene C. Brooks, How an Earthquake Stopped Miranda's Revolution, in Stories of South America, Richmond (Virginia), Johnson Publishing, 1922.
  7. ^ (EN) Marc Frederick Falk, The Secular Choral Music of Juan Bautista Plaza (1898–1965): The Music and Text of Venezuelan Nationalism[collegamento interrotto], ProQuest, 2006, p. 5, ISBN 978-0-542-79628-9.
  8. ^ (EN) Robert Semple, Sketch of the Present State of Caracas: Including a Journey from Caracas Through La Victoria and Valencia to Puerto Cabello, Public domain, R. Baldwin, 1812, p. 52.
  9. ^ a b c Raub et al., 2010, p. 57
  10. ^ (EN) Douglas Earl Bush e Richard Kassel, The Organ: An Encyclopedia, Routledge Chapman & Hall, 2006, p. 603, ISBN 978-0-415-94174-7.
  11. ^ (EN) Rotary International, The Rotarian, Rotary International, maggio 1985, pp. 28–29, ISSN 0035-838X (WC · ACNP).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]