Carope il Vecchio

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Carope il Vecchio[1] (Χάρωψ; ... – ...; fl. II secolo a.C.) è stato un politico greco antico.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Carope era uno dei capi della lega epirota, grande fautore di una stretta alleanza con i Romani al tempo della seconda guerra macedonica contro Filippo V di Macedonia.

Quando Tito Quinzio Flaminino giunse in Grecia (198 a.C.) decise di marciare subito contro Filippo e scegliere la strada più breve, che passava per il passo di Antigoneia. Per quaranta giorni fronteggiò il nemico macedone, senza aver una buona possibilità di attaccare favorevolmente Filippo; anzi al contrario il re macedone, vista la situazione di stallo, stava pensando di chiedere ai Romani un trattato di pace a lui favorevole, anche tramite la mediazione degli Epiroti.

Tito Quinzio Flaminino fu informato da Carope dell'esistenza di un passaggio tra i monti che poteva condurre le truppe alle spalle dei Macedoni. Questo passo non era presidiano da forze nemiche o perché non conosciuto da Filippo e dai suoi o perché erano sicuri che i Romani non lo avrebbero mai usato. Dopo aver inviato una guida pratica dei luoghi, che verificò l'assenza di reparti macedoni, Flaminino decise di inviare anche 4 300 uomini armati con la guida, i quali alcuni giorni più tardi si presentarono alle spalle della armata macedone[2].

Nel 192 a.C. Carope fu inviato come ambasciatore dai suoi compatrioti presso la corte di Antioco III il Grande, che in quel momento stava svernando a Calcide, sull'isola di Eubea. Carope giustificò l'alleanza della lega epirota con i Romani, perché l'Epiro era molto vicino all'Italia e quindi esposto alle eventuali vendette Romane molto più di ogni altra popolazione greca. Perciò doveva scusare gli epiroti se non si alleavano con il re seleucide; lo avrebbero fatto solo dopo che Antioco avesse dimostrato di essere abbastanza forte da proteggerli[3].

In ogni caso Carope personalmente rimase per tutta la vita fedele alla amicizia con i Romani, tanto da inviare il nipote Carope il Giovane a Roma per educarlo secondo i modi latini.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ William Smith, Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, 1, Boston: Little, Brown and Company, Vol.1 p. 690 n.1
  2. ^ Polibio, Storie, XVII, 3 XVIII, 6 XXVII, 13.
  3. ^ Polibio, Storie, XX, 3.