Arte commerciale

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Poster realizzato da Alfons Mucha

Per arte commerciale si intende ogni espressione artistica prodotta in serie[1] e finalizzata a esigenze di consumo.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

L'arte commerciale viene realizzata con tecniche e materiali molto eterogenei che possono spaziare dalle tecniche di stampa a quelle digitali. Si focalizza sul talento del loro autore rispetto alla sua bravura tecnica ed include espressioni quali la grafica, il branding, la creazione dei loghi, di illustrazioni riprodotte in serie e di campagne pubblicitarie. Proprio per tali ragioni, si contrappone alle belle arti che rivendicano invece l'unicità dell'arte e privilegiano il talento tecnico del loro autore. Secondo le parole dell'artista pop Roy Lichtenstein:[2]

«L'arte commerciale va contro la direzione principale dell'arte poiché si concentra sulla cosa piuttosto che sull'ambiente, sulla figura piuttosto che sullo sfondo. La sensibilità estetica a cui mi riferisco è un'antisensibilità, antisensibilità evidente

Il divario fra arte commerciale e belle arti venne eliminato lungo la metà del Novecento con l'avvento della pop art, che, oltre a introdurre tecniche mai usate prima nel campo dell'arte, ritrasse soggetti della bassa cultura che venivano riprodotti in più copie.[3] Oltre ad artisti pop quali Andy Warhol e James Rosenquist,[3] coloro che entrarono in contatto con l'arte commerciale includono Barbara Kruger,[4] Richard Prince[5] e Sherrie Levine.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Naima Morelli, ARTE CONTEMPORANEA IN INDONESIA. Un’introduzione, Youcanprint, 2015, p. 96.
  2. ^ Andrea Meccacci, L'estetica del pop, Donzelli, 2011, p. 72.
  3. ^ a b Susie Hodge, 50 grandi idee arte, Edizioni Dedalo, 2012, p. 171.
  4. ^ (EN) Commercial Artists Who Dream of Fine Art Careers, su huffingtonpost.com. URL consultato il 23 novembre 2017.
  5. ^ a b Simon Reynolds, Retromania. Musica, cultura pop e la nostra ossessione per il passato, ISBN, 2011, p. 170.

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