Aptonio di Angoulême

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Sant'Aptonio
Statua di Sant'Aptonio nella facciata della chiesa di Saint-Cybard, Angoulême
 

Vescovo di Angoulême

 
MorteAngoulême, VI secolo
Venerato daChiesa cattolica
Canonizzazionepre canonizzazione
Ricorrenza26 ottobre

Aptonio (... – Angoulême, VI secolo) è stato vescovo di Angoulême nella metà del VI secolo, venerato come santo dalla Chiesa cattolica.

Il più antico catalogo episcopale di Angoulême, risalente al X secolo, pone Aptonio come terzo vescovo della diocesi, preceduto da Ausonio, venerato come protovescovo, e da un anonimo, il cui nome è stato cancellato nella pergamena originale. Storicamente sono documentati altri due vescovi tra Ausonio e Aptonio, assenti nel catalogo, ossia Dinamio e Lupicino.[1]

L'episcopato di Aptonio iniziò tra il 541 e il 542. Infatti il suo predecessore Lupicino era ancora in vita il 14 maggio 541, quando si fece rappresentare dal presbitero Chierio, forse perché anziano o ammalato, al concilio di Orléans.[2] Secondo la Vita di Sant'Eparchio, coeva all'epoca in cui è vissuto Aptonio, l'eremita Eparchio fu ricevuto dal vescovo di Angoulême nel 542, epoca in cui Aptonio era dunque già succeduto a Lupicino.[3]

Aptonio prese parte al concilio di Orléans del 28 ottobre 549.[4] Ed è ancora documentato nella Vita di Sant'Eparchio nel 558.[5]

Alcuni documenti di poco valore storico menzionano il vescovo Aptonio. La Historia pontificum et comitum Engolismensium racconta che Aptonio era cappellano alla corte di Clodoveo I (481-511), e che un suo intervento miracoloso a favore del re gli valse come ricompensa l'episcopato sulla sede di Angoulême. Invece una Vita leggendaria e piena di dati anacronistici, databile al XII secolo, racconta che Ausonio e Aptonio erano due fratelli gemelli, nati nel territorio di Saintes, battezzati da san Marziale di Limoges in occasione di un suo viaggio nel territorio; negli anni successivi Marziale incaricò i due fratelli dell'evangelizzazione della regione di Angoulême, e in seguito consacrò Ausonio primo vescovo della città; questi fu massacrato dai Vandali a cui aveva aperto le porte della città, e a lui succedette il fratello Aptonio.[6] Questi racconti hanno indotto alcuni autori, tra cui Gams e Gallia christiana, a introdurre nella cronotassi di Angoulême altri due vescovi di nome Aptonio, uno vissuto nel IV secolo successore di Ausonio, e l'altro immediatamente precedente a Lupicino, agli inizi del VI secolo.[7]

L'odierno Martirologio Romano, riformato a norma dei decreti del concilio Vaticano II, ricorda il santo vescovo il 26 ottobre con queste parole:[8]

«Ad Angoulême in Aquitania, sempre in Francia, commemorazione di sant'Aptonio, vescovo.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Duchesne, Fastes episcopaux, pp. 64 e 67.
  2. ^ Monumenta Germaniae Historica, Concilia aevi Merovingici Archiviato il 15 luglio 2019 in Internet Archive., Legum, Sectio III, Concilia, Tomus I, Hannoverae 1893, p. 98, r. 8.
  3. ^ Duchesne, Fastes épiscopaux de l'ancienne Gaule, vol. II, p. 68.
  4. ^ Monumenta Germaniae Historica, Concilia aevi Merovingici Archiviato il 30 settembre 2019 in Internet Archive., Legum, Sectio III, Concilia, Tomus I, Hannoverae 1893, p. 110, r. 7.
  5. ^ Mathon, Bibliotheca Sanctorum, vol. II, col. 324. Secondo questo autore, Aptonio sarebbe morto nel 566 circa, poiché l'anno successivo, al concilio di Tours, era presente il suo successore Mererio; tuttavia questo nome non appare in alcun modo negli atti di questo concilio pubblicati dalle Monumenta Germaniae Historica, Concilia aevi Merovingici Archiviato il 30 settembre 2019 in Internet Archive., Legum, Sectio III, Concilia, Tomus I, Hannoverae 1893, pp. 121-138.
  6. ^ Duchesne, Fastes épiscopaux de l'ancienne Gaule, vol. II, p. 136.
  7. ^ Gams, Series episcoporum Ecclesiae Catholicae, Leipzig 1931, p. 490.
  8. ^ Martirologio Romano. Riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Giovanni Paolo II, Città del Vaticano, Libreria editrice vaticana, 2004, p. 834.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]