Laringalizzazione: differenze tra le versioni

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La laringalizzazione, o registro laringeo, in inglese vocal fry register (noto anche come registro ritmico, fonazione ritmica, scricchiolio, frittura vocale, croak, popcorning, sonaglio glottale, raschiare glottale, o strohbass) è il più basso registro vocale umano ed è prodotto attraverso un rilassamento della chiusura glottale che permette all'aria di "scoppiettare" lentamente con un suono schioccante o crepitante di una frequenza molto bassa. [1] Durante questa fonazione, le cartilagini aritenoidi nella laringe sono tirate insieme, il che fa sì che le corde vocali si comprimano piuttosto strettamente e diventino relativamente molli e compatte. Questo processo forma una massa ampia e irregolarmente vibrante all'interno delle corde vocali che produce il caratteristico suono a scoppiettio o a crepitìo quando l'aria passa attraverso la chiusura glottale. Il registro (se ben controllato) può estendersi molto al di sotto del registro vocale modale, in alcuni casi fino a 8 ottave più in basso, come nel caso di Tim Storms che detiene il record mondiale per la nota di frequenza più bassa mai prodotta da un umano, un G -7, che è solo 0,189 Hz, non udibile dall'orecchio umano.

Breve dimostrazione di un laringalizzazione. La prima parte è laringalizzata, l'ultima no.

Storia della classificazione nel registro vocale

La laringalizzazione, o registro ritmico, è stato un registro riconosciuto e identificabile nel mondo anglosassone solo negli ultimi decenni, ma il suo suono caratteristico è stato riconosciuto molto prima. La discussione sul registro vocale ritmico, o pulsante, è iniziata prima nel campo della fonetica e della logopedia e non è entrata nel vocabolario dei pedagogisti della musica vocale fino all'inizio degli anni '70, essendo inizialmente controverso. Tuttavia, la polemica che circonda il termine nella musica si è attenuata dal momento in cui sono seguite ulteriori ricerche sul suo uso nel contesto del canto. [1] In particolare, la videoregistrazione da parte di Margaret Greene dei processi fisiologici che si verificano nel corpo durante la fonazione laringalizzata ha offerto una solida dimostrazione che questo tipo di fonazione vocale dovrebbe essere considerato un registro sia nella patologia del linguaggio sia nelle prospettive della musica vocale. Come con qualsiasi altro registro vocale, il registro di laringalizzazione ha un modello vibratorio unico delle corde vocali, una certa serie di toni, e un certo tipo di suono che lo distingue dagli altri registri vocali. [2]

Nel discorso

La discussione sul registro laringeo è molto più frequente nei libri relativi alla fonetica e alla logopedia più che in quelli che trattano di canto. Alcune autorità considerano l'uso della laringalizzazione nel discorso una disfonia, ma altri la considerano tale solo se viene usata eccessivamente [1] come Hollien, Moore, Wendahl e Michel:

È semplicemente nostro intento di suggerire che ordinariamente il registro laringeo costituisca uno dei vari tipi di produzione vocale fisiologicamente disponibili sul continuum di frequenza e quindi, di per sé, non sia logicamente classificato tra le patologie laringee. Mentre l'uso eccessivo del registro laringeo potrebbe portare a una diagnosi di disturbo della voce, questa qualità è troppo spesso udita nelle voci normali (specialmente nelle inflessioni discendenti in cui la voce fondamentalmente scende sotto le frequenze del registro modale) per essere esclusivamente un disturbo. " [3]

Questo sembra essere l'opinione prevalente tra i logopedisti oggi. Molti sono pronti a precisare che sebbene il registro venga usato in minima parte nei pattern di discorso normali, l'uso continuo di un tale modello lo rende "non-utilitario" o patologico. [1]

Esistono alcune prove dell'aumento di laringalizzazione nella voce di giovani donne parlanti inglese americano all'inizio del XXI secolo, [4] [5] [6] [7] [8] ma l'estensione e il significato della sua frequenza sono contestati. [9] [10] ricercatore Ikuko Patricia Yuasa suggerisce che la tendenza è un prodotto del tentativo delle giovani donne che cercano di infondere il loro discorso di gravità attraverso il raggiungimento del registro maschile e scopre che "gli americani in età universitaria [...] percepiscono la femmina voce scricchiolante come esitante, non aggressiva e informale, ma anche educata, "urban-oriented", e "upwardly mobile". [4]

Alcune lingue, come Jalapa Mazatec, usano il registro laringeo (voce gracchiante) come un marcatore linguisticamente significativo; la presenza o l'assenza di ritmi laringei può quindi modificare il significato di una parola. [11]

Uno studio nazionale del 2014 su adulti americani ha rilevato che il parlato laringeo veniva percepito in modo più negativo rispetto a una voce nel registro modale, in particolare in un contesto di mercato del lavoro. [12] Nelle giovani donne adulte, era percepito come meno affidabile, meno competente, meno attraente e meno impiegabile. [12] La valutazione negativa era più forte quando anche il valutatore era una donna. [13]

Lo studio nazionale di 800 ascoltatori di tutte le età ha scoperto che le persone che prendono decisioni di assunzione preferivano voci che non utilizzassero registro faringeo. [12] Una limitazione dello studio era che i campioni vocali laringalizzati erano prodotti da imitatori piuttosto che da parlanti naturai. Ciò suggerisce che sono necessarie ulteriori ricerche, in quanto la reazione negativa potrebbe essere attribuibile ad altri fattori. [12] [14]

In madrelingua di inglese americano, le giovani donne usano la laringalizzazione più frequentemente rispetto agli uomini. Alla richiesta di leggere un passaggio, le parlanti femmine hanno utilizzato la frittura vocale un numero di volte quattro volte superiore rispetto ai parlanti maschi. [15]

Nel canto

Il suono gracchiante prodotto da cantanti maschi all'inizio di frasi nella musica country americana viene prodotto dal trasferimento della voce da questo al registro modale. All'interno della musica corale, quando i bassi veri non sono disponibili, i cori si affidano spesso a cantanti che possono "friggere" le note di basso. Cantanti come Tim Storms, Mike Holcomb e vari altri cantanti gospel usano questa tecnica per cantare toni molto bassi. Alcuni stili di canto popolare mostrano il registro laringeo nella voce femminile. Il vocal fry viene anche utilizzato nella musica metal, solitamente in combinazione con l'aria proveniente dal diaframma, al fine di creare un "ringhio" o "urlo", dal suono aggressivo e duro. [16]

L'uso principale della frittura vocale è quello di ottenere toni di frequenza molto bassa, che non sono disponibili per il cantante nel registro modale. Sebbene la produzione fisiologica del registro laringeo possa essere estesa nel registro modale, la maggior parte dei pedagoghi vocali scoraggia tali pratiche, poiché potrebbe causare danni alle corde vocali. Inoltre, molti insegnanti di canto scoraggiano i cantanti dall'usare frequentemente il registro, poiché potrebbe causare la perdita di alcune delle note superiori nel registro modale. In alcuni casi, i pedagoghi vocali hanno trovato utile l'uso della laringalizzazione per gli studenti che hanno difficoltà a produrre note più basse. I cantanti spesso perdono le loro note basse o non imparano mai a produrle a causa dell'eccessiva tensione dei muscoli laringei e del meccanismo di supporto che porta a troppa pressione respiratoria. [1] [2]

Alcuni stili di canto armonico come il kargyraa di tuva usano tecniche vocali simili al vocal fry. [17]

Guarda anche

Note

  1. ^ a b c d e James McKinney, The Diagnosis and Correction of Vocal Faults, 1994.
  2. ^ a b Margaret Greene e Lesley Mathieson, The Voice and its Disorders, 2001.Template:Page needed
  3. ^ Cooper, Morton (1973). Modern Techniques of Vocal Rehabilitation
  4. ^ a b I. P. Yuasa, Creaky Voice: A New Feminine Voice Quality for Young Urban-Oriented Upwardly Mobile American Women?, in American Speech, vol. 85, n. 3, 2010, pp. 315–37, DOI:10.1215/00031283-2010-018.
  5. ^ Lesley Wolk, Nassima B. Abdelli-Beruh e Dianne Slavin, Habitual Use of Vocal Fry in Young Adult Female Speakers, in Journal of Voice, vol. 26, n. 3, 2012, pp. e111–6, DOI:10.1016/j.jvoice.2011.04.007, PMID 21917418.
  6. ^ Marissa Fessende, 'Vocal Fry' Creeping Into U.S. Speech, su Science Now, American Association for the Advancement of Science, December 9, 2011. URL consultato il December 14, 2011.
  7. ^ Get Your Creak On: Is 'Vocal Fry' a Female Fad?, in Time, December 15, 2011.
  8. ^ Mike Vuolo, Vocal fry or creaky voice in young American women, on Lexicon Valley, in Slate, 2 gennaio 2013. URL consultato il 28 luglio 2015.
  9. ^ Rebecca Greenfield, Vocal Fry Isn't Just for College Girls, su The Atlantic Wire, The Atlantic, December 12, 2011. URL consultato il December 14, 2011.
  10. ^ Veronique Greenwood, The Linguistic Phenomenon Du Jour: Vocal Fry, su Discover, December 13, 2011. URL consultato il December 14, 2011.
  11. ^ Michael Ashby e John A. Maidment, Introducing Phonetic Science, Cambridge University Press, 2005, p. 98, ISBN 978-0-521-00496-1.
  12. ^ a b c d Rindy C. Anderson, Casey A. Klofstad e William J. Mayew, Vocal Fry May Undermine the Success of Young Women in the Labor Market, in PLOS ONE, vol. 9, n. 5, May 28, 2014, p. e97506, DOI:10.1371/journal.pone.0097506, PMID 24870387.
  13. ^ "Employers look down on women with vocal fry" The Atlantic, May 29, 2014
  14. ^ Christina Sterbenz, The Truth About 'Vocal Fry' — The Speech Trend That's Supposedly Hurting Your Chances Of Getting Hired, August 12, 2014. URL consultato il 5 December 2014.
  15. ^ Nassima Abdelli-Beruh, Prevalence of Vocal Fry Young Adult Male American English Speakers, in Journal of Voice, vol. 28, n. 2, Mar 2014, pp. 185–190, DOI:10.1016/j.jvoice.2013.08.011, PMID 24315658.
  16. ^ John Large, Towards an Integrated Physiologic-Acoustic Theory of Vocal Registers, in The NATS Bulletin, vol. 28, February–March 1972, pp. 18–36.
  17. ^ [1] Archiviato il July 6, 2010 Data nell'URL non combaciante: 6 luglio 2010 in Internet Archive.

Riferimenti

  • Morton Cooper, Modern Techniques of Vocal Rehabilitation, Charles C. Thomas, 1973.
  • Margaret Greene, The Voice and its Disorders, John Wiley & Sons; 6th Edition, 2001, ISBN 978-1-86156-196-1.
  • John Large, Towards an Integrated Physiologic-Acoustic Theory of Vocal Registers, in The NATS Bulletin, vol. 28, February–March 1972, pp. 30–35.
  • James McKinney, The Diagnosis and Correction of Vocal Faults, Genovex Music Group, 1994, ISBN 978-1-56593-940-0.
  • J.W. Van den Berg, Vocal Ligaments versus Registers, in The NATS Bulletin, vol. 19, December 1963.