Zhuāngzǐ (libro)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Zhuangzi
AutoreZhuangzi
1ª ed. originale
GenereSaggio
Lingua originalecinese

Lo Zhuangzi (storicamente romanizzato Chuang Tzŭ) è un antico testo cinese che, insieme al Tao Te Ching, costituisce uno dei due testi fondamentali del Taoismo.[1] Fu scritto durante il tardo periodo dei regni combattenti (476-221 a.C.) ed è intitolato al suo tradizionale autore, Zhuangzi.[2]

Lo Zhuangzi è composto da storie e massime che esemplificano la natura dell'ideale saggio taoista. Contiene numerosi aneddoti, allegorie, parabole e favole, spesso espresse con irriverenza o umorismo. I temi ricorrenti includono l'abbracciare la spontaneità e raggiungere la libertà dal mondo umano e dalle sue convenzioni. Attraverso tutto il testo, l'obiettivo è illustrare l'arbitrarietà e la falsità ultima delle dicotomie normalmente abbracciate dalle società umane, come quelle tra bene e male, grande e piccolo, vita e morte, o uomo e natura. In contrasto con l'attenzione alla buona morale e al dovere personale espressa da molti filosofi cinesi del periodo, Zhuangzi promuoveva l'errare spensierato e il seguire la natura, attraverso i quali si sarebbe infine diventati uno con la "Via" (Tao).[3]

Sebbene l'apprezzamento per l'opera si concentri spesso sulla sua filosofia, lo Zhuangzi è anche considerato una delle più grandi opere letterarie del canone classico cinese. Ha influenzato significativamente importanti scrittori e poeti cinesi per più di due millenni, con il primo commento attestato sull'opera scritto durante la dinastia Han (202 a.C. - 220 d.C.). È stato definito "il testo più importante per lo studio della letteratura cinese prima della Dinastia Qin".[4]

Capitoli interni 內篇 (nèipiān)

[modifica | modifica wikitesto]

Capitolo 1: Vagabondaggi liberi senza meta

[modifica | modifica wikitesto]
Storia del pesce Kun e dell'uccello Peng
[modifica | modifica wikitesto]

Il capitolo si apre con una descrizione immaginativa e poetica del pesce gigante Kun e dell'uccello Peng. Secondo la narrazione, Kun è un enorme pesce che vive nel mare settentrionale e, quando si trasforma, diventa l'uccello Peng, con ali così vaste che oscurano il cielo quando vola. Peng vola da nord a sud in un viaggio che simboleggia la libertà e la vastità dell'universo, rappresentando l'idea taoista di trascendere i limiti del mondo ordinario. Il capitolo continua con una riflessione sulla relatività delle percezioni umane. Zhuangzi ci invita a considerare come ciò che è grande o piccolo, lungo o corto, potente o debole, sia relativo. C'è un passaggio in cui si discute del rospo che vive in un pozzo e crede che il mondo sia limitato alla sua piccola visuale. Questo confronto sottolinea l'idea che ogni essere vede il mondo da una prospettiva limitata, e solo trascendendo queste prospettive limitate si può raggiungere la vera libertà.[5]

Storia dell'albero inutile
[modifica | modifica wikitesto]

Zhuangzi esplora anche la nozione di "inutile" come una qualità positiva. Parla di un grande albero che, essendo troppo nodoso e contorto per essere usato dai falegnami, è lasciato indisturbato a crescere. Questo simbolo dell'inutilità si rivela invece una benedizione, permettendo all'albero di vivere una lunga vita indisturbata. Qui, Zhuangzi sfida le nozioni convenzionali di utilità e successo, sostenendo che l'inutilità apparente può essere una via verso la vera libertà e realizzazione.[6]


  1. ^ Sabbadini, Quarta di copertina
  2. ^ Sabbadini, pp. IX-XLII
  3. ^ Sabbadini, pp. IX-XLII
  4. ^ Mair, p. 20
  5. ^ Sabbadini, pp. 1-8
  6. ^ Sabbadini, pp. 1-8

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]