Dusicyon australis

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Dusicione
Stato di conservazione
Estinto (1876)[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Ordine Carnivora
Famiglia Canidae
Sottofamiglia Caninae
Sottotribù Cerdocyonina
Genere Dusicyon
Specie D. australis
Nomenclatura binomiale
Dusicyon australis
Kerr, 1792

Il dusicione (Dusicyon australis Kerr 1792), detto anche lupo antartico, volpe delle Falkland, lupo-volpe o warrah, era un canide cerdocionino endemico delle Isole Falkland. Unica specie del suo genere, è stata la prima fra i canidi ad estinguersi in tempi storici, con l'ultimo esemplare segnalato nel 1876.

Esso era presente sia sull'isola occidentale che su quella orientale delle Falkland, con popolazioni che mostravano differenti caratteristiche secondo Charles Darwin, il quale ne annotò una descrizione nel suo diario di viaggio.[2] Il pellame del dusicione era di color tenné, ad eccezione del sottogola e dell'apice della coda bianchi. La sua dieta non è stata descritta in modo esaustivo prima dell'estinzione, ma è probabile che avesse una dieta simile a canidi della sua taglia, comprendente uccelli, quali anatidi e pinguini, nonché insetti e carogne.[3] Come altri membri della sua famiglia, è stato ipotizzato inoltre che realizzasse delle tane.[4]

In passato si riteneva che il dusicione fosse strettamente imparentato con i canidi del genere Lycalopex, fra cui il culpeo, che è stato introdotto alle isole in tempi moderni, ma nel 2009 un'analisi cladistica del DNA ha rivelato che la specie ad esso più vicina è il crisocione del Sudamerica, dal quale si diversificò circa 6.7 milioni di anni fa.[5]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Illustrazione di dusicione da Zoology of the Voyage of H.M.S. Beagle

La prima segnalazione fu da parte del Capitano John Strong nel 1609.[6] Strong catturò un esemplare e cercò di riportarlo in Europa, ma la creatura si buttò nel mare quando fu spaventata dallo sparo dei cannoni durante uno scontro con una flotta francese.[6][7] Louis Antoine de Bougainville, che stabilì il primo insediamento sulle Falkland, lo nominò loup-renard.[8]

Illustrazione di John Gerrard Keulemans (1842–1912)

Quando Charles Darwin visitò le isole nel 1833, trovò la specie sia sul Falkland occidentale che orientale, notando che la specie non dimostrava timore verso l'uomo. L'animale era già raro a quel periodo sul Falkland orientale, e i suoi numeri stavano rapidamente diminuendo sul Falkland occidentale. Nel 1865, scomparve dalla parte est del Falkland orientale. Darwin predisse che il dusicione si sarebbe presto unito al dodo nell'estinzione. Fu infatti cacciato per la sua pelliccia pregiata, e i pastori lo avvelenavano, considerandolo una minaccia per le pecore.[1] Sulle isole non c'erano foreste in cui la specie potesse rifugiarsi, e la sua mancanza di timore verso l'uomo lo rendeva una preda facile da adescare e uccidere con un bastone o un pugnale.

Un esemplare vivo fu portato allo Zoo di Londra nel 1868[9] e un altro nel 1870. Nessuno dei due sopravvisse a lungo. Solo una dozzina di esemplari museali esistono oggi.[10] L'ultimo esemplare fu ucciso nel 1876 a Shallow Bay nel Falkland Occidentale.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) Dusicyon australis, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ Charles Darwin, Narrative of the surveying voyages of His Majesty's Ships Adventure and Beagle between the years 1826 and 1836, describing their examination of the southern shores of South America, and the Beagle's circumnavigation of the globe. Journal and remarks. 1832–1836. (The Voyage of the Beagle), III, London, Henry Colburn, 1839, pp. 149–150.
  3. ^ Glover Morrill Allen, Extinct and vanishing mammals of the Western Hemisphere: with the marine species of all the oceans, Cooper Square Publishers, 1942, pp. 400-403
  4. ^ Steve Massam, The Evans Warrah, The Identification, su falklands-museum.com, Falkland Islands Museum and National Trust. URL consultato il 4 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2011).
  5. ^ G. J. Slater, O. Thalmann, J. A. Leonard, R. M. Schweizer, K.-P. Koepfli, J. P. Pollinger, N. J. Rawlence, J. J. Austin, A. Cooper e R. K. Wayne, Evolutionary history of the Falklands wolf (PDF), in Current Biology, vol. 19, n. 20, 3 novembre 2009, pp. R937–R938, DOI:10.1016/j.cub.2009.09.018, ISSN 0960-9822 (WC · ACNP), PMID 19889366 (archiviato dall'url originale il 4 giugno 2013).
  6. ^ a b The First Sighting, su falklands-museum.com, Falkland Islands Museum and National Trust.. URL consultato l'8 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2012).
  7. ^ Rosamond Wolff Purcell, Swift as a shadow: extinct and endangered animals, Houghton Mifflin Co., 20 maggio 1999, ISBN 978-0-395-89228-2. URL consultato il 4 settembre 2011.
  8. ^ Chisholm, Hugh, ed. (1911). "Falkland Islands". Encyclopædia Britannica. 10 (11th ed.). Cambridge University Press. p. 152.
  9. ^ A Falklands Wolf in London, su falklands-museum.com, Falkland Islands Museum and National Trust.. URL consultato l'8 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2012).
  10. ^ New Clues To Extinct Falklands Wolf Mystery, in EurekAlert, Science Daily, 3 novembre 2009. URL consultato il 3 settembre 2011.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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