Villino Casati
Villino Casati | |
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Villino Casati, via Piemonte | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Località | Roma |
Indirizzo | via Piemonte |
Coordinate | 41°54′28.05″N 12°29′38.59″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Costruzione | 1906 |
Inaugurazione | 1906 |
Stile | eclettico |
Uso | uffici |
Realizzazione | |
Architetto | Achille Majnoni d'Intignano |
Ingegnere | Carlo Pincherle |
Committente | Casati Stampa di Soncino |
Il villino Casati è un edificio situato in via Piemonte 51, a Roma (R. XVII Sallustiano).
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Fu costruito nel 1906, ad opera dall'ingegner Carlo Pincherle (padre di Alberto Moravia), su progetto dell'architetto milanese Achille Majnoni d'Intignano (1855 - 1935) e su committenza della famiglia Casati Stampa di Soncino.[1]
Il villino, residenza romana della marchesa Luisa Casati[2], si configura come un parallelepipedo di due piani fuori terra più seminterrato ed attico (secondo piano ribassato), coronato da una balaustra. Si trova in posizione arretrata rispetto all'asse viario, e con asse maggiore perpendicolare a quest'ultimo. La facciata principale è esposta a sud, ed è caratterizzata da un breve avancorpo seguito da un pronao con scala, ornato da quattro colonne di ordine tuscanico in travertino e sovrastato da una terrazza cinta da una balaustra. L'accesso principale all'edificio si trova in corrispondenza del pronao, mentre un ingresso di servizio è presente sul lato nord.
Due cancelli in ferro battuto si aprono su via Piemonte, in corrispondenza delle facciate sud e nord, ed immettono in due vialetti d'accesso al giardino, adornato da palme ad alto fusto e nel quale (lato est) è presente una dépendance.
Il villino si ispira ad un sobrio classicismo, con le facciate demarcate da lesene e cornici marcapiano; all'interno si trovano decorazioni a stucco, affreschi e pavimenti in marmo o parquet; dispersi sono invece l'arredo e il mobilio d'origine.
Il villino, che fu teatro della vita mondana della capitale nel primo Novecento, ospitò anche Gabriele D'Annunzio[3]. Oggi l'edificio è adibito ad uffici ed è aperto al pubblico solo in occasioni speciali.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Villino Casati, su info.roma.it. URL consultato il 7 giugno 2018.
- ^ Villino Casati, su palazzi.abi.it. URL consultato il 7 giugno 2018.
- ^ Invito a palazzo, tra alcove e cortili segreti, su roma.repubblica.it. URL consultato il 7 giugno 2018.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- "Le vicende edilizie di Roma dal 1870 ad oggi", Marcello Piacentini, ed. Fratelli Palombi, 1952
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Villino Casati