Villa Lalatta Costerbosa

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Villa Lalatta Costerbosa
Lato ovest
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneEmilia-Romagna
LocalitàMontechiarugolo
Indirizzovia Resga 3
Coordinate44°42′08.7″N 10°25′43.8″E / 44.702417°N 10.428833°E44.702417; 10.428833
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneXV secolo - 1873
Stileneoclassico
Realizzazione
Proprietariofamiglia Lalatta Costerbosa
Committentefrati francescani, Egidio Rossini, conte Antonio Costerbosa

Villa Lalatta Costerbosa, nota anche come villa La Vignazza, è un edificio in stile neoclassico situato in via Resga 3 a Montechiarugolo, in provincia di Parma.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'originario edificio fu costruito nel XV secolo per volere dei frati francescani del vicino convento di Santa Maria delle Grazie, probabilmente con funzioni di ospizio.[1]

I monaci furono allontanati dalla loro proprietà nel 1811, a causa dei decreti napoleonici relativi alla soppressione degli ordini religiosi; mentre il monastero fu adibito a caserma militare,[2] l'oratorio del Romito e le terre annesse, comprendenti anche l'antico ospizio, furono acquistati nel 1817 dal capitano Egidio Rossini; il nuovo proprietario avviò i lavori di ampliamento della struttura tardo-medievale, che trasformò in villa neoclassica, in adiacenza alla quale fece inoltre costruire le serre per gli agrumi e tracciare il giardino all'italiana.[1]

Nel 1843 la tenuta fu alienata al giudice Remigio Villa, mentre nel 1867 fu acquistata all'asta dal conte Antonio Costerbosa, che, allo scopo di adibirla a residenza estiva per la famiglia, intraprese nuovi lavori di ristrutturazione e decorazione dell'edificio e di trasformazione dell'oratorio del Romito in cappella gentilizia; le opere furono completate nel 1873 dalla figlia Faustina, moglie del marchese Antonio Lalatta, il quale aggiunse al proprio il cognome della moglie dando origine alla casata Lalatta Costerbosa.[1]

Alla fine del XX secolo furono avviati altri interventi di risistemazione della proprietà; le terre, anticamente occupate da vigneti, furono interamente recuperate all'uso agricolo unitamente alle barchesse e agli edifici rustici, la villa e la corte furono restaurate e le attigue scuderie furono trasformate in sale da ricevimento.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Viale d'ingresso

Il grande parco, circondato dai campi coltivati della tenuta di quasi 40 ettari, si estende a cavallo dell'alta scarpata del torrente Enza; la piccola corte con la villa e gli edifici annessi, collegata con la strada a ovest attraverso un vialetto, sorge in posizione panoramica sulla cima del rilievo, mentre l'oratorio del Romito, raggiungibile tramite uno stradello che si inoltra nella boscaglia, è collocato a nord-est sul fondo del pendio, in prossimità del corso d'acqua.[1]

Villa[modifica | modifica wikitesto]

La villa si estende su una pianta a L a nord della corte, allungandosi parallelamente al torrente Enza; a ovest, sorgono in adiacenza alla struttura le antiche scuderie e le barchesse, mentre il cortile in acciottolato, chiuso da due portali alle estremità orientale e occidentale, è affiancato a sud dagli edifici rustici.

La simmetrica facciata est della villa, interamente intonacata, si sviluppa su due livelli principali fuori terra; nel mezzo è collocato il portale d'ingresso, raggiungibile attraverso una scalinata di alcuni gradini, mentre al piano superiore si apre una portafinestra con balconcino centrale; in sommità, al culmine del tetto si innalza una torretta panoramica a pianta quadrata.[3]

All'interno nelle varie sale, ornate sulle pareti con decorazioni a tempera risalenti alla ristrutturazione completata nel 1873,[1] sono conservati ancora i grandi camini ottocenteschi; la villa è inoltre arricchita da porte a vetrate multicolori in stile liberty.[3]

Oratorio del Romito[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Oratorio del Romito.

Il piccolo oratorio, edificato in origine dai frati agostiniani della vicina abbazia di Santa Felicola tra l'XI e il XII secolo e donato nel 1530 dalla contessa Domitilla Trivulzio ai francescani del convento di Santa Maria delle Grazie, fu completamente ricostruito dai francescani tra la fine del XVII e l'inizio del XVIII secolo; adibito a cappella gentilizia dalla contessa Faustina Costerbosa, conserva nel presbiterio alcuni pregevoli affreschi tardo-seicenteschi, rinvenuti durante i restauri realizzati alla fine del XX secolo.[1]

Parco[modifica | modifica wikitesto]

Viale d'ingresso

Il parco si allunga a nord-est della villa, sul bordo dell'alta scarpata, in posizione panoramica sulla vallata.[4]

Il giardino, percorso da vialetti, è arricchito dalla presenza di numerosi alberi secolari,[4] tra cui roveri, roverelle, ippocastani, olmi e conifere; spiccano in particolare un leccio a doppio fusto e un antico cedro del Libano di notevoli dimensioni.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g Storia [collegamento interrotto], su vignazza.it. URL consultato il 9 maggio 2017.
  2. ^ Montechiarugolo, su digilander.libero.it. URL consultato il 9 maggio 2017.
  3. ^ a b La Villa, su villalavignazza.wixsite.com. URL consultato il 9 maggio 2017.
  4. ^ a b Sale ricevimenti Villa La Vignazza, su turismo.comune.parma.it. URL consultato il 9 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 16 luglio 2017).
  5. ^ Il parco secolare, su villalavignazza.wixsite.com. URL consultato il 9 maggio 2017.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]