Vardapet

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Un pastorale del vardapet con un serpente a due teste in alto, risalente al primo quarto del XIX secolo, conservato al Museo statale di storia di Mosca.

Un vardapet (in armeno վարդապետ?) o vartabed è un titolo dato agli ieromonaci altamente istruiti nella Chiesa apostolica armena e al clero vedovo e celibe.[1] Può essere generalmente tradotto in italiano con dottore,[2] monaco-dottore,[3] archimandrita,[4] dottore in teologia[5][6] e teologo.[7][8]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Ritratto di un vardapet di nome Mikayel di Arshak Fetvadjian (1909).

Il termine vardapet, che nell'armeno classico aveva il significato primario di "maestro"[9] è stato utilizzato nella Chiesa armena fin dai primi albori.[10] Mesrop Mashtots, il creatore dell'alfabeto armeno, è considerato il primo grande vardapet.[10] Un vardapet ha il diritto di interpretare le Scritture, predicare e, soprattutto, insegnare.[10] Il bastone di un vardapet (il gavazan) è un simbolo del suo ufficio.[11] Il titolo di vardapet richiede un'ordinazione speciale e non è detenuto da tutti i sacerdoti armeni di alto rango; non tutti i vescovi e patriarchi armeni raggiungono il grado di vardapet.[11][10]

La Chiesa armena ha quattordici gradi di vardapet, concessi ai sacerdoti celibi che hanno completato un'istruzione speciale e hanno presentato una tesi.[10] I primi quattro gradi di vardapet sono chiamati masnavor vardapetut’yun (gradi particolari o minori), mentre i restanti dieci sono chiamati tsayraguyn vardapetut’yun (superiori).[10][12] L'ordinazione dei nuovi vardapet era precedentemente condotta dai tsayraguyn vardapet, ma oggi è effettuata esclusivamente dai vescovi.[10] I canoni del vardapet furono registrati dal giurista e teologo medievale Mkhitar Gosh, mentre Gregorio di Tatev stabilì i quattordici gradi di vardapet e le regole per la loro concessione, che sono tutt'oggi utilizzati dalla Chiesa armena.[10] Mkhitar Gosh scrive che un chierico poteva ricevere il titolo di vardapet solo dopo l'esame da parte di un gruppo di due o tre vardapet.[13] Le orazioni presentate dagli aspiranti vardapet presso l'Università medievale di Gladzor sono state conservate in alcuni manoscritti armeni e trattano particolari temi filosofici e teologici.[13]

Komitas, uno dei vardapet più famosi, indossa il cappuccio del sacerdote armeno (veghar).

Il termine erkotasan vardapetk’, dodici vardapet, si riferisce ai primi dodici grandi capi ecclesiastici venerati nella Chiesa armena: Ieroteo il Tesmoteta, Dionigi l'Areopagita, Silvestro I, Atanasio di Alessandria, Cirillo di Gerusalemme, Efrem il Siro, Basilio di Cesarea, Gregorio di Nissa, Gregorio Nazianzeno, Epifanio di Salamina, Giovanni Crisostomo e Cirillo d' Alessandria.[10] Un certo numero di importanti autori armeni cristiani sono raggruppati sotto il nome t’argmanich’ vardapetk, ossia "interpreti vardapet": Mesrop Mashtots, Eliseo l'Armeno, Mosè di Corene, David l'Invincibile, Gregorio di Narek, Narsete il Grazioso, Giovanni di Odzun, Giovanni Orotnetsi e Gregorio di Tatev.[10]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ vardapèt, su www.treccani.it.
  2. ^ La Civiltà cattolica, La Civiltà cattolica, 1949, p. 41.
  3. ^ Giovanni Paolo II, Ai Religiosi della Congregazione Mechitarista armena, su www.vatican.va, 7 luglio 2001.
  4. ^ Villari, 1906, p. 240.
  5. ^ Nuova antologia, Direzione della Nuova Antologia, 1879, p. 350.
  6. ^ Bessarione pubblicazione periodica di studi orientali, Tip. S. Bugiardini, 1897, p. 71.
  7. ^ Giuseppe Cappelletti, L'Armenia opera di Giuseppe Cappelletti, Stamperia e fonderia Fabris, 1842, p. 161.
  8. ^ Vaccaro, 2010, p. 47.
  9. ^ Bernardino Pianzola, Dizionario gramatiche, e dialoghi Per apprendere le lingue Italiana, Latina, Greca-volgare, e Turca: Il tutto disteso in due tomi in carattere Latino, Dalli Conzatti., 1781, p. 132.
  10. ^ a b c d e f g h i j Ghazaryan, 2002, pp. 971-972.
  11. ^ a b Tamcke, 2011
  12. ^ Vaccaro, 2010, p. 135.
  13. ^ a b Sanjian, 1991, p. 23.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]