Utente:Zanekost/Sandbox/Trionfo dell'eloquenza

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Trionfo dell'eloquenza
AutoreGiambattista Tiepolo
Data1725-1726
Tecnicaaffresco
UbicazionePalazzo Sandi, Venezia

Il Potere dell'eloquenza, o il Trionfo dell'Eloquenza, è un affresco di Giambattista Tiepolo, databile al 1724-1725 e ubicato a Palazzo Sandi a Venezia. Il palazzo è attualmente sede dell'Associazione nazionale costruttori edili (ANCE) di Venezia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Viene considerato uno dei primi affreschi su soffitto eseguiti da Tiepolo, è preceduto dall' Asssunta nella parrocchia vecchia di Biadene[1], dallo Zefiro e Aurora di Massanzago[2], la piccola Santa Lucia in gloria nella parrocchiale di Vascon, mentre è possibile un'esecuzione leggermente più tarda dell'Apoteosi di santa Teresa agli Scalzi[3]. Sicuramente è il primo di questo genere allegorico-mitologico realizzato a Venezia[4]. Venne commissionato da Tomaso Sandi a compimento del rifacimento del palazzo di famiglia ad opera di Domenico Rossi. I Sandi erano una famiglia di avvocati di origine feltrina che avevano acquistato il tiolo di patrizi veneziani nel 1685 versando alla Repubblica 100.000 ducati.

La commissione per la decorazione della sala comprendeva oltre ad un fregio di Nicolò Bambini attorno all'affresco anche cinque teleri affissi alle pareti, tre del Tiepolo e due del Bambini.

Vincenzo Da Canal nella sua Vita di Gregorio Lazzarini (1732) descrisse il soffitto come «quattro storie indicanti la Eloquenza sotto altri jeroglifici». In Da Canal la definizione come geroglifici appare peggiorativa, anche se più tardi lodò in Tiepolo «uno spirito si franco e pittoresco»[5], è comunque rilevante che già allora venisse identificato il tema nell'eloquenza. E sicuramente il critico aveva potuto consultare Tommaso o Vettor Sandi essendone entrato in casa[6]. George Knox, considerando il ruolo dei committenti, ha precisato qual era per loro il senso del ciclo: il linguaggio è la base essenziale della civilizzazione, mentre l'eloquenza è la maggiore forma del linguaggio, non meno preziosa della nobiltà[7].

Due moderni studi sull'opera, sostanzialmente contemporanei[8][9], hanno individuato tra i riferimenti che hanno portato alla scelta dei soggetti, che altrimenti trovano difficoltà ad essere collegati al tema dell'eloquenza e del diritto, la Scienza Nuova di Giambattista Vico, la cui filosofia è per certi versi accostabile a quella di Hobbes. E in effetti Iil figlio del committente dell'affresco, Vettore Sandi, aveva peraltro diffuso con alcuni suoi scritti la filosofia di Vico a Venezia. La Scienza Nuova è infarcita di rimandi alla mitologia. Fa notare Ton[8] che «all'interno di questa prospettiva evoluzionistica, Orfeo e Anfione vengono più volte chiamati in causa quali "poeti teologi", cioè i primi che, nell'età eroica, imposero agli uomini le leggi civili. Dietro l'ammaestramento delle fiere dell 'uno e la costruzione delle mura di Tebe da parte dell'altro Vico vede infatti il passaggio "dall 'esser ferino" all'umanità vera e propria: fu dei poeti la prima scienza legislatrice del mondo.»

La letteratura accredita la serie dei dipinti tra il 1724, fine dei lavori di edilizi, e il 1726, immediatamente prima dei documentati lavori del Tiepolo per i Dolfin a Udine e Venezia e che effettivamente risultano stilisticamente successivi[10][11]. Alcuni degli annunci giornalistici del restauro li riferiscono la commissione all'imminente matrimonio del figlio[12] che però sposò Elisabetta Donà, figlia di Giustino, nel 1734; invece nel 1726, a dicembre e appena terminati gli studi, divenne avvocato delle Corti di San Marco[13].

I cinque teleri passarono per successioni ereditarie nella villa Villa Piovene-Da Schio a Castelgomberto, furono messi all'asta il 30 maggio 2006[14] e dal novembre dello stesso anno i tre di Giambattista sono esposti nel Rome Cavalieri Waldorf Astoria Hotel[15].

L'affresco con la sua cornice è invece rimasto in situ. Nel 2021 l'ANCE ha presentato l'accurato restauro dei dipinti del soffitto, commissionato in occasione del 75º anniversario dell'associazione[16].

Descrizione e stile[modifica | modifica wikitesto]

Non potendo contare su una antica nobiltà della famiglia, e quindi illustrare dei riferimenti storici il nome della casata, fu scelto di celebrare allegoricamente invece la professione praticata da alcune generazioni dei Sandi: cioè l'eloquenza, emblema dell'avvocatura. Per illustrare questa allegoria dell'eloquenza Tiepolo utilizzò soggetti mitologici distribuendoli in quattro scene sui lati attorno allle figure centrali di Mercurio, dio dell’Eloquenza, e Minerva, dea della Sapienza.

La prima scena visibile di fronte alla porta della sala è Anfione costruisce le mura di Tebe con la forza della musica. Di primo acchito ci coglie l'aspetto puramente descrittivo in cui i macigni si librano, sostenuti dalla melodia di Anfione, a formare la merlata muraglia rotonda (forse ispirata da una stampa rappresentante la tomba di Cecilia Metella[17]) e la cordiale messa in scena degli astanti stupiti, compreso il divertissemment del cane attonito e del putto che, sbucando dall'abbraccio della madre, unico fra tutte le figure, fissa oltre il dipinto verso gli osservatori[18]. Un'analisi più approfondita porta ad immaginare che la richiesta del Sandi intendesse sottolineare, secondo la filosofia di Vico, la costruzione della comunità governata dagli "ottimati" rappresentati individualmente da ciascuna delle corde che la lira riunisce in una comunità con le sue leggi[19].

Sui due lati corti a sinistra è Bellerofonte e la Chimera, a destra Ercole Gallico.

L'altro lato lungo porta la scena di Orfeo ed Euridice.

differenze con il bozzetto[20]

illusione prospettica del sotto in su

transizione verso il colore veronesiano non col solo schiarimento come in Ricci o Pellegrini ma anche nella coloritura delle ombre come nel volto del putto

Stile[modifica | modifica wikitesto]

Le figure sono scorciate dal basso contro il cielo in pose teatrali, secondo il tipico stile di Tiepolo (si vedano ad esempio gli affreschi di villa Baglioni a Massanzago).

Altre opere per la sala[modifica | modifica wikitesto]

Sempre per sviluppare la medesima tematica furono realizzate altre opere per la stessa sala.

Fregio del Bambini[modifica | modifica wikitesto]

L'ultra settantenne Nicolò Bambini, realizzò un fregio che, a mo' di cornice, borda l'affresco centrale lungo le curvature che raccordano le pareti al soffitto. In questo caso non si tratta di un affresco ma di monocromi dipinti a olio su tela incollati successivamente all'intonaco.

Allegoria della lascivia” o “Umanità primitiva

XXX+ «riuscendo a rinnovare con esito felice l'animazione sfrenata dei fregi rinascimentali e barocchi»[21].

xxx+ rappresenta invece l'"Umanità primitiva", cioè gli uomini in lotta fra loro nello "stato di natura".

Teleri delle pareti[modifica | modifica wikitesto]

Alle pareti, in posizioni ancora riconoscibili grazie alle cornici a stucco dagli angoli smussati ancora conservate in situ, erano le altre cinque tele del complesso decorativo. Tutte alte 270 cm, le tre verticali (larghe 130 cm circa)xerano disposte sulla nella parete lunga, dov'è l'unico accesso alla sala di fronte al finestrato, e due orizzontali (larghe 520 cm circa) erano affacciate, l'una di fronte all'altra, sulle pareti brevi.

xxx+ Tiepolo ne dipinse due verticali (Apollo e Marsia, Ercole e Anteo) e una orizzontale (Ulisse scopre Achille tre le figlie di Licomede).

xxx+ Bambini l'altra orizzontale (Coriolano alle porte di Roma) e l'altra verticale (Tre Grazie)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gemin-Perocco 1993, p. 222.
  2. ^ Gemin-Perocco 1993, p. 226.
  3. ^ Gemin-Pedrocco 1993, p. 233.
  4. ^ Christiansen 1996, p. 76.
  5. ^ Vincenzo Da Canal, Della maniera del dipignere moderno, 1735, pubblicato postumo nel Mercurio Filosfico, Letterario e Poetico, marzo 1810.
  6. ^ Armstrong 2005, p. 684.
  7. ^ Knox 1993, p. 141.
  8. ^ a b Ton 2004
  9. ^ Armstong 2005
  10. ^ Gemin-Perocco 1993, pp. 59, 245-246.
  11. ^ Morassi 1950, pp. 15-16.
  12. ^ Vedi p.e. La luce e le tenebre: Tiepolo restaurato a palazzo Sandi, su Arte.it., Venezia, restaurato l'affresco di Tiepolo nel salone di Palazzo Sandi, su Finestre sull'Arte. oppure Tiepolo s’inchina al committente, su Il Giornale dell'Arte.
  13. ^ Luca Rossetto, SANDI, Vettore Felice, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 90, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2017. e
  14. ^ Giambattista Tiepolo (Venezia 1696-1770 Madrid) e Nicolò Bambini (Venezia 1651-1739), su Sotheby's.
  15. ^ Collezione d’arte Rome Cavalieri, su Rome Cavalieri.
  16. ^ Restaurato il soffitto affrescato da Tiepolo a Palazzo Sandi a Venezia, su artemagazine.it.
  17. ^ Mariuz 1998, p. 35.
  18. ^ Gemin-Pedrocco 1993, p. 59.
  19. ^ Armstrong 2005, p. 652.
  20. ^ Seydl 2005, pp. 24-25.
  21. ^ Roberto Radassao, Nicolò Bambini "Pittore pronto spedito ed universale", in Saggi e memorie di storia dell'arte, vol. 22, Venezia, Fondazione Giorgio Cini, 1998, p. 143.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Antonio Morassi, Tiepolo, 2ª ed., Bergamo, Istituto italiano d'arti grafiche, 1950.
  • Guido Piovene e Anna Pallucchini, L'opera completa di Giambattista Tiepolo, Milano, Rizzoli, 1968.
  • Bernard Aikema, Nicolò Bambini e Giambattista Tiepolo nel salone di palazzo Sandi a Venezia, in Arte Veneta, vol. 40, Venezia, Fondazione Giorgio CIni, 1986.
  • George Knox, Ca' Sandi: La forza della eloquenza, in Arte/Documento, n. 7, 1993, pp. 135-146.
  • Massimo Gemin e Filippo Pedrocco, Giambattista Tiepolo – i dipinti, opera completa, Venezia, Arsenale, 1993.
  • Keith Christiansen, Le decorazioni di Palazzo Sandi, in Giambattista Tiepolo 1696-1996, Milano, Skira, 1996, pp. 76-81.
  • Adriano Mariuz, Alcune fonti visive di Giambattista Tiepolo, in Lionello Puppi (a cura di), Giambattista Tiepolo nel terzo centenario della nascita, Padova, il Poligrafo, 1998.
  • Denis Ton, Tiepolo e Vico: il Trionfo dell'Eloquenza in palazzo Sandi, in Arte Veneta, n. 61, 2004, pp. 111-123.
  • (EN) Christopher Drew Armstrong, Myth and the New Science: Vico, Tiepolo, and the Language of the "Optimates", in The Art Bulletin, vol. 87, n. 4, dicembre 2005.
  • (EN) Jon L. Seydl, Fifteen Oil Sketches : GiambattistaTiepolo, Los Angeles, The J. Paul Getty Museum, 2005.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]