Utente:Zanekost/Sandbox/Francesco Fontebasso

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Francesco Domenico Fontebasso (Venezia, 4 ottobre 1707Venezia, 31 maggio 1769) è stato un pittore e incisore italiano, uno dei principali esponenti della pittura veneta nel periodo rococò. Stimato dai suoi contemporanei, sebbene gli imputassero una certa "crudezza", fu molto svalutato dalla critica ottocentesca per poi venire parzialmente recuperato nella seconda metà del novecento[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Francesco nacque da tale Domenico "biaccarol" e da Cattarina, era il quarto tra sette fratelli[2]. Il mestiere del padre per quanto umile fa pensare fa pensare che fin dalla più tenera età sia stato vicino alla pittura[3]. Fu dapprima allievo di Sebastiano Ricci. Il discepolato che era stato accennato dallo Zanetti è stato riconfermato nel 1931 dal ritrovamento presso il Castello Sforzesco di Milano del disegno inedito La lavanda dei piedi firmato in basso Francesco Fontebasso Veneto, scolaro di Sebastiano Ricci fece[4]. La cosa che rimase più discussa fu la successione degli studi del Fontebasso, chiarita dal ritrovamento e riordino di documenti, come l'atto di nascita che la anticipava di due anni rispetto a quanto si conosceva. Alla luce di questo risulta più realistico che abbia avuto prima un apprendistato presso il Ricci per poi recarsi a Roma su consiglio del maestro, nel 1728 ormai ventunenne [5]. Qui studente all'Accademia di San Luca, che lo formò in un'impianto classico chiaroscurale, presentò al Concorso Clementino del 1729 i due disegni La cena di Baldassarre e Adamo ed Eva (che restano le sue prime opere note) vincendo il terzo premio nel corso di pittura[2]. È senz'altro certo un soggiorno bolognese sulla via del ritorno a Venezia dove acquisì una visione accademica più plastica[2].

I primi suoi lavori furono d'ispirazione riccesca nella Adorazione dei Magi e l'Ultima Cena delle Gallerie dell'Accademia[6]. La realizzazione delle due pale in grisaglia su tavola dedicate ad Adamo ed Eva per la Villa Manin di Codroipo, ha posto alcune domande sui suoi rapporti con Tiepolo. Vista la corrispondenza del periodo, qualcuno ha supposto che possa averlo servito come aiuto nella frescatura del palazzo vescovile di Udine, rimane certo solo che Fontebasso possa aver visitato i lavori allora in corso[7] ed averne tratto ispirazione. Infatti fra i primi lavori di rilievo eseguiti a Venezia sono da annoverare i due comparti a fresco sulla volta della navata dei Gesuiti, la Visione di San Giovanni e la Apparizione degli angeli ad Abramo, dove appare ben visibile la suggestione tiepolesca nella disposizione spaziale della scena[8].

Trento 1[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1736 sposò Angela Maria Belli[9] e un paio di mesi dopo si trasferì con lei a Trento[10]. Qui dipinse un grande ciclo di affreschi nella Chiesa dell'Annunziata, in gran parte distrutti nel secondo bombardamento della città del maggio 1944, ma già accuratamente documentati dal Morassi che vi denota un atteggiamento ondivago tra tra gli insegnamenti del Ricci e lo stile più libero del Tiepolo[11]. Gli affreschi comprendevano la cupola con la «Madonna in gloria, tra il Padreterno e Cristo, circondata da una folla d'angeli, putti e Santi», nel tamburo alcune figure a grisaglia, nei pennacchi «quattro Sibille tra le nubi, coi libri aperti» in estasi, due grandi lunette con la i ed il Presepe, alcune figure di "spettatori" nel sottarco del presbiterio e la Cacciata degli angeli ribelli nel catino dell'abside[11]. Di tutte le opere dell'Annunziataquest'ultima è l'unica sopravvissuta al bombardamento. Morassi ricorda anche che nella chiesa furono presenti anche altre opere del Fontebasso, già scomparse all'epoca della pubblicazione: degli affreschi nell'annesso oratorio una pala ad olio con l'Annunciata[12].

Brescia 1[modifica | modifica wikitesto]

probabile che primi lavori a Brescia

Venezia[modifica | modifica wikitesto]

Contemporaneamente e negli anni successivi dipinse una grande quantità di opere a carattere storico, mitologico, di genere ed anche religioso per committenze private in palazzi veneziani o nelle ville del territorio, alcune ancora in situ altre disperse in collezioni private o musei, oltre ai numerosi lavori di tema sacro. Vale la pena di notare fra le opere visibili, almeno saltuariamente, gli affreschi allegorici sulla volta dello scalone di Ca' Farsetti (attuale municipio di Venezia), gli affreschi della villa di Sebastiano Uccelli poi Zenobio a Santa Bona di Treviso, medaglioni con allegorie delle virtù nella villa padronale e un grande ciclo storico nella barchessa, e il Trionfo di Venezia a palazzo Minotti-Barbarigo. Più difficili da vedere possono essere i due affreschi di Palazzo Duodo le Divinità dell'Olimpo e Bacco e Arianna o il cicli di Palazzo Boldù a San Felice – Giudizio di Paride, Diana ed Endimione –, quelli sui soffitti di palazzo Contarini del Bovolo – i comparti con le allegorie delle stagioni, il Sacrificio of Ifigenia, e l'apoteosi di un matrimonio – o il soffitto di Palazzo Bollani-Bernardi col suo gruppo di musicanti che si affacciano da una balaustrata. Un'idea di questi dipinti per l'aristocrazia veneziana si può avere dalle più piccole e amovibili tele esposte in alcuni musei ma di cui è problematico individuare la provenienza esatta. Tra questi numerosi dipinti si può citare La famiglia di Dario al cospetto di Alessandro del Dallas Museum of Art, probilmente parte di un ciclo alessandrino più ampio, o la simpatica Bambina che mangia, colta nell'atto di soffiare sul cucchiaio, del Nationalmuseum di Stoccolma, o anche il Sacrificio di Ifigenia, bozzetto o replica dell'affresco di Palazzo Contarini del Bovolo in una collezione privata.

poi chiese vv[modifica | modifica wikitesto]

San Leonardo tra i Santi Lorenzo Giustiniani, Andrea e Nicolò, chiesa di San Salvador

S. Ludovico e santi, Anzolo Rafael

Cena in casa di Simone fariseo, Scuola grande di San Fantin

Martirio di s. Margherita per l'omonima chiesa padova, una autografa

Arciconfraternita di S. Rocco, una Gloria del santo

Via Crucis per la chiesa di S. Maria del Giglio con le stazioni quarta e undicesima

trento 2[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1759 il F. ricevette l'incarico da parte del vescovo di Trento Felice Alberti d'Enno

Aronne davanti al faraone, la Caduta della manna, il Sacrificio di Isacco e il Vitello d'oro, caratterizzati da un linguaggio formale spigliato e armonioso + Buon samaritano e la Fuga in Egitto

1760, forse in collaborazione con il figlio Domenico, la Gloria del Paradiso nel soffitto della chiesa prepositurale di Montebelluna

pietroburgo[modifica | modifica wikitesto]

chiamato in Russia Tra il 1761 e il 1762

chiesa del palazzo d'inverno una Resurrezione (scomparsa nell'incendio del 1837) e sette tele per l'iconostasi, unico lavoro conservatosi

impegnava ad istruire gli allievi e a dipingere un quadro di argomento libero ma relativo alla corte. Il maestro onorò il contratto con una Allegoria dell'incoronazione di Caterina II

ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]

poi Accademia, Venezia vv, Brescia , Tolmezzo

affreschi che ornano l'oratorio di S. Carlino a Brescia + il palazzo Salvadego Martinengo Storie di Alessandro e Rossana nel grande salone e degli affreschi che celebrano le imprese di alcuni Martinengo intervento di aiuti, tra i quali il figlio Domenico

Madonna con Bambino e i ss. Mattino e Carlo Borromeo, dipinta per il duomo di Tolmezzo tra il 1762 e il 1764,

palazzo Diedo a Venezia con le scene allegoriche Il trionfo della Pace e della Giustizia, La Sapienza soccorre la virtù per sconfiggere il vizio, Ebe accolta nell'Olimpo 1765 c.

il ciclo con Episodi della vita dis. Pietro d'Alcantara conservato nella cappella a destra dell'altare maggiore della chiesa di S. Francesco della Vigna

Adorazione dei magi e il Passaggio del mar Rosso, le due pale per la chiesa parrocchiale di Brazzano di Cormons nei pressi di Gorizia, e la Visitazione della chiesa dei filippini a Chioggia che fu commissionata al F. pochi mesi prima della morte

riprendere[modifica | modifica wikitesto]

Fontebasso guadagnò buona fama nella città natale tanto da aprirvi una scuola e dal 1734 a 1768 fu iscritto alla fraglia dei pittori[2].

NNNOOO Nello stesso periodo trentino sono i sei dipinti (di cui tre rubati nel 1979) per la chiesa parrocchiale di Povo[13] – un Presepe, la Risurrezione di Cristo, due scene di sacrificio e due scene dedicate alla vicenda biblica di Ester e Assuero, ora tutte nel Museo Diocesano dove la fusione tra gli insegnamenti dei due maestri restituisce un'impronta già più personale[14].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Magrini, pp. 84-88
  2. ^ a b c d Scafella
  3. ^ Magrini, p. 14
  4. ^ Morassi, p. 120
  5. ^ Magrini, pp.13-15
  6. ^ Magrini, p. 18
  7. ^ Magrini, pp. 19-21
  8. ^ Pallucchini, p. 155
  9. ^ Magrini, p. 99
  10. ^ Morassi, p.124
  11. ^ a b Morassi, pp. 122-124
  12. ^ Morassi, p. 122, n. 8-9. La pala fu rimossa nel 1857 e ad oggi è dispersa.
  13. ^ vengono anche dati al secondo periodo trentino (1759)
  14. ^ Morassi, pp. 126-127

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Patrizia Scafella, Francesco Fontebasso, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 48, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1997. URL consultato il 6 giugno 2013.
  • Rodolfo Pallucchini, La pittura veneziana del Settecento, Venezia-Roma, Istituto per la collaborazione culturale, 1960.
  • Marina Magrini, Francesco Fontebasso, 1707-1769, in Atti e memorie dell'Ateneo veneto: rivista mensile di scienze, lettere ed arti, n. 3, Vicenza, Neri Pozza, 1988.
  • Antonio Morassi, Francesco Fontebasso a Trento, in Bollettino d'arte del Ministero della pubblica istruzione: notizie dei musei, delle gallerie e dei monumenti d'Italia, vol. 25, n. 3, Roma, Calzone, settembre 1931, pp. 119-131.

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