Utente:Vincenzo80/Dino Rapondi

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La statua di Dino Rapondi presso la Sainte-Chapelle di Digione - ill. di Jean Perron (1726)

Dino Rapondi (Lucca, 1350Bruges, 1° febbraio 1416) è stato un mercante e politico italiano particolarmente attivo nei regni Valois di Francia e Borgogna. Scelse, come spesso accadeva tra i mercanti italiani attivi Oltralpe, di francesizzare il suo nome in Dyne Raponde e si firmò con questo nome a Parigi nel 1374. Fu chiamato anche "Digne Responde, mercante di Lucca".

Dino Rapondi era figlio di Guido Rapondi, di antichissima famiglia lucchese la cui traccia risale al 1207 con la menzione di Andreotto di Rapondo presente a San Martino. Erano “ signori della Torre ” e figurano nel bando del 1308 tra le famiglie esuli della città.

Giunto in Francia da giovane, esercitò il commercio generale attraverso i suoi sportelli di Parigi (in rue de la Vieille Monnaie), Bruges, Anversa, Avignone, Venezia e Montpellier. Quest'ultima filiale del Banco Rapondi era la base dei commerci marittimi con i corrispondenti in Italia e nel Levante.

Rapondi divenne non solo il principale fornitore delle corti di Francia e Borgogna in tessuti d'oro e seta e pellicce ma anche di gioielli ed altri materiali preziosi come ambra e avorio, oltreché le c.d. "curiosità". La ditta Rapondi-Cenami aveva, come anticipato, uno sportello anche ad Avignone presso la corte papale dove Papa Clemente VI (r. 1342–1352) ordinò loro lussuosi arazzi per la cappella del palazzo papale. Si occupò anche di metalli preziosi, cambi e attività bancarie e divenne il principale banchiere delle corti Valois: già nel 1369 prestò denaro a Filippo II di Borgogna per il suo matrimonio con Margherita III di Fiandra. I membri della famiglia acquistarono l'ingresso nella borghesia di Parigi nel 1383. La fortuna di Dino era al tempo di gran lunga maggiore di quella di qualsiasi altro mercante italiano.

Nel 1389, Dino accompagnò Carlo VI di Francia (r. 1380–1422) nel suo viaggio nel sud della Francia e fece eseguire ad Avignone, dove il re era malato, un ex voto che fu deposto sulla tomba del beato Pietro di Lussemburgo per ottenere la guarigione del sovrano.

Nel 1396, Dino prestò a Filippo l'Ardito i 200 000 fiorini richiesti dal sultano Bayezid I per la liberazione del figlio Giovanni l'Impavido, fatto prigioniero quando i crociati furono sconfitti nella battaglia di Nicopoli grazie ai suoi corrispondenti genovesi. Quando Filippo morì (27 aprile 1404) d'una violenta febbre, nel suo castello di Halle nel Hainaut, Dino s'occupò del trasporto della salma alla Certosa di Champmol, a Digione, per la sepoltura. Lungo tutto il percorso del corteo funebre, le chiese furono decorate con drappi lucchesi neri, ricamati in oro.

Anche Giovanni l'Impavido, succeduto al padre, considerava Dino un amico.

I legami di Rapondi che l'alta nobiltà francofona non si limitavano ai soli Valois: nel 1405, Amedeo VIII di Savoia ordinò a Pierre Andrenet, suo castellano di Beugei e Pont-de-Veyle, di pagare la somma di 1400 franchi a Dino Rapondi, mercante di Parigi. Il saldo data al 6 luglio 1405.[1]

Tra gli organizzatori dell'assassinio di Luigi I d'Orléans 23 novembre 1407, sarebbe stato annoverato anche Dino, il che avrebbe favorito il lento declino della fortuna dei Rapondi.

Negli archivi del Parlamento di Parigi figura il testamento di Dino redatto a Parigi il 24 febbraio 1412 e in cui lasciò ingenti somme di denaro a una dozzina di chiese di questa città. Morì a Bruges e fu sepolto nella cattedrale di Saint-Donnat, nella cappella dei Re Magi di proprietà della sua famiglia, il cui tetto di vetro era decorato con il suo stemma. La sua tomba in marmo nero recava un epitaffio che ricordava le sue dignità: «Sapiens et prudens vir Dynas de Rapondis, mercator, oriundus de Luca, illustrium Philippi et Joannis Burgundiae ducum et Flandriae comitum consiliarius et magister hospitii.» Nella tomba dei Duchi di Borgogna, presso la Saint-Chapelle di Digione, si trovava fino al 1725 una statua di un uomo inginocchiato rappresentante Dino Rapondi.

I fratelli Rapondi

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Attivi presso le corti Valois furono anche due fratelli di Dino Rapondi, Filippo e Jacopo.

Filippo Rapondi (morto intorno al 1431 a Bruges), fratello di Dino, era anch'egli un importante banchiere. Alla morte di Dino, divenne consigliere di Giovanni l'Impavido dal quale ottenne l'istituzione di una tassa speciale sui tessuti che donò alle sue due figlie Catarina moglie di Michele Burlamacchi e Luisa moglie di Lorenzo figlio di Matteo Trenta. Fu anche responsabile della riscossione delle tasse nelle Fiandre per risanare le finanze del ducato, cosa che fece con tanto più zelo in quanto ricevette una commissione del 38%.

Jacopo Rapondi (1350-1432), l'altro fratello, fu parimenti un ricco mercante di prodotti di lusso (gioielli, pellicce e sete lucchesi) ma anche un esperto di manoscritti che collezionò e in particolare fu il committente del famoso La leggenda di Saint Voult, realizzato in Francia intorno al 1410-1415 da artisti fiamminghi, e oggi nella Biblioteca Apostolica Vaticana, che comprende una miniatura raffigurante i committenti, probabilmente Dino e Jacopo Rapondi, in preghiera davanti a Saint Voult, nonché le armi dei Rapondi. Fornì inoltre numerosi manoscritti e opere d'arte alla corte di Borgogna, prima a Filippo l'Ardito e poi a suo figlio Giovanni Senza Paura, nonché a Giovanni I de Berry, grande collezionista, fratello di re Carlo V al quale fornisce preziosi pietre e pezzi di oreficeria. Nel 1399, Jacopo vendette al duca una Legenda Aurea per 500 corone e consegnò anche un Livio. Nel 1403, il duca gli pagò 300 sterline per un libro di Jean Mansel, Il fiore delle storie della terra d'Oriente, che trasmise a suo fratello (B. Nal). Il 22 mai 1407 gli furono rimborsate le somme pagate a tre artisti per le miniature di una Bibbia commissionate da Filippo l'Ardito. Nel 1405 consegnò un Lancelot du Lac. Nei conti generali dello stato borgognone compare anche il dono da parte di Jacopo Rapondi, per il capodanno del 1402, di una traduzione di Boccaccio Des cleres et nobles femmes :

«A Jaques Raponde, mercante borghese di Parigi, al quale il mio detto signore di grazia speciale diede la somma di franchi IIIc sia in cambio che in ricompensa per un libro in francese di diverse storie di donne di buona reputazione, che gli diede agli estraines del Capodanno da poco trascorso, quanto ai buoni servizi che gli ha reso ogni giorno e spera che faccia o tempo futuro, se come appare più chiaramente dalle lettere patenti del detto signore su questo fatto, rese a Parigi il Restituito con ricevuta il 21 gennaio dell'anno mille CCCC e due anni. Per questo IIIc frans.[2]»

Stemma della famiglia Rapondi
  • Armi : azzurro con sei paia di fiordalisi (radici) fondo oro a due a due disposti tre, due, uno
  • Rapondi : grande rave probabilmente armi parlanti. Il rave nell'araldica italiana è il simbolo della beneficenza umana. Inoltre lo stemma è descritto nella Nuova Biografia Generale del dottor Hoefer (1862) come fiori di centaurea chiamati anche rabarbaro dei monaci e in italiano rapontico.
  1. ^ Archivio di stato di Torino.
  2. ^ Dijon, ADCO B1532 f 156r-156v.
  • Gerardo Mansi, I Patrizi di Lucca, Lucca, Editrice Titania, 1996.
  • (FR) Léon Mirot, Études Lucquoises, vol. 89, Bibliothèque de l'École des Chartes, 1928, pp. 299-389.
  • (EN) Bart Lambert, The City, the Duke and Their Banker : The Rapondi Family and the Formation of the Burgundian State (1384-1430), in Studies in European Urban History (1100-1800), Brepols Publishers, 2006, ISBN 2503520251.
  • (FR) Brigitte Buettner, Jacques Raponde « marchand de manuscrits enluminés », in Médéviales, vol. 14, Presses Universitaires de Vincennes, 1988.

Collegamenti esterni

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  • (FR) Léon Mirot, Dino Rapondi, su gallica.bnf.fr.

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