Utente:Una Scimmia/Altruismo efficace/Open for feedback

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Due parole prima del testo[modifica | modifica wikitesto]

Oggetto

1. Sto lavorando ad una nuova versione della voce ‘Altruismo efficace’ della Wikipedia italiana.

2. Finora ho completato la parte relativa ai principi dell'altruismo efficace; prendendo l'attuale versione italiana a modello, questo dovrebbe corrispondere al 40% della voce finita.

3. Feedback is invited! La pagina di discussione è lì apposta 😊

Dichiarazione di conflitto d'interessi

4. Le norme di Wikipedia richiedono ch'io dichiari il mio conflitto d'interessi nel contribuire alla voce 'altruismo efficace". Questo farò al momento di modificare la voce, e già ho fatto sulla mia pagina utente.

Processo

5. Il punto di partenza del mio lavoro è stato costituito dalle sezioni relative ai principi dell’altruismo efficace di 5 voci Wikipedia sull'altruismo efficace: quella italiana, ed altre 4 selezionate per la loro qualità: quella inglese, quella lettone, quella francese e quella tedesca.

6. Oltre che dalle 5 voci di partenza ed i rispettivi riferimenti bibliografici, nel mio lavoro ho anche cercato ed incluso altre fonti, laddove mi è sembrato utile.

7. All’inizio del lavoro ho dedicato qualche ora alla lettura delle cinque voci e di un po’ di riferimenti bibliografici, per darmi un’infarinatura. Ho poi deciso come strutturare il testo, a grandi linee. Fatto questo, ho iniziato a scrivere. In alcuni passaggi, non ho dovuto fare altro che selezionare un pezzo di una voce già esistente, tradurlo, ricompilare i riferimenti bibliografici ed integrare il pezzo nel contesto della nuova voce. In altri passaggi, il mio lavoro non è stato tanto di integrazione, quanto proprio di scrittura da zero.

Qualità - Pro

8. Da un lato, penso che questa possa essere, ad oggi, la migliore voce di Wikipedia sui principi dell’altruismo efficace. Sarei piuttosto sconsolato se non lo fosse, in effetti! Avendoci speso del bel tempo, e dal momento che in essa sono confluite le voci che mi sembravano migliori, sarei ben triste se la costruzione finale si rivelasse inferiore ad uno dei suoi pezzi!

9. E voglio dire almeno questo, sulla qualità della nuova voce: la vecchia versione italiana dedicava ai principi dell’altruismo efficace un wikitesto di 1578 parole; quella inglese, la più ricca esistente nel momento in cui ho iniziato i lavori, 2328. Un libro non si giudica dalla sua lunghezza… però la nuova voce di parole ne conta 6912.

Qualità - Contro

10. D’altra parte, non credo affatto che questa sia la voce sull’altruismo efficace ottimale. Per almeno due ragioni.

11. Primo: anche se ho aggiunto dei paragrafi originali e cambiato qualche sottotitolo, non sono però stato originale al punto da mettere in discussione la struttura di base, cosa che avrebbe richiesto più tempo di quello che avevo a disposizione. Può essere che il testo non dica dell’altruismo efficace cose che andrebbero invece dette, o che dia eccessiva enfasi a cose non poi così importanti.

12. Secondo: la voce descrive l’altruismo efficace soprattutto attraverso le parole di aspiranti altruisti efficaci. In gergo EA, noi la diremmo biased; in gergo Wikipedia, rischiamo ci dica prima o poi un revisore, non è neutrale. Questo in futuro potrebbe dare grattacapi; integrare fonti neutrali e critiche potrebbe essere una buona idea.

Prospettiva

13. Il prossimo passo per questo testo è la raccolta del feedback e la sua integrazione.

14. Nel frattempo, intendo ampliare un’altra sezione della vecchia voce italiana. Una sezione più corta di quella che ho ampliato questa volta. Molto più corta. Tipo 146-293 parole di wikitesto, non 1578. Come chi mi legge sa già, e come la vita m'ha voluto recentissimamente ricordare, è buona norma spezzare il proprio lavoro in tanti piccoli passaggi.

15. Qualche immagine in più non ci starebbe male.

16. C’è chi non vede bene, e ci sono voci Wikipedia eccellenti che includono una versione audio. Sarebbe facile da realizzarne una per l’altruismo efficace, e a lavori conclusi vorrei proprio farlo.

Ed ora, senz'altro indugio, ecco a voi la sezione 'Principi' della nuova voce Wikipedia "Altruismo efficace":

Principi[modifica | modifica wikitesto]

Se l'altruismo efficace si differenzia da altre pratiche di beneficenza, questo non è dovuto all'originalità dei suoi obiettivi. Infatti, gli aspiranti altruisti efficaci perseguono scopi caritatevoli largamente condivisi: il miglioramento delle condizioni di vita dei bisognosi, ad esempio; la riduzione della sofferenza animale; la salvaguardia di un pianeta abitabile per le generazioni future. No, non sono tanto gli obiettivi di fondo a rendere particolare l'altruismo efficace, quanto piuttosto il metodo col quale quegli obiettivi vengono perseguiti. È l'enfasi posta sul confronto analitico delle diverse cause caritatevoli perseguibili e delle diverse azioni benefiche possibili; è l'importanza riconosciuta alla ricerca di quel corso d'opera che verosimilmente massimizzerà determinati valori umani (felicità, utilità, QALY, etc.).

Data questa premessa, si può vedere come la prospettiva dell'altruismo efficace sia facilmente declinabile in chiave consequenzialista, un impostazione etica comune a molte figure di spicco del movimento. [1] Questo non significa, però, che l'altruismo efficace non possa conoscere altre espressioni. Secondo MacAskill, l'idea base dell'altruismo efficace, ovvero quella di fare il massimo bene possibile entro un budget definito, può essere compatibile con un'ampia varietà di prospettive morali e metaetiche. [2]

Va notato che, se da un lato i principi dell'altruismo efficace forniscono una qualche guida all'azione, d'altra parte esiste fra gli altruisti efficaci una consapevolezza di come questa non sia una guida sufficiente, da sola, a determinare che cosa sia meglio fare, e di come l'obiettivo dell'altruismo efficace (trovare e percorrere le vie più efficaci per aiutare gli altri) sollevi molte domande di natura morale: [3] [4] [2]

«Che valore dare al miglioramento della qualità della vita rispetto al salvataggio di vite? Che valore dare all'alleviamento delle sofferenze degli animali non umani rispetto all'alleviamento delle sofferenze umane? Che valore dare alla mitigazione dei rischi d'estinzione della specie umana, con la perdita di centinaia di trilioni di vite future che quella comporterebbe? Di fronte a piccole possibilità di fare quantità di bene enormi, dovremmo semplicemente massimizzare il valore atteso o è una qualche altra teoria decisionale ad essere corretta? Come dovremmo agire alla luce di una profonda incertezza circa quale sia la cosa moralmente giusta da fare?»

Imparzialità[modifica | modifica wikitesto]

Fondamentale per l'altruismo efficace, l'imparzialità è la nozione (talvolta indicata invece col nome di 'neutralità') per cui al benessere di ciascun individuo debba essere attribuito eguale valore morale intrinseco. Ad esempio, un altruista efficace considera la vita d'una persona qualsiasi egualmente preziosa, sia che ella abiti in una terra lontana, sia che ella viva nella sua stessa comunità. Così Peter Singer nel suo saggio “Famine, Affluence and Morality” del 1971: [5]

«Non ha alcuna importanza che la persona che posso aiutare sia un bambino del mio quartiere a dieci passi da me o uno bengalese di cui non saprò mai il nome, distante diecimila miglia. […] Il punto di vista etico ci richiede di guardare oltre gli interessi della società di cui facciamo parte.»

Il principio di imparzialità si applica dunque a ciascun essere umano attualmente in vita. E che cosa dire degli altri esseri viventi? Un dilemma collegato al principio d'imparzialità è la questione circa quali esseri siano degni di considerazione morale. Molte persone che si riconoscono negli ideali dell'altruismo efficace attribuiscono valore non solo al benessere degli esseri umani, ma anche a quello degli altri animali, pure senzienti; tanti perciò si spendono per ridurre la sofferenza degli animali non umani, ad esempio di quelli allevati intensivamente. [6] [7] [8]

Ci sono poi i lungotermisti, che rifiutano d'attribuire più valore morale alla vita d'uno nato oggi che non a quella d'uno che potrebbe nascere fra un millennio; guardando avanti nei milioni di anni a venire, queste persone si concentrano su progetti volti a ridurre i rischi di catastrofe globale. [9] [10]

William Schambra ha criticato il principio d'imparzialità dell'altruismo efficace, sostenendo che la carità determinata dalla reciprocità e dall'interazione faccia a faccia sia più forte e più diffusa di quella basata s'un altruismo imparziale e distaccato. Le opere di beneficenza imperniate sulla comunità, scrive Schambra, hanno un ruolo fondamentale per la società civile e di conseguenza, per la democrazia. [11]

Costo-efficacia[modifica | modifica wikitesto]

In un discorso del 2013, Peter Singer rilevava come molte delle più significative personalità dell'altruismo efficace avessero ricevuto un'educazione improntata al pensiero logico e quantitativo, studiando filosofia, economia o matematica. [12] Questo dato riflette l'alta importanza del principio di costo-efficacia nell'altruismo efficace.

Definita una certa quantità di risorse da spendersi in opere di bene (come denaro od ore di lavoro), e determinato il genere di impatto positivo desiderato (ovvero la causa per cui impegnarsi), l'aspirante altruista efficace va in cerca di progetti in cui le sue risorse possano produrre il maggior impatto positivo possibile; quelli, in altre parole, col minor rapporto costo-efficacia.

Ad esempio: chi volesse donare del denaro (risorsa) per migliorare lo stato di salute altrui (impatto positivo), potrebbe decidere quale intervento sanitario finanziare in funzione del numero di quality-adjusted life years (QALY) che la sua donazione contribuirebbe a produrre.

Si prenda il caso della malattia dell'occhio denominata tracoma, un'infezione batterica della congiuntiva e della cornea, causata da Chlamydia trachomatis. Durante il decorso della malattia la rima palpebrale si rivolta verso l'interno della palpebra (entropion), e con essa si ha anche inversione delle ciglia (trichiasi). Queste ultime creano per sfregamento lesioni via via sempre più gravi alla cornea e cicatrici che causano distorsione visiva. Questo processo è molto doloroso e progressivamente conduce alla completa cecità.

Un cane guida per ciechi non rende la vista, e negli Stati Uniti del 2012 il suo allevamento ed addestramento costavano, in tutto, circa $ 42'000. [13] [14] Per contro, in Africa il costo di una terapia chirurgica per il tracoma, risolutiva nell'80% dei casi, si aggirava attorno ai $ 25. [15] Pertanto, con le stesse risorse, era possibile donare un solo cane guida negli Stati Uniti, o salvare dalla cecità circa 1344 persone in Africa. [14]

Risulta dunque evidente come alcuni progetti filantropici siano molto più efficienti di altri. Parimenti, alcune organizzazioni di beneficenza (charities) sono molto più efficaci ed efficienti di altre. [16] Alcune organizzazioni semplicemente non raggiungono i propri obiettivi. [17] Di quelle che riescono ad essere efficaci, alcune sono molto più efficienti, cioè ottengono risultati più significativi spendendo meno. [18] Ricercatori di GiveWell. hanno calcolato che alcune organizzazioni di beneficenza sono centinaia o addirittura migliaia di volte più efficaci di altre. [19]

Ragionamento in condizioni d'incertezza[modifica | modifica wikitesto]

L'altruista efficace tenta perciò di identificare progetti ed organizzazioni dalle quali ci si aspetti un ottimo rapporto costo-efficacia, così da massimizzare l'impatto positivo prodotto. Molti progetti hanno un esito incerto, ed un progetto può avere un valore atteso più elevato di un altro anche laddove la probabilità di successo sia inferiore, a condizione che l'impatto positivo potenziale sia sufficientemente elevato. Ad esempio, se un intervento A consentisse di salvare 1'000'000 vite con una probabilità dell'1%, ed un intervento B consentisse di salvarne 10 con una probabilità del 100%, il valore atteso dell'intervento A ammonterebbe a 10'000 vite, una quantità 1'000 volte superiore al valore atteso dell'intervento B, 10 vite. [20]

Esempi di iniziative con impatto potenziale estremamente elevato ed esito estremamente incerto possono essere facilmente trovati fra quelle dedicate alla riduzione del rischio di catastrofi globali.

Alcuni aspiranti altruisti efficaci preferiscono determinare quali interventi abbiano il maggior impatto principalmente attraverso studi controllati randomizzati, [20] [21] comunemente ritenuti la prova più dirimente in ricerca sanitaria. Un caso esemplare d'intervento supportato da evidenze empiriche è quello dei trattamenti di sverminazione di massa, la cui efficacia nel promuovere l'istruzione in alcuni Paesi in via di sviluppo è stata dimostrata, appunto, da studi controllati randomizzati. [22] In confronto ai progetti filantropici più pionieristici, quelli che invece consistono nella distribuzione d'interventi la cui efficacia sia già stata adeguatamente documentata risultano facilmente più promettenti; il loro effetto appare meno incerto. [23] Tra i gruppi di ricerca di spicco che conducono studi controllati randomizzati per valutare l'impatto di diverse misure vi sono il Poverty Action Lab [24] ed Innovations for Poverty Action. [25]

Altri hanno messo in guardia dalla richiesta di prove tanto rigorose, argomentando che essa restringa inutilmente l'attenzione a quelle cause per le quali tali prove possano essere prodotte, a discapito di altre, pure importanti ma meno misurabili. [26] Anche Pascal-Emmanuel Gobry, facendo riferimento al cosiddetto 'effetto lampione', ha rilevato questo rischio che i progetti dagli esiti meno misurabili siano trascurati: questioni come la ricerca medica o la riforma del governo, sostiene, vengono necessariamente sempre affrontate "un passo alla volta" e i risultati sono difficili da misurare con esperimenti controllati. [27] Kelsey Piper, giornalista vicina all'altruismo efficace, sostiene che l'incertezza non sia una buona ragione per cui gli aspiranti altruisti efficaci dovrebbero astenersi dall'agire sulla base della loro più accurata immagine del mondo, perché un progetto sulla cui efficacia non vi siano prove contrastanti sarebbe più un'eccezione che la regola. [28]

Rivalutazione dei costi amministrativi[modifica | modifica wikitesto]

Tradizionalmente, le valutazioni delle organizzazioni caritatevoli si sono concentrate sulla minimizzazione dei costi amministrativi in proporzione al costo di un programma. Gli altruisti efficaci in genere rifiutano questo metodo di misurazione, trovandolo semplicistico ed erroneo. [29] [30] Gli altruisti efficaci preferiscono misurare i risultati ottenuti per unità di risorse investite (QALYs/dollaro, ad esempio), indipendentemente dalla quota dei costi amministrativi. Inoltre, come spiega Dan Pallotta, fondatore di AIDSRides, gli enti di beneficenza dovrebbero essere incoraggiati ad investire di più nella raccolta fondi, se questo investimento consente loro di aumentare le entrate e destinare più risorse al loro lavoro di beneficenza. [31] Uno studio di Dean Karlan ha persino scoperto che "le organizzazioni caritatevoli più efficienti investono una percentuale maggiore del loro budget in costi amministrativi rispetto ai loro concorrenti meno efficienti", [32] presumibilmente perché le spese amministrative possono essere finalizzate a condurre analisi volte a determinare quali attività dell'organizzazione siano più efficaci. Pertanto, le spese amministrative possono aiutare a indirizzare risorse verso le attività migliori.

Considerazione del margine per ulteriori finanziamenti[modifica | modifica wikitesto]

In generale, gli altruisti efficaci ritengono che la scelta di obiettivi e progetti di beneficenza da sostenere debba essere guidata dalla stima del valore marginale che nuove risorse destinate a ciascun obiettivo o progetto potrebbero aggiungere ai risultati positivi già conseguiti.

In quest'ottica, appare importante per l'aspirante altruista efficace il concetto di margine per ulteriori finanziamenti (room for more funding, o funding gap): una misura della capacità delle varie organizzazioni filantropiche d'assorbire efficacemente risorse finanziarie aggiuntive. [33]

Ad esempio, un ente di beneficenza potrebbe già disporre di risorse finanziarie ingenti, ma non avere molto personale esperto in grado di spenderle efficacemente per produrre un impatto positivo nel mondo. In altre parole, l'elemento che limiterebbe la capacità dell'ente di beneficenza di avere un maggiore impatto positivo (ovvero il bottleneck dell'ente) sarebbe costituito dalla mancanza di personale capace, non di fondi. Data questa premessa, donazioni destinate all'ente di beneficenza non produrrebbero un grande impatto positivo: l'ente avrebbe un margine per ulteriori finanziamenti troppo ridotto.

L'aspirante altruista efficace sceglie dunque le organizzazioni cui donare tenendo conto anche del loro margine per ulteriori finanziamenti, selezionando enti benefici che appaiano in grado di utilizzare efficacemente un'eventuale donazione.

Questo criterio è altresì impiegato dalle meta-charities afferenti all' altruismo efficace GiveWell, Giving What We Can ed Animal Charity Evaluators, che valutano l'efficacia di altre iniziative filantropiche e le promuovono (o meno) di conseguenza. [34] [35] [36] [37] [38]

Priorizzazione delle cause[modifica | modifica wikitesto]

Una componente chiave dell'altruismo efficace è la priorizzazione [39] delle cause, ovvero l'assegnazione di differenti gradi di priorità ai diversi obiettivi filantropici teoricamente perseguibili. La necessità di una priorizzazione delle cause trova le sue radici argomentative nel principio d'imparzialità: l'idea è che le risorse debbano essere distribuite fra le diverse cause in base al criterio che realizzi più bene possibile, indipendentemente dall'identità del beneficiario e dal modo in cui venga aiutato. [3] Per un altruista efficace, la selezione del progetto di beneficenza da sostenere non inizia da uno scopo strumentale ad un fine ultimo (esempio: 'Come posso diffondere il più possibile il veganismo, cosicché gli animali vivano meglio?'), ma direttamente da un fine ultimo (esempio: 'Come posso incrementare il più possibile il benessere degli esseri viventi'?). L'altruista efficace è legato ad un fine morale generico, non a cause umanitarie particolari (cause-impartiality). [40] L'altruista efficace considera più importanti quei problemi che più incidono sul fine morale ultimo da egli prescelto, ed è pronto a rivedere questa stima alla luce di nuove informazioni. Per contro, molte organizzazioni filantropiche enfatizzano quanto efficaci i propri interventi siano nel mitigare un problema in particolare, come l'analfabetismo od il cambiamento climatico, tralasciando la questione circa quali problemi siano più importanti. [11]

Esistono tre criteri di riferimento di cui le organizzazioni appartenenti alla galassia dell'altruismo efficace spesso si servono per priorizzare le varie potenziali aree d'intervento: importanza, trattabilità, trascuratezza. [41] L'importanza (o 'dimensione') di un problema è la quantità di bene che sarebbe prodotto se una certa frazione di quel problema fosse risolta. La trattabilità di un problema è la frazione di quel problema che sarebbe risolta se alla soluzione fosse destinata una certa frazione di risorse in più. La trascuratezza di un problema è la frazione di risorse in più cui corrisponderebbe l'aggiunta di una sola unità di risorse (come un lavoratore, o un'ora di lavoro, un euro, etc.). Moltiplicare queste tre variabili fra loro restituisce la misura di costo-efficacia fondamentale: bene prodotto per unità di risorse investita. [42]

L'ottenimento delle informazioni necessarie per la definizione delle priorità delle cause può richiedere delle analisi di dati, il confronto dei risultati che differenti approcci potrebbero verosimilmente produrre (ragionamento controfattuale) e l'identificazione delle aree d'incertezza. [3] [43] La difficoltà di questi compiti ha portato alla nascita di organizzazioni specializzate nella ricerca della priorità relativa delle cause. [3]

Questa pratica di "pesare cause e beneficiari l'uno contro l'altro" è stata criticata da Ken Berger e Robert Penna di Charity Navigator, che l'hanno definita "moralistica, nel senso peggiore del termine" ed "elitaria". [44] William MacAskill ha risposto a Berger e Penna, difendendo la logica del confrontare gli interessi di un potenziale beneficiario con quelli di un altro, e concludendo che tale confronto è difficile e talvolta impossibile, ma spesso necessario. [45] La forma più perniciosa di elitarismo, secondo MacAskill, sarebbe piuttosto quella di donare alle gallerie d'arte (e ad altre istituzioni simili) invece di fare beneficenza. [45] Ian David Moss ha suggerito che le critiche alla priorizzazione delle cause potrebbero essere risolte da quello che egli ha definito "altruismo efficace rispetto a un ambito", che incoraggerebbe "a seguire i principi dell'altruismo efficace all'interno di una circoscritta area d'interesse filantropico, come una specifica causa od una particolare regione geografica"; questo approccio, ha sostenuto Moss, potrebbe risolvere, almeno per alcuni donatori, il conflitto tra prospettive locali e globali. [46]

Ragionamento controfattuale[modifica | modifica wikitesto]

Gli altruisti efficaci sostengono l'uso del ragionamento controfattuale come mezzo per determinare quali azioni massimizzino l'impatto positivo. Ragionare in modo controfattuale significa sforzarsi di tener conto di tutte le conseguenze rilevanti che sarebbero generate da ciascuna dalle varie azioni a propria disposizione. Questo principio trova applicazione tanto laddove la scelta da compiersi riguardi l'identità dell'ente benefico cui destinare una donazione, quanto laddove si debba decidere quale genere d'associazione filantropica fondare; tanto la gestione di una no-profit quanto la costruzione d'una carriera lavorativa.

Per esempio, molte persone danno per scontato che il modo migliore d'aiutare gli altri sia attraverso metodi diretti, come ad esempio lavorando per un'organizzazione di beneficenza, o come medico, o occupandosi di servizi sociali. [47] [48] Tuttavia, va considerato che per le organizzazioni di beneficenza, ospedaliere e di servizi sociali è spesso facile trovare persone capaci disponibili a lavorare per loro. Stando così le cose, l'aspirante altruista efficace contempla e confronta due futuri possibili: quello in cui ella stessa si candidi per la posizione e la ottenga, e quello in cui non lo faccia, e qualcun altro, che sarebbe altrimenti stato la seconda scelta, sia assunto al suo posto. Quale fra le due decisioni conduce al futuro dove si è realizzato il maggior impatto positivo? Quanto è grande questa differenza? Seguendo questo ragionamento, si vede come l'impatto di scegliere una tipica carriera altruistica potrebbe essere minore di quanto non appaia a prima vista. [49] Non nullo, si badi bene, [50] ma minore di quanto le apparenze possano suggerire. È il caso, ad esempio, della professione medica. [51]

Earning to give[modifica | modifica wikitesto]

È sulla scorta di un ragionamento controfattuale che gli aspiranti altruisti efficaci col giusto profilo professionale possono giungere a considerare la strategia earning to give [52] ('guadagnare per donare') il modo più efficace a loro disposizione per fare del bene. Questa strategia filantropica consiste nell'intraprendere una carriera redditizia con lo specifico obiettivo di donare larghe somme di denaro ad organizzazioni benefiche.

Si consideri, ad esempio, un avvocato con due opportunità lavorative fra cui scegliere: un'impiego in remoto per una no-profit internazionale, che sarebbe retribuito 25$ l'ora, oppure una posizione consulenziale come avvocato d'impresa, che gli renderebbe 500$ l'ora, venti volte tanto. Entrambe le posizioni sono estremamente competitive: per entrambe c'è chi prenderebbe il posto del nostro avvocato, se questi rifiutasse la relativa offerta. Ebbene il nostro avvocato, ch'è un aspirante altruista efficace, fa un ragionamento controfattuale. Se egli accettasse la posizione presso la no-profit, produrrebbe (direttamente, attraverso il proprio lavoro) un certo impatto positivo; se invece la rifiutasse, qualcun altro sarebbe assunto per quella posizione, e quel qualcun altro produrrebbe più o meno lo stesso impatto positivo. D'altra parte, se il nostro accettasse la posizione come avvocato d'impresa, donerebbe una grossa fetta dei propri ingenti guadagni ad organizzazioni benefiche efficaci; ma se la rifiutasse, la persona assunta al suo posto molto probabilmente non farebbe altrettanto. L'avvocato ha dunque buone ragioni per scegliere la posizione meglio retribuita, anche se è quella che non produce direttamente un impatto positivo.

In passato, Benjamin Todd [53] e William MacAskill [54], figure di rilievo nell'altruismo efficace, hanno persino sostenuto la potenziale liceità morale di carriere stereotipicamente immorali, come quella dell'ingegnere petrolchimico o del trader finanziario. In entrambi i casi, l'impatto marginale di qualsiasi eventuale azione immorale tipica per una carriera di quel tipo (come incrementare le emissioni globali di gas inquinanti, o determinare un aumento del costo dei beni di consumo) sarebbe piccolo o nullo, poiché qualcuno avrebbe comunque ricoperto quella posizione lavorativa, e quel qualcuno avrebbe comunque compiuto azioni simili. In questa prospettiva, per l'altruista efficace col giusto background sarebbe permissibile adottare una strategia earning to give basata s'una carriera del genere: che causi indirettamente qualche danno, sia competitiva e renda bene. Questo principio è stato a più riprese messo in discussione, non ultimo dal filosofo Bernard Williams. Circa quarant'anni prima della pubblicazione degli scritti di Todd e MacAskill, Williams aveva impiegato un esperimento mentale riguardante un posto di lavoro presso una fabbrica di armi chimiche per criticare l'approccio utilitarista dell'atto, secondo il filosofo incompatibile con l'integrità dell'agente. [55] Nel tempo, l'altruismo efficace si è fatto più guardingo nei confronti di quelle strategie earning to give costruite attorno a carriere con un impatto diretto negativo. [50]

Beneficenza come dovere morale[modifica | modifica wikitesto]

Vari influenti filosofi parte del movimento dell'altruismo efficace, tra cui Peter Singer e Peter Unger, respingono l'opinione secondo cui fare il beneficenza sarebbe supererogatorio. All'interno di un dato sistema morale, un atto è detto supererogatorio quando è considerato buono ma non moralmente necessario. Questi filosofi affermano che donare ad organizzazioni di beneficenza efficaci che aiutano le persone più povere al mondo sia moralmente doveroso. In altre parole, ritengono che non far ciò sia eticamente sbagliato. Gli altruisti efficaci non respingono necessariamente l'esistenza di atti supererogatori, ma tendono a riconoscere meno atti come tali.

Singer e Unger usano vari esperimenti mentali per illustrare questo punto. La struttura di base di questi esperimenti consiste nell'immaginare d'incontrare una persona in pericolo di morte, che possa essere salvata a prezzo di un piccolo sacrificio personale e che morirà di certo se non aiutata. Così recita la forma base dell'ormai classico drowning child, l'esperimento mentale architettato da Singer incentrato s'una bambina che sta affogando: [56]

«Mentre andate al lavoro, passate davanti a un piccolo stagno. Nelle giornate calde, a volte i bambini giocano nello stagno, che è profondo solo fino al ginocchio. Oggi, però, il tempo è fresco ed è ancora prima mattina, perciò siete sorpresi di vedere un bambino che sguazza nello stagno. Avvicinandovi, vi accorgete che si tratta di una bambina molto piccola, appena una lattante, che si dimena, incapace di stare in piedi o di uscire dallo stagno. Cercate i genitori o un babysitter, ma non c'è nessuno in giro. La bambina non riesce a tenere la testa fuori dall'acqua per più di qualche secondo alla volta. Se non entrate voi stessi nello stagno e la tirate fuori, è probabile che anneghi. Entrare nello stagno è facile e sicuro, ma rovinereste le scarpe nuove che avete comprato solo pochi giorni fa e vi bagnereste ed infanghereste la giacca. Dovendo poi consegnare la bambina a qualcuno che se ne occupi e cambiarvi d'abito, fareste tardi al lavoro. Che cosa fare?»

Dato un simile scenario, propongono Singer ed Unger, la stragrande maggioranza delle persone concorderebbe che non prestare soccorso sarebbe immorale. Ma allora, analogamente, argomentano i due filosofi, è pure da ritenersi moralmente sbagliato non donare ad organizzazioni che possono salvare vite a poco costo. [57] Questo argomento assume che la distanza fisica non influenzi la moralità di un'azione, in coerenza con quel principio chiave dell'altruismo efficace ch'è l'imparzialità.

Quanto donare?[modifica | modifica wikitesto]

Se da un lato tutti gli aspiranti altruisti efficaci concordano nel riconoscere l'importanza morale di piccoli sacrifici personali finalizzati al bene altrui, d'altra parte non c'è un consenso circa quale possa essere la minima dimensione accettabile per questi piccoli sacrifici.

Ad un estremo del dibattito, ci sono aderenti al movimento dell'altruismo efficace convinti che la sola scelta pienamente etica sia quella di cercare di fare il maggior bene possibile, con tutte le risorse a propria disposizione. Così Singer: [9]

«L'altruismo efficace si basa s'un'idea molto semplice: dovremmo fare tutto il bene che possiamo. Obbedire alle solite regole sul non rubare, imbrogliare, ferire e uccidere non è sufficiente, o quantomeno non è sufficiente per quelli fra noi che hanno la grande fortuna di vivere nell'agio materiale, che possono procurare alla propria famiglia e a se stessi cibo a sufficienza, una casa e dei vestiti, e avere ancora denaro o tempo in avanzo. Vivere una vita etica minimamente accettabile comporta l'utilizzo di una parte significativa delle nostre risorse in avanzo per rendere il mondo un posto migliore. Vivere una vita pienamente etica comporta fare tutto il bene che possiamo.»

D'altra parte, molti altri aspiranti altruisti efficaci (come MacAskill) [4] non credono che l'unico corso d'azione moralmente permissibile per l'individuo sia quello di donare letteralmente quanto più possibile ad associazioni benefiche efficaci. Travis Timmermann, ad esempio, filosofo e figura di grande rilievo nel movimento dell'altruismo efficace, ha criticato l'argomento della bambina che affoga di Singer. [58] Da un lato, per Timmermann è più che ovvio che l'individuo sia moralmente obbligato a sacrificare l'equivalente monetario di un bel paio di scarpe nuove per salvare un bambino. Almeno una volta nella vita. D'altra parte, si immagini che i bambini in disperato bisogno d'aiuto siano moltissimi: l'individuo sarebbe forse per questo moralmente obbligato ad aiutarne il più possibile, ripetendo quello stesso sacrificio costantemente, per tutta la vita? Timmermann trova questa conclusione assai meno scontata. Il saggio di Timmermann si chiude aprendo, e lasciando aperta, la questione di quanto le persone siano moralmente in dovere di donare alle organizzazioni di beneficenza efficaci.

Numerosi altruisti efficaci ogni anno donano larga parte del proprio reddito a cause come la riduzione della povertà globale od il miglioramento delle condizioni di vita degli animali non umani. [59]

Associazioni benefiche come Giving What We Can incoraggiano i benestanti del mondo a rendersi conto della propria posizione di privilegio, e del potenziale benefico enorme che si potrebbe realizzare a prezzo di un investimento piccolo. Nell'Italia del 2019, ad esempio, un adulto senza figli che percepisse 40,037 € netti all'anno apparteneva probabilmente all'1% più ricco del pianeta; una donazione del 10% dei suoi guadagni sarebbe stata sufficiente, ad esempio, a distribuire 980 zanzariere antimalariche fra i bisognosi, scongiurando, in media, la morte di una o due persone, ogni anno. [60] In dieci anni, questa persona avrebbe protetto centinaia di persone dalla malattia, contribuito all'uscita dalla povertà di alcune delle regioni più povere del mondo (la malaria costituisce il più significativo freno all'economia africana), [61] e salvato circa 14 esseri umani. Anche dopo aver dato via il 10% dei propri guadagni, il donatore avrebbe comunque ritenuto una cifra sufficiente a collocarlo nel 1,4% più abbiente del mondo. Queste stime tengono già conto delle differenze di potere d'acquisto fra nazioni. Discorsi analoghi si potrebbero fare una coppia con un solo figlio a carico e guadagni annui complessivi pari a 88,081 €, una con due figli a carico e guadagni annui complessivi pari a 108,100 €, od un genitore solo con un figlio a carico ed un reddito netto annuo di 60,056 €. [60]

  1. ^ (EN) Dylan Matthews, You have $8 billion. You want to do as much good as possible. What do you do?, su Vox, 16 ottobre 2018. URL consultato il 12 maggio 2023.
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