Utente:Pia.rr13/Sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Riduzione del rischio di catastrofi[modifica | modifica wikitesto]

I villaggi hanno adattato il design delle case per proteggere le persone dall'inondazione delle acque e vengono utilizzate piccole imbarcazioni per trasportare persone e cibo per sostenere i mezzi di sussistenza. Questo tipo di riduzione del rischio di catastrofi è un importante adattamento ai cambiamenti climatici

La Riduzione del rischio di catastrofi (DRR) è un approccio sistematico per identificare, valutare e ridurre i rischi di disastri. Mira a ridurre le vulnerabilità socioeconomiche ai disastri e ad affrontare i pericoli ambientali e di altro tipo che li innescano. Qui è stato fortemente influenzato dalla massa di ricerche sulla vulnerabilità apparse sulla stampa dalla metà degli anni ‘70[1] e dalla mappatura dei rischi di disastri naturali.[2] La riduzione del rischio di catastrofi è responsabilità sia delle agenzie di sviluppo che di quelle di soccorso. Dovrebbe essere parte integrante del modo in cui tali organizzazioni svolgono il proprio lavoro, non un’azione aggiuntiva o una tantum. La riduzione del rischio di catastrofi è molto ampia: il suo campo di applicazione è molto più ampio e profondo rispetto alla gestione delle emergenze convenzionale. Esiste un potenziale per iniziative di riduzione del rischio di catastrofi in quasi tutti i settori dello sviluppo e dell’aiuto umanitario. Il rischio di catastrofi è un indicatore di scarso sviluppo, dunque per ridurlo è necessario integrare la politica del DRR e la pratica del DRM negli obiettivi di sviluppo sostenibile. Dobbiamo gestire i rischi, non solo i disastri.[3]

La definizione più comunemente citata di Riduzione del rischio di catastrofi è quella utilizzata dalle agenzie delle Nazioni Unite come l’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi (United Nations Office for Disaster Risk Reduction - UNDDR) e il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (United Nations Development Programme - UNDP): “Il quadro concettuale degli elementi considerati con le possibilità di minimizzare le vulnerabilità e rischi di catastrofi in tutta la società, per evitare (prevenzione) o limitare (mitigazione e prontezza) gli impatti negativi dei pericoli, nel contesto più ampio dello sviluppo sostenibile.”[4]

Sviluppo del concetto e dell’approccio[modifica | modifica wikitesto]

Punteggio dei progressi nella riduzione del rischio di catastrofi per alcuni paesi

Gestione dei disastri in DRR[modifica | modifica wikitesto]

Le mine terrestri sono anche un pericolo che causa molte perdite di vite umane e lesioni. Le donne sminatrici in Libano sono partite per eliminare le mine antiuomo.

L’evoluzione del pensiero e della pratica dei disastri ha visto sin dagli anni ‘70 una comprensione progressivamente più ampia e più profonda del motivo per cui i disastri si verificano, accompagnata da approcci più integrati e olistici per ridurre il loro impatto sulla società riducendo il rischio prima che si verifichi (riduzione del rischio di catastrofi o gestione), nonché la gestione degli impatti in caso di disastri (gestione dei disastri). È ampiamente accettato da agenzie internazionali, governi, pianificatori di catastrofi e organizzazioni della società civile.[5]

La DRR è un concetto talmente onnicomprensivo che si è rivelato difficile da definire o spiegare in modo dettagliato, sebbene l’idea generale sia abbastanza chiara. Inevitabilmente, ci sono definizioni diverse nella letteratura tecnica, ma generalmente si intende l’ampio sviluppo e l’applicazione di politiche, strategie e pratiche per ridurre al minimo le vulnerabilità e i rischi di catastrofi nella società. Il termine “gestione del rischio di catastrofi” (disaster risk management - DRM) è spesso usato nello stesso contesto e indica più o meno la stessa cosa: un approccio sistematico per identificare, valutare e ridurre i rischi di tutti i tipi associati ai pericoli e alle attività umane. È applicato in modo più appropriato agli aspetti operativi della DRR: l’attuazione pratica delle iniziative DRR.

DRR e adattamento ai cambiamenti climatici[modifica | modifica wikitesto]

Il cambiamento climatico, attraverso l’aumento delle temperature, il cambiamento dei modelli di pioggia e il cambiamento del livello del mare, influenzerà la natura dei disastri idro-meteorologici, come siccità, inondazioni e cicloni. Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change - IPCC) ha pubblicato una relazione speciale nel 2012 intitolata “Gestire i rischi di eventi estremi e disastri per far avanzare l’adattamento ai cambiamenti climatici[6]” affermando che un clima che cambia porta a cambiamenti nella frequenza, intensità, estensione spaziale, durata e tempistica di eventi meteorologiche e climatici estremi e possono provocare eventi meteorologici e climatici estremi senza precedenti. Allo stesso modo, c’è stato un aumento delle perdite economiche dovute a disastri meteorologici e climatici, che hanno contribuito a $ 165 miliardi di perdite economiche in tutto il mondo nel 2018 secondo le stime del gigante assicurativo Swiss Re.[7] Ci sono sforzi crescenti per collegare strettamente la DRR e l’adattamento ai cambiamenti climatici, sia nella politica che nella pratica.

Questo collegamento ha chiaramente rivelato l’importanza della riduzione del rischio di catastrofi per la pianificazione dello sviluppo sostenibile. Un processo sottostante si riferisce alla capacità della gestione del rischio di catastrofi di alterare le traiettorie di sviluppo esistenti come la trasformazione, che “implica cambiamenti fondamentali negli attributi di un sistema, inclusi i sistemi di valori; regimi regolamentari, legislativi o burocratici; istituzioni finanziarie; e sistemi tecnologici o biofisici.”[8] La trasformazione avviene nel momento in cui la società impara. Questo apprendimento include la costruzione di partenariati, che aiutano ad aumentare la capacità locale e contribuiscono al cambiamento istituzionale. Ciò a sua volta consente alla società di passare continuamente dalla vulnerabilità, adattamento e sviluppo alla resilienza.[9]

Riduzione del Rischio di Disastri e resilienza[modifica | modifica wikitesto]

In ambito di Riduzione del Rischio di Disastri (DRR), con il concetto di resilienza si intende l’obiettivo di prevenzione e risposta a un disastro. La resilienza si riferisce alla capacità di una comunità o società di preservare la propria struttura e funzione fondamentale di fronte a situazioni di stress e shock. La resilienza è strettamente collegata al concetto di vulnerabilità, anche se la resilienza tende ad essere un obiettivo più alto e strategico della costruzione di sistemi sociali, mentre la vulnerabilità è uno strumento per analizzare le proprietà di quei sistemi.

Originariamente derivante dal latino resilire (rimbalzare all'indietro),[10] il termine resilienza proviene dall' ecologia e si presenta come modalità di risposta al cambiamento di un sistema. Nel 1975 C.S. Holling è stato il primo ad utilizzare il termine secondo l’attuale significato di capacità di persistenza delle relazioni all’interno di un sistema naturale, nonché la capacità di non-estinzione [11] degli organismi che lo popolano. In senso ecologico per resilienza non si intende equilibrio: differisce infatti dal concetto di stabilità, cioè la capacità di un sistema di resistere ad eventuali cambiamenti. Un sistema resiliente è dunque un sistema capace di subire cambiamenti senza tuttavia perdere la propria struttura e funzione fondamentale. Nel caso dei sistemi umani, questa funzione corrisponde alla sopravvivenza e alle necessità della vita.

In ambito di riduzione del rischio di disastri, una definizione ampiamente accettata di resilienza proviene dall'Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di disastri (UNDRR): "La capacità di un sistema, comunità o società esposta a qualsiasi tipo di pericolo di resistere, metabolizzare, adattarsi e riprendersi dagli effetti di un pericolo in modo tempestivo ed efficiente, anche attraverso la conservazione e il ripristino delle sue strutture e funzioni di base essenziali."[12]

L'importanza della resilienza nella gestione del rischio di disastri diventa lampante vista la centralità del termine nel Quadro d’Azione di Hyogo (2005-2015) sottotitolato "Costruire la resilienza ai disastri di Nazioni e Comunità". Il processo di costruzione della resilienza è dunque attualmente inteso come l'obiettivo alla base della riduzione del rischio di catastrofi.[13]

Arena politica[modifica | modifica wikitesto]

Danni riportati a Chennai dopo il terremoto nell'Oceano Indiano del 2004

Molte sono state le richieste di maggiore chiarezza circa le componenti della DRR e gli indicatori di progresso verso la resilienza: una sfida che la comunità internazionale ha raccolto in occasione della Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sulla riduzione dei disastri (WCDR) che ha avuto luogo nel 2005 a Kobe, in Giappone, solo pochi giorni dopo il terremoto dell’Oceano Indiano del 2004. La WCDR ha dato il via al processo di incoraggiamento delle agenzie internazionali e dei governi nazionali affinché superassero la vaga retorica della maggior parte delle dichiarazioni politiche fissando piuttosto obiettivi e impegni chiari atti alla riduzione del rischio di disastri.

Quadro d'Azione di Hyogo[modifica | modifica wikitesto]

Il primo passo del procedimento consisteva nell’approvazione formale del Quadro d’Azione di Hyogo (HFA) (2005-2015) in occasione della WCDR. Questo è stato il primo quadro d’azione internazionalmente accettato per la DRR. Esso stabiliva una sequenza ordinata di obiettivi (risultato – obiettivi strategici – priorità) con cinque priorità d’azione aventi l’obiettivo di “catturare” le principali aree di intervento in ambito di DRR. Il forum biennale Global Platform for Disaster Risk Reduction dell’ONU ha fornito all’ONU e ai suoi Stati membri l’opportunità di monitorare i progressi compiuti rispetto al Quadro d’Azione di Hyogo. La prima sessione del forum si è tenuta dal 5 al 7 giugno 2007 a Ginevra, Svizzera, dove ha sede l’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di disastri (UNDDR). I successivi forum si sono tutti tenuti a Ginevra nel giugno 2009, nel maggio 2011 e nel maggio 2013.  

Quadro di Sendai per la riduzione del rischio di disastri[modifica | modifica wikitesto]

Il Quadro di Sendai per la riduzione del rischio di disastri (2015-2030) è un documento internazionale adottato dagli Stati membri delle Nazioni Unite tra il 14 e il 18 marzo 2015 in occasione della Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sulla riduzione dei disastri tenutasi a Sendai, in Giappone, e approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel giugno 2015.[14][15][16] Si tratta di un accordo che fa da successore al Quadro d’Azione di Hyogo (2005-2015), il quale si era attestato fino ad allora come l’accordo internazionale più completo in materia di riduzione del rischio di disastri.

Il documento di Sendai è il risultato di anni di trattative[17] assistite dalla Strategia Internazionale delle Nazioni Unite per la riduzione dei disastri, durante le quali gli Stati Membri dell’ONU, le ONG e altre parti interessate hanno richiesto una versione migliorata del già esistente Quadro di Hyogo che prevedesse una serie di norme comuni, un quadro onnicomprensivo degli obiettivi raggiungibili e uno strumento legalmente valido per la riduzione del rischio di disastri. Al momento di stabilire gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, gli Stati Membri hanno inoltre posto l’accento sulla necessità di affrontare questioni come la riduzione del rischio di disastri e l’adattamento al cambiamento climatico, particolarmente alla luce dell’insufficiente attenzione rivolta alla riduzione dei rischi e alla resilienza negli originali Obiettivi di Sviluppo del Millennio.

Ulteriori iniziative internazionali[modifica | modifica wikitesto]

Le iniziative delle Nazioni Unite hanno contribuito a perfezionare e promuovere il concetto a livello internazionale, inizialmente incoraggiate dalle previsioni dell’ONU relative agli anni ’90 secondo cui sarebbero stati il Decennio Internazionale per la Riduzione dei Disastri Naturali. Nel 1999 gli Stati Membri delle Nazioni Unite approvarono la Strategia Internazionale per la Riduzione del Rischio dei Disastri che si fece promotrice di un cambio di rotta dalla tradizionale enfasi rivolta esclusivamente alla risposta ai disastri alla riduzione di questi, promuovendo dunque una “cultura di prevenzione”.

Iniziative regionali[modifica | modifica wikitesto]

Africa[modifica | modifica wikitesto]

Molte sono le comunità economiche regionali africane che hanno elaborato strategie di DRR prestanti attenzione a questioni di genere. Tra queste si annoverano il Piano Strategico e il Piano d’Azione 2020-30 della Comunità di sviluppo dell’Africa australe, la Strategia e Piano d’Azione 2020-30 della Commissione Economica degli Stati dell’Africa centrale, la strategia e il Piano d'Azione 2020-30 della Commissione Economica degli Stati dell'Africa occidentale e la Strategia Regionale e il Piano d’Azione dell’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo per l’integrazione di genere nella gestione del rischio di disastri e l’adattamento ai cambiamenti climatici.

Bangladesh[modifica | modifica wikitesto]

Stando al Climate Risk Index,[18] il Bangladesh è uno dei Paesi maggiormente esposti a rischi di svariate tipologie di disastri a causa di variabilità climatica, eventi estremi, alta densità demografica, alta incidenza della povertà e della disuguaglianza sociale, scarsa capacità istituzionale, risorse finanziare inadeguate e scarse infrastrutture.[19] Il Bangladesh ha avviato la propria preparazione ai disastri in seguito al ciclone del 1991 e gode al giorno d’oggi di un Piano Nazionale per la Gestione dei Disastri che prevede meccanismi a livello nazionale e sub-nazionale.[20]

Ricerca e studio sui disastri[modifica | modifica wikitesto]

La ricerca sui disastri si occupa di condurre indagini sul campo e studi sulla preparazione di gruppi, organizzazioni e comunità, sulla loro reazione e risposta a seguito di disastri naturali e tecnologici o di altre crisi riguardanti l’intera comunità.

Campi di ricerca correlati a questo tipo di indagine, come l'antropologia, studiano le popolazioni, i territori e gli eventi scatenanti situazioni disastrose. I loro studi analizzano gli effetti duraturi su molteplici aree della società, tra cui: organizzazione della società, organizzazione e autonomia politica, conseguenze economiche, degrado ambientale, adattamento all’ambiente ed interazioni umane, testimonianze, conoscenza delle tradizioni, conseguenze psicologiche e salute pubblica, includendo una più ampia documentazione storica della regione colpita.

La capacità di intervento nella salute pubblica richiede consapevolezza culturale, rispetto e preparazione; le diverse parti che agiscono nel momento del soccorso sono guidate da credenze culturali e religiose, inclusi i tabù.[21] Se queste non fossero riconosciute o comprese dal personale medico e di emergenza, il trattamento potrebbe essere compromesso, sia da un paziente che rifiuta di essere curato, sia dal personale che rifiuta di trattare le vittime a causa di una violazione di valori fondamentali.

Storia della ricerca[modifica | modifica wikitesto]

Stati Uniti[modifica | modifica wikitesto]

Il Centro di Ricerca sui Disastri o Disater Research Center (DRC)[22] è stato il primo centro di ricerca di scienze sociali al mondo dedicato allo studio dei disastri. È stato fondato presso l'Ohio State University nel 1963 e poi trasferito presso l'Università del Delaware nel 1985.

Il centro conduce ricerche sul campo e indagini sulla preparazione di gruppi, organizzazioni e comunità, sulla loro reazione e risposta a seguito di disastri naturali e tecnologici o di altre crisi riguardanti l’intera comunità. I ricercatori del DRC hanno condotto studi sistematici su disastri di varia natura, inclusi uragani, inondazioni, terremoti, tornado, incidenti nucleari e incidenti aerei. Il DRC ha anche condotto ricerche su disordini e rivolte civili, compresi i disordini di rivolte, compresi i disordini di Los Angeles del 1992. Dalla sua fondazione, il personale ha condotto quasi 600 studi sul campo, viaggiando nelle varie comunità percorrendo gli Stati Uniti e diversi paesi stranieri, tra cui Messico, Canada, Giappone, Italia e Turchia. I progetti del centro sono diretti dai membri del Dipartimento di sociologia e diritto penale e del Dipartimento di Ingegneria dell'Università del Delaware. Lo staff include anche borsisti post-dottorato, studenti laureati, laureandi e personale di supporto alla ricerca.

Il DRC non cura solo i propri database, ma serve anche come deposito per dati raccolti da altre agenzie e ricercatori, e contiene oltre 50.000 articoli. Questo lo rende la fonte più completa al mondo in relazione agli aspetti sociali e comportamentali dei disastri.

Gli studi in questo campo sono supportati da diverse fonti, come:

In aggiunta, a supporto ci sono numerose commissioni accademiche e nazionali dedicate alla ricerca sui disastri:

  • Accademia Nazionale delle Scienze / Commissione del Consiglio Nazionale delle Ricerche sull'Assistenza Internazionale ai Disastri e il Consiglio sui Disastri Naturali
  • Gruppo di revisione dei pericoli sociali della Fondazione Nazionale delle scienze
  • Comitato degli Stati Uniti per il Decennio delle Nazioni Unite e per la Riduzione dei Disastri Naturali

Principali conferenze e workshop internazionali[modifica | modifica wikitesto]

Con la crescita dell'interesse per disastri e gestione degli stessi, vi sono molte conferenze e workshop tenuti sull'argomento, sia a livello locale che a livello globale. Le conferenze internazionali tenute su base regolare includono:

  • La conferenza annuale della Società Internazionale di gestione delle emergenze (TIEMS) [23]
  • Gli incontri e i workshop delle conferenze internazionali sui disastri e i rischi (IDRC), che si tengono ogni anno dal 2006, a Davos, in Svizzera (anni pari), e in altre località (anni dispari).
  • Gli incontri del Comitato Internazionale di Ricerca sui Disastri (IRCD), tenuti durante il Congresso mondiale di Sociologiadell'Associazione Sociologica Internazionale.
  • La biennale Global Platform for Disaster Risk Reductio è un forum multilaterale organizzato dall'Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi (UNDRR), che è stato istituito dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite per esaminare i progressi, condividere conoscenze e discutere gli ultimi sviluppi e tendenze nell’ambito della riduzione del rischio di disastri.
  • La Conferenza Mondiale sulla ricostruzione (WRC) è un forum globale che fornisce un punto di incontro per i responsabili politici, gli esperti e i professionisti dei governi, delle organizzazioni internazionali, delle organizzazioni su base comunitaria, del mondo accademico e del settore privato, sia dei paesi in via di sviluppo che di quelli sviluppati, che si riuniscono per raccogliere, valutare e condividere esperienze di recupero, di ricostruzione in caso di disastri e per portare avanti il dialogo politico.

Problemi e sfide[modifica | modifica wikitesto]

Priorità[modifica | modifica wikitesto]

Secondo Mluver (1996) non è realistico aspettarsi progressi in ogni aspetto della Riduzione del Rischio di Disastri (DRR): le capacità e le risorse sono insufficienti. I governi e le altre organizzazioni devono prendere quelle che sono effettive "decisioni di investimento", scegliendo in quali aspetti della DRR investire, quando e in quale ordine. Ciò è reso ancor più difficile dal fatto che molti degli interventi raccomandati sono incentrati sullo sviluppo piuttosto che direttamente sulla gestione delle catastrofi. La maggior parte delle direttive esistenti in materia di DRR trascurano questo problema. Un modo per rifocalizzarsi sulla questione è considerare solo le azioni mirate a ridurre il rischio di catastrofi. Questo permetterebbe più tentati sforzi verso uno sviluppo sostenibile. Un tentativo in questo senso sta nel concetto di 'sviluppo invulnerabile'. Lo sviluppo invulnerabile è uno sviluppo diretto a ridurre la vulnerabilità ai disastri, che comprende 'decisioni e attività che sono intenzionalmente progettate e attuate per ridurre il rischio e la suscettibilità ed aumentare anche la resistenza e la resilienza ai disastri.'[24]

Partnership e coordinamento inter-organizzativo[modifica | modifica wikitesto]

Nessun gruppo o organizzazione può affrontare da sé tutti gli aspetti della DRR. Essa considera le catastrofi come problemi complessi che richiedono una risposta collettiva. Il coordinamento, anche nella gestione stessa delle emergenze, è complicato perché diverse organizzazioni possono convergere su una zona disastrata per prestare assistenza. In molte situazioni della DRR, i rapporti tra le varie organizzazioni e tra settori (pubblico, privato e non profit, nonché tra le comunità stesse) diventano molto più ampi e complessi. La DRR richiede forti legami, sia verticali che orizzontali (le relazioni a livello centrale e locale diventano importanti). Per quanto riguarda il coinvolgimento delle organizzazioni civili, si dovrebbe pensare in modo ampio a quali tipi di organizzazioni coinvolgere (vale a dire, ONG (organizzazioni non governative) convenzionali e organizzazioni quali sindacati, istituzioni religiose, radioamatori (come negli Stati Uniti e in India), università e istituti di ricerca).

Le comunità e le loro organizzazioni[modifica | modifica wikitesto]

Le teorie tradizionali sulla gestione delle emergenze e della difesa civile si basano su due presupposti fuorvianti riguardo le comunità. In primo luogo, esse considerano irrilevanti per le azioni di emergenza le altre forme di organizzazione sociale (organizzazioni volontarie e basate sulla comunità, gruppi sociali informali e famiglie). Anche azioni spontanee delle comunità o dei gruppi colpiti (per esempio, ricerca e soccorso) vengono viste come irrilevanti o distruttive, poiché non controllate dalle autorità. Il secondo luogo, considerano le "vittime" passive che sono sopraffatte dalla crisi o da comportamenti disfunzionali (panico, saccheggi, attività egoistiche) ed hanno quindi bisogno di ricevere indicazioni su cosa fare in tali casi. In casi estremi, il loro comportamento deve essere controllato attraverso l'imposizione della legge marziale. Diverse ricerche sociologiche comunque confutano questi "miti". [25][26] Un punto di vista alternativo, avvalorato da un considerevole volume di ricerche, enfatizza l'importanza delle comunità e delle organizzazioni locali nella gestione dei rischi di disastro, alla cui base, in una comunità che risponde ai problemi e ai bisogni locali, ci sono le conoscenze e le competenze locali. Tale logica è efficace dal punto di vista dei costi, migliora la probabilità di sostenibilità attraverso una vera e propria "proprietà" dei progetti, rafforza le capacità tecniche e organizzative della comunità e conferisce potere alle persone consentendo loro di affrontare queste e altre sfide. Dal momento dunque che le persone e le organizzazioni locali sono gli attori principali nella riduzione del rischio e nella risposta alle catastrofi[27], prendere consapevolezza del capitale sociale già esistente nella comunità può essere di grande aiuto nella riduzione del rischio a livello comunitario. [28][29]

L’esempio di una comunità colombiana

Violente inondazioni hanno colpito la maggior parte delle 32 regioni della Colombia tra il 2010 e il 2012, provocando danni a circa 3,6 milioni di persone. Il 24 aprile 2012, il presidente Juan Manuel Santos ha promulgato una legge che mira a migliorare la risposta ai disastri naturali e la prevenzione sia a livello nazionale che locale[30]. L'Universidad Del Norte, con sede a Barranquilla, ha studiato come una comunità ha reagito ai disastri causati dalle inondazioni, nel tentativo di cercare di rendere le comunità colombiane più resistenti ad eventi simili nel futuro. Nel comune di Manatí, nel dipartimento di Atlántico, 5.733 donne sono state colpite dalle inondazioni ed hanno dovuto ricostruire la loro vita in una città ormai distrutta. Con il finanziamento del Climate & Development Knowledge Network, il team del progetto ha trascorso 18 mesi con queste donne per vedere come hanno affrontato le conseguenze delle inondazioni e per organizzare quelle reti di reciprocità e solidarietà che si sono sviluppate nella comunità. Tra i risultati sono evidenti strategie di resilienza, usate dalla comunità per rispondere alla catastrofe. I ricercatori hanno suggerito che strategie simili potrebbero essere usate per ispirare azioni di governo atte a ridurre o gestire il rischio di disastri. Infine, nella pianificazione di tali misure è importante considerare il fattore del genere, in quanto spesso uomini e donne hanno ruoli differenti e, in media, tra le vittime dei disastri ci sono più donne che uomini. [31]

Governance[modifica | modifica wikitesto]

L'approccio DRR richiede la ridefinizione del ruolo del governo nella riduzione dei disastri. È opinione comune che i governi nazionali debbano essere gli attori principali della DDR: hanno il dovere di garantire le risorse, la sicurezza dei cittadini e devono essere in grado di attuare una DRR su larga scala, di emanare mandati per dirigere o coordinare il lavoro di altri e creare i necessari quadri politici e legislativi. Si tratta di programmi e politiche che devono essere coerenti. Un'altra area di ricerca importante è quella che riguarda la relazione tra il governo centrale e gli altri attori. Nella maggior parte dei paesi, la gestione del rischio è decentralizzata, affidata quindi ai governi locali. Nelle aree urbane, lo strumento più utilizzato è il piano di sviluppo locale (piano comunale, globale o generale), seguito da piani di emergenza e di riduzione del rischio che i governi locali sono tenuti ad adottare per legge e che vengono aggiornati ogni 4-5 anni. Le città più grandi preferiscono piani autonomi, chiamati, a seconda del contesto, piani sostenibili, di mitigazione o verdi. Nelle zone rurali, prevale l'integrazione delle politiche di riduzione del rischio nei piani di sviluppo municipali (di contea o di distretto)[32]. In molti casi, soprattutto a sud del Sahara, questo processo si scontra con la mancanza di fondi o di meccanismi di trasferimento delle risorse dal bilancio centrale a quello locale, inoltre troppo spesso i piani non integrano le conoscenze locali, scientifiche e tecniche. Un altro elemento di svantaggio è che spesso l'attuazione delle politiche è affidata ai singoli abitanti senza che questi siano pienamente coinvolti nel processo decisionale. La rappresentatività delle comunità e la partecipazione di genere al processo decisionale rimangono dunque ancora degli obbiettivi dei piani di sviluppo locale anziché essere la via per costruirli[33].

Finanziamento per la riduzione del rischio in contrapposizione alla risposta all'emergenza[modifica | modifica wikitesto]

Il principio di responsabilità è al centro di un autentico partenariato e partecipazione nella DRR. Si applica alle istituzioni statali da cui ci si aspetta che rispondano attraverso il processo democratico e alle organizzazioni del settore privato e non profit che non sono soggette al controllo democratico. La responsabilità è una questione emergente nel lavoro di riduzione delle catastrofi e dovrebbe essere orientata principalmente verso coloro che sono vulnerabili ai rischi e che ne sono colpiti. Molte organizzazioni che lavorano nell'aiuto internazionale e nello sviluppo si stanno impegnando in un approccio "basato sui diritti", il quale tende a comprendere i diritti umani (cioè quelli che sono generalmente accettati attraverso accordi internazionali) e altri ritenuti da accettare come tali. In contesti del genere, il linguaggio dei diritti può essere usato in modo vago, con il rischio di causare confusione. La sicurezza contro i disastri non è generalmente considerata un diritto, sebbene sia affrontata in alcuni codici internazionali, di solito indirettamente. L'idea di un "diritto alla sicurezza" è discussa soprattutto in alcuni ambiti.

Finanziamento per la riduzione del rischio in contrapposizione alla risposta all'emergenza[modifica | modifica wikitesto]

I costi economici dei disastri sono in aumento, ma la maggior parte degli investimenti umanitari sono attualmente spesi per rispondere ai disastri, piuttosto che per gestirne i rischi futuri. Solo il 4% dei 10 miliardi di dollari stimati in assistenza umanitaria annuale è dedicato alla prevenzione (fonte), eppure ogni dollaro speso per la riduzione del rischio fa risparmiare tra i 5 e i 10 dollari in perdite economiche da disastri[34]. Un caso studio del Niger ha mostrato risultati positivi di costi e benefici per le spese di preparazione attraverso 3 diversi scenari (dal livello assoluto di perdite da disastri, alla riduzione potenziale delle perdite da disastri e al tasso di sconto), stimando che ogni dollaro speso porta a 3,25-5,31 dollari di beneficio[35]. I paesi stanno iniziando a sviluppare strategie nazionali di finanziamento del rischio di disastri, utilizzando la stratificazione del rischio. Il Lesotho ha stimato che, adottando un tale approccio, il governo potrebbe risparmiare in media 4 milioni di dollari all'anno, e fino a 42 milioni di dollari per uno shock estremo[36].

Esempi di catastrofi naturali

Genere e DRR[modifica | modifica wikitesto]

Il rischio di disastri non è neutrale rispetto al genere. Diversi studi hanno dimostrato che le donne e le ragazze sono colpite in modo sproporzionato dalle catastrofi naturali. Dopo lo tsunami del 2004 nell'Oceano Indiano, il 77% e il 72% dei morti nei distretti di North Aceh e Aceh Besar, in Indonesia, erano donne, così come in India il 62% delle persone morte erano donne.[37] Ciò è dovuto ai ruoli di genere socialmente costruiti che determinano quali norme e comportamenti sono accettabili per donne e uomini, ragazze e ragazzi. In particolare, le donne tendono ad assumersi la responsabilità dei compiti domestici e si dimostrano spesso riluttanti a lasciare i loro beni in caso di pericolo. Spesso, inoltre, non possiedono le quelle abilità utili alla sopravvivenza che possono risultare determinanti in questi casi, come saper nuotare o arrampicarsi. Un approccio sensibile al genere è in grado di identificare come i disastri colpiscano in modo diverso uomini, donne, ragazzi e ragazze e potrebbe plasmare una politica che affronti le vulnerabilità, le preoccupazioni e i bisogni specifici delle persone.[38]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Wisner B et al. 2004, At Risk: Natural hazards, people's vulnerability and disasters (London: Routledge)
  2. ^ (EN) World Atlas of Natural Disaster Risk, in IHDP/Future Earth-Integrated Risk Governance Project Series, 2015, DOI:10.1007/978-3-662-45430-5.
  3. ^ Disaster risk reduction & disaster risk management | PreventionWeb.net, su preventionweb.net.
  4. ^ Living With Risk: A Global Review of Disaster Reduction Initiatives, UNISDR, 2004; pg. 17
  5. ^ § UN ISDR 2004, Living with Risk: A global review of disaster reduction initiatives (Geneva: UN International Strategy for Disaster Reduction),
  6. ^ IPCC - SREX, su archive.ipcc.ch.
  7. ^ Natural catastrophes and man-made disasters in 2018: "secondary" perils on the frontline (PDF), su swissre.com, 2019.
  8. ^ M., S.L. Cutter and K. Nguyen Gall, Transformative Development and Disaster Risk Management (PDF), su irdrinternational.org, 2014.
  9. ^ M., S.L. Cutter and K. Nguyen Gall, Transformative Development and Disaster Risk Management (PDF), su irdrinternational.org, 2014.
  10. ^ D.E. Alexander, Resilience and disaster risk reduction: an etymological journey, in Natural Hazards and Earth System Sciences, vol. 13, n. 11, 2013, pp. 2707–2716, Bibcode:2013NHESS..13.2707A, DOI:10.5194/nhess-13-2707-2013.
  11. ^ C.S. Holling, Resilience and stability of ecological systems (PDF), in Annual Review of Ecology and Systematics, vol. 4, 1973, pp. 1–23, DOI:10.1146/annurev.es.04.110173.000245.
  12. ^ United Nations International Strategy for Disaster Reduction. (2009). 2009 UNISDR terminology on disaster risk reduction. United Nations.
  13. ^ UNISDR. (2012) Towards a post-2015 framework for disaster risk reduction. United Nations Office for Disaster Risk Reduction.
  14. ^ Rowling e Megan (18/03/2015), "New global disaster plan sets targets to curb risk, losses | Reuters", in Reuters, Recuperato: 13/01/2016.
  15. ^ "Sendai 2015: a new global agreement on disaster risk reduction | Overseas Development Institute", Recuperato: 13/01/2016.
  16. ^ Many Disaster-related Meetings, Exhibitions to be Held. The Japan Times., su japantimes.co.jp.
  17. ^ wcdrr.org, http://www.wcdrr.org/uploads/post_2015_drr_timeline.jpg.
  18. ^ David, V. Künzel, L. Schäfer and M. Winges Eckstein, GLOBAL CLIMATE RISK INDEX 2020 Who Suffers Most from Extreme Weather Events? Weather-Related Loss Events in 2018 and 1999 to 2018 (PDF), su germanwatch.org, 2019.
  19. ^ (EN) National Perspectives of Disaster Risk Reduction in Bangladesh, Springer Japan, 2013, pp. 45–62, DOI:10.1007/978-4-431-54252-0_3.
  20. ^ Government of the People’s Republic of Bangladesh Ministry of Disaster Management and Relief: National Plan for Disaster Management (2016-2020) Building Resilience for Sustainable Human Development
  21. ^ Alisa Dogramadzieva, In a Serbian Refugee Camp, Women Tackling a Taboo Topic, in The New York Times, 17 dicembre 2018.
  22. ^ drc.udel.edu, https://www.drc.udel.edu.
  23. ^ www.tiems.info, https://www.tiems.info/. URL consultato il 28 aprile 2021.
  24. ^ McEntire DA 2000, 'Sustainability or invulnerable development? Proposals for the current shift in paradigms'. Australian Journal of Emergency Management 15(1): 58–61. Archiviato il 9 ottobre 2009 in Internet Archive.
  25. ^ § Quarantelli EL 1998, Major Criteria for Judging Disaster Planning and Managing and their Applicability in Developing Societies (University of Delaware: Disaster Research Center, Preliminary Paper 268).
  26. ^ § Quarantelli EL 1998, Major Criteria for Judging Disaster Planning and Managing and their Applicability in Developing Societies (University of Delaware: Disaster Research Center, Preliminary Paper 268).
  27. ^ § Maskrey A 1989, Disaster Mitigation: A Community-Based Approach (Oxford: Oxfam).
  28. ^ Social Capital and Community Resilience, in American Behavioral Scientist, vol. 59, n. 2, February 2015, pp. 254–269, DOI:10.1177/0002764214550299.
  29. ^ Social capital for disaster risk reduction and management with empirical evidences from Sundarbans of India., in International Journal of Disaster Risk Reduction, vol. 19, 27 agosto 2016, pp. 101–111, DOI:10.1016/j.ijdrr.2016.08.010.
  30. ^ Colombian army has growing role in flood defence, BBC News, 27 April 2012.
  31. ^ FEATURE: Learning lessons from Manatí's resilient women, Climate & Development Knowledge Network, October 13, 2013
  32. ^ Relevance and Quality of Climate Planning for Large and Medium-Sized Cities of the Tropics, Cham, Springer, 2017, pp. 199–226, DOI:10.1007/978-3-319-59096-7_10, ISBN 978-3-319-59096-7.
  33. ^ Mainstreaming Disaster Risk Reduction into Local Development Plans for Rural Tropical Africa: A Systematic Assessment, in Sustainability, vol. 12, n. 2196, 2020, DOI:10.3390/su12062196.
  34. ^ "A Needless Toll of Natural Disasters", Op-Ed, Boston Globe, 23 March 2006, by Eric Schwartz (UN Secretary General's Deputy Special Envoy for Tsunami Recovery
  35. ^ Dare to prepare: taking risk seriously Kellett, J. and Peters, K. (2013) Overseas Development Institute. Retrieved 10 December 2013
  36. ^ Maher,Barry Patrick; Campero Peredo,Alejandra.2019. Lesotho – Disaster Risk Financing Diagnostic (English). Washington, D.C. : World Bank Group. http://documents.worldbank.org/curated/en/555701578344878017/Lesotho-Disaster-Risk-Financing-Diagnostic
  37. ^ Dr Virginie Le Masson and Lara Langston, Overseas Development Institute, March 2014, How Should the new international disaster risk framework address gender equality? http://cdkn.org/wp-content/uploads/2014/03/CDKN_Gender_DRR_PolicyBrief_Final_WEB.pdf
  38. ^ Dr Virginie Le Masson and Lara Langston, Overseas Development Institute, March 2014, How Should the new international disaster risk framework address gender equality? http://cdkn.org/wp-content/uploads/2014/03/CDKN_Gender_DRR_PolicyBrief_Final_WEB.pdf