Utente:Nicola Palazzolo/sandbox/prova

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Coordinate: 43°47′29.46″N 11°19′58.13″E / 43.791516°N 11.332815°E43.791516; 11.332815
Montebeni
frazione
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Toscana
Città metropolitana Firenze
Comune Fiesole
Territorio
Abitanti254 (2011)
Altre informazioni
Cod. postale50061
Prefisso055
Fuso orarioUTC+1
Nome abitantiMontebenini
PatronoSan Giuseppe artigiano
Giorno festivo1 maggio

Montebeni è una delle frazioni del comune di Fiesole. Si trova, a circa 320 metri s.l.m., e a 5 km. dal capoluogo, lungo la strada che da Fiesole, via Baccano, conduce a Settignano, ma la gran parte dell’abitato trovasi lungo la deviazione che, con rapidi tornanti, scende lungo il fianco destro della valle del torrente Sambre giungendo alla antica chiesa parrocchiale di Ontignano dedicata alla Madonna sotto il titolo di Santa Maria a Ontignano, una chiesa antichissima, di cui vi sono notizie fin dal 1112 [1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le origini[modifica | modifica wikitesto]

E’ proprio attorno alla chiesetta di Ontignano che nel Medioevo si raccolse il nucleo principale abitato, mentre la gran parte della popolazione abitava nelle case coloniche sparse lungo le due sponde della valle del Sambre.
Non ci sono molte notizie sul “popolo” (come allora veniva chiamato il territorio di una parrocchia) di s. Maria a Ontignano: si sa solo – insieme a poche altre notizie - che partecipò, insieme agli altri popoli del contado fiorentino, alla battaglia di Montaperti nel 1260[2], e che nel 1355 fu chiamato dalla Repubblica di Firenze a formare la Lega di Fiesole[3]. A Fiesole rimane legato anche con la riforma granducale del 1774[4] , e fa tuttora parte del Comune di Fiesole.
Il toponimo Montebeni (= Monte di Beno) deriva da un nome di persona germanico di origine longobarda, ma le prime notizie sul territorio di Montebeni risalgono al XIV secolo. E’ dell’agosto del 1325 un documento dell’Archivio di Stato di Firenze, che riporta l’indicazione di un podere con una casa e un’aia a Montebeni. Dopo due anni, nel 1327 si ha la stessa indicazione in un altro documento conservato nello stesso archivio[5]. C’è traccia di un palagio turrito (Castel di Poggio?) di proprietà dei Montebeni, semidistrutto dai Ghibellini dopo la vittoria di Montaperti.
Analizzando lo stato delle anime della parrocchia di S. Maria a Ontignano è possibile accertare che nel 1703 in tutto il “popolo” esistono 32 case, che sono abitate da 28 famiglie (al n. 5 figura un “Podere a Monte Bene”)[6]. Un numero non molto diverso da quello che già 150 anni prima risultava dal censimento del 1551, ordinato dal duca Cosimo de’ Medici (167 abitanti distribuiti in 30 focolari)[7].

Nel dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

A distanza di altri duecentocinquantanni la situazione è ancora quasi la stessa: secondo il censimento del 1951 la popolazione di Ontignano-Montebeni contava 221 abitanti, per la maggior parte contadini: le famiglie coloniche erano 31, 6 le famiglie operaie, 2 le famiglie di impiegati, e 3 quelle padronali2. A quell’epoca la villa dei Todorow e quella dei Buonamici erano le uniche due case padronali sulla collina di Montebeni, lungo la strada per Fiesole. Per il resto, si trattava di case coloniche sparse nella vallata tra un lato e l’altro del torrente Sambre[8].
La parrocchia non era l’unica realtà in grado di aggregare la popolazione. Intensa era, negli anni dell’immediato dopoguerra, anche l’attività dei partiti politici. Nell’archivio comunale di Fiesole è conservato un “Registro dei soci” del Partito socialista Italiano di Unità Proletaria – Sezione Montebeni – Ontignano per l’anno 1945, dal quale – come era da aspettarsi – si evince che molti degli abitanti di Montebeni-Ontignano erano iscritti al Partito socialista.
Fu alla fine degli anni ’50 che cominciò a poco a poco l’esodo dai campi: dapprima vennero abbandonati i poderi più scomodi (quelli delle pendici più alte della valle: Cucina, Paiatici), poi via via molti altri[9]. Questa evoluzione era connessa, come in tutta Italia, alla trasformazione sociale ed economica della nazione, che convertiva i contadini in operai o impiegati, ma assunse qui caratteristiche peculiari, dal momento che non pochi ex contadini, pur andando ormai a lavorare a Firenze, anziché trasferirsi in città preferirono metter casa un po’ più su sulla collina, in vicinanza della strada provinciale che da Settignano saliva a Fiesole, non perdendo così del tutto i benefici della campagna. Nacque così, quasi per caso, senza alcuna programmazione, il nuovo insediamento di Montebeni, che nel giro di pochi anni attirò anche altre famiglie, desiderose di una casa lontana dall’afa della città. Nel giro di pochi anni la zona si popolò di villette, e cominciarono ad arrivare i primi servizi: la bottega del Fantechi, il bar-ristorante del Bacciotti, e specialmente la scuola elementare (1960).

Gli anni sessanta[modifica | modifica wikitesto]

Passano alcuni anni e, nel 1965, vengono iniziati i lavori per la costruzione della chiesa, che viene inaugurata il 1 maggio 1966, festa di S. Giuseppe operaio, cui la chiesa è dedicata[10]. Nel 1970 viene istituita a Montebeni la confraternita della Misericordia: la confraternita di Settignano dona una autoambulanza e nell’occasione si svolge a Montebeni il Convegno delle Misericordie toscane, con un grande corteo cui presero parte trenta autoambulanze venute da tutta la regione.
Nel frattempo, la popolazione di Montebeni è andata gradatamente aumentando: nel censimento del 1971 si contavano 73 nuclei familiari per un totale di 266 abitanti. Molti di questi nuovi abitanti tuttavia, provenienti dalla città di Firenze o da altri comuni, dove tornavano giornalmente per ragioni di lavoro o di studio, non avevano come i vecchi contadini lo stesso legame con il territorio che nasceva dalle proprie radici, per cui il nucleo di Montebeni, come molti insediamenti formatisi in quegli anni, rischiava di diventare un quartiere-dormitorio, i cui abitanti si conoscono appena, e intrattengono comunque scarsi legami tra loro. Nel 1976 si potevano contare a Montebeni cinque edifici pubblici o di interesse pubblico[11]: la scuola materna ed elementare, le opere parrocchiali con la cappellina che fungeva da sede della Misericordia, la Casa del Popolo, e la nuova chiesa intitolata a San Giuseppe Artigiano, oltre a 37 edifici privati dove risiedevano 73 nuclei familiari per un totale di 266 abitanti, non molti di più di quanti risultavano dal censimento del 1951.

Soltanto alla svolta del secolo qualcosa comincia a muoversi. La popolazione della frazione, nel censimento del 2001, è di circa 350 abitanti per un centinaio di nuclei familiari. Anche la composizione sociale dell’abitato di Montebeni è ulteriormente cambiata: la presenza prevalente è quella di una piccola-media borghesia, in gran parte impiegatizia o di piccoli imprenditori, per la quale i valori tradizionali di una societàcontadina rischiano di non avere più alcuna attrattiva, mentre prevalgono i modelli consumistici indotti dalla “società televisiva”. E, del resto, un indizio in tal senso lo si può ricavare – per quanto labile esso sia – dai risultati delle elezioni (politiche, regionali, amministrative) nel seggio elettorale di Montebeni, nei quali, nel corso degli ultimi anni, c’è stato un lento, parziale, ma progressivo spostamento elettorale dal tradizionale bacino dei partiti della sinistra verso quelle formazioni che più fortemente esprimono quei modelli.

Ai giorni nostri[modifica | modifica wikitesto]

Da tempo la popolazione della frazione di Montebeni sentiva il bisogno di un luogo nel quale incontrarsi per discutere i problemi della frazione, in un momento nel quale la rapida crescita numerica degli abitanti del paese faceva emergere tutte le contraddizioni della mancanza totale di programmazione urbanistica in cui quella era avvenuta: la mancanza di un parcheggio, la precarietà della strada che conduceva a Settignano e da qui a Firenze, che era sempre più trafficata, oltre ad essere completamente al buio[12], l’esigenza di un depuratore che evitasse di scaricare sul Sambre i liquami del centro abitato.

Attorno a questi temi si costituì nel 2005 un “Comitato Montebeni-Ontignano”[13], che svolgeva la funzione di coordinamento delle iniziative e di rappresentanza nei confronti dell’amministrazione comunale[14]. Grazie alla disponibilità della parrocchia, furono utilizzati per le riunioni i locali dell’ex asilo parrocchiale, che nell’uso diventò per tutti “il circolino”, e dove si organizzavano la tradizionale festa di carnevale per i ragazzi, la cena in piazza del Corpus Domini, la “Mezzamaratona” in memoria di Tommasino Bacciotti, la mostra di lavori artigianali “Scoprilarte”, la festa di S. Rocco il 16 agosto a Ontignano.

Proprio ad Ontignano a fine novembre 2003 la piazza della chiesa fu intitolata a don Jacopo Ricci, il sacerdote georgofilo che fu parroco di Ontignano dal 1800 al 1837, e che favorì l’istruzione popolare contadina del popolo di Ontignano. Ma specialmente la cosa che faceva discutere di più perché destava serie preoccupazioni era il progetto di abbattere l’edificio nel quale aveva avuto sede la scuola per costruirvi un edificio destinato a civile abitazione, e di utilizzare sempre come superficie edificabile l’area situata all’inizio del paese, che si era sperato di destinare a verde pubblico ad uso degli abitanti del quartiere. Dalla discussione serrata con amministratori e dirigenti comunali qualcosa si ottenne: una modesta riduzione della cubatura degli edifici, la realizzazione del parcheggio, una piccola area a verde all’inizio del paese, incastonata tra il nuovo edificio e la chiesa. Ma si trattava di ben poca cosa. Si capiva che la privatizzazione di queste due aree avrebbe compromesso definitivamente il sogno di avere nel centro di Montebeni un vero punto di aggregazione per grandi e piccini[15].

E’ dall’inizio del 2004 che inizia un braccio di ferro con l’amministrazione comunale che non si è ancora concluso.

Popolazione[modifica | modifica wikitesto]

Monumenti e luoghi di interesse[modifica | modifica wikitesto]

  • Chiesa di Santa Maria a Ontignano
  • Cippo ai caduti dei Tre Pini. Al centro della frazione, nel punto in cui si incontrano le strade in cui si è andata articolando, è stato posto nel 1962 un monumento, realizzato dall’architetto Franco Bonaiuti, che ricorda i partigiani caduti per mano dei nazifascisti durante o subito dopo la battaglia dei Tre Pini. Su di esso, costituito da un grande masso in pietra in posizione verticale, è applicata una lastra di bronzo con l’immagine di un soldato tedesco che spara su un partigiano. A poca distanza, sulla parete di una casa all’inizio di via del Partigiano un bassorilievo in cemento raffigura un uomo e una donna che sollevano un cadavere[16].
  • Chiesa di San Giuseppe artigiano. La chiesa è stata edificata su progetto dell’architetto Raffaello Fagnoni per volontà del parroco di Ontignano don Giuseppe Pesci, ed è stata consacrata il 1 maggio 1966. Realizzata con una struttura portante in cemento armato con inserti in vetro e mattoni. Contiene diverse opere d’arte contemporanea di Gidon Graez, Amalia Ciardi Dupré, Marcello Fantoni, Arnaldo Miniati, Flora Tannini Antonio Zappardino, e dello stesso Raffaello Fantoni. Al progetto è stato assegnato nel 1966 il premio “In/Arch” per la Toscana[17].

Siti archeologici[modifica | modifica wikitesto]

  • La tomba etrusca di Cucina.

Sulla riva sinistra del torrente Sambre, addossata ad una casa ormai semidiroccata (Casa Cucina), è stata scoperta nella primavera del 1973 dal prof. Claudio De Palma una tomba a camera, costruita al di sopra della roccia viva[18]. La camera sepolcrale, adibita fino al 1960 a stalla, misura m.2,10-2,36 di profondità e m. 1,80 di larghezza. L’ingresso è largo 60 cm. L’ingresso alla camera si apre in un muro fabbricato in blocchi squadrati rettangolari di alberese giallastro, le cui dimensioni sono in media di 70 cm. in lunghezza per 27 in profondità e 24 in spessore. Su una delle pietre formanti la parete sinistra della cella, all’altezza di m. 1,50 circa dal piano di calpestio, è visibile una serie di segni molto corrosi dall’umidità che trasuda dalla parete, di cui il De Palma propone la lettura seguente: A (vil) R (i) L V, la cui traduzione sarebbe “(morì) in età di anni 50”. L’elemento più interessante dell’architettura di questa tomba è la copertura, che – secondo il De Palma - presenta elementi comuni alle forme di derivazione dolmenica e a quelle a falsa volta fiesolane e volterrane di periodo orientalizzante. Sulla base di questa tipologia architettonica egli propone perciò come accettabile una datazione alla metà del VII secolo a. C. Altri studiosi propendono invece per una datazione più tarda (VI-V secolo a. C.).


Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Radio[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Radio Montebeni.

A Montebeni aveva sede la Radio Montebeni una radio libera nata nel 1983 totalmente dedicata alla musica classica che ha chiuso le sua trasmissioni il 12 dicembre 2001.

Associazioni[modifica | modifica wikitesto]

Casa del popolo La Montanina[modifica | modifica wikitesto]

Il Circolo culturale-ricreativo "Casa del popolo – Montebeni"[19] è oggi un'Associazione civile, creata come tale solo nel 1961, ma in realtà la sua storia inizia diversi anni prima.
La prima idea di un circolo popolare fu concepita nel lontano 1946 da un gruppo di abitanti della frazione di Ontignano/Montebeni del Comune di Fiesole. Risalgono infatti al 23 agosto 1946 l’Atto costitutivo della “ Società Cooperativa a responsabilità limitata Casa del popolo di Montebeni”, e l’atto di acquisto del terreno su cui poi sarà costruito il circolo5. Oggetto della società, secondo la dizione dell’atto (art. 1), sarebbe stato quello di “ricreare, assistere, istruire e in genere compiere tutto quanto attiene all’elevazione morale e materiale del popolo, per la frazione di Ontignano del comune di Fiesole e zone limitrofe”. Il nome “La Montanina”, attribuito al circolo, del tutto ignoto come toponimo, è certamente risalente ai primi anni della sua costituzione. Pur non risultando in alcun modo dagli atti ufficiali della “Cooperativa (poi Associazione civile) Casa del popolo di Montebeni”, lo ritroviamo infatti in alcuni documenti di questi anni (il più antico che lo riporta è la delibera di istituzione di uno studio medico presso la sede del circolo, che è del 1952: su cui v. oltre). Esso deve essere stato coniato proprio dai soci del circolo per indicare il luogo fisico in cui stava sorgendo la sede, richiamando così la sua posizione elevata rispetto al nucleo abitato di Ontignano. La costruzione della Casa del popolo ha inizio nel 1947. Il permesso di costruzione è del 25 novembre 1946 e porta la firma del sindaco Casini. Si tratta di una costruzione realizzata con materiali e tecniche molto poveri, senza neppure un vero e proprio progetto. Essa è il frutto della volontà di un gruppo di valligiani decisi a farne il simbolo della rinascita dopo gli anni bui del fascismo e dell’occupazione nazista. Le “case del popolo” ebbero in quella stagione un ruolo importantissimo nella creazione di una coscienza civile, di maturazione collettiva di alcuni valori fondamentali che proprio in quegli anni, dopo le divisioni ottocentesche e gli anni oscuri del fascismo, stavano finalmente diventando patrimonio comune degli italiani, consacrato nella Carta fondamentale che è la Costituzione del ’48[20]. Con la crescita della popolazione nacque l’esigenza di dare al circolo un assetto giuridico che fosse più idoneo alle caratteristiche di una associazione ricreativo-assistenziale, che stava sempre più assumendo, ed anche più conforme alla nuova normativa che regolava l’associazionismo dei lavoratori, in maniera da favorire l’adesione ad uno dei grandi movimenti nazionali che operano in questo settore. Abbandonata perciò la forma giuridica della cooperativa a responsabilità limitata, venne costituita, con atto Notaio Golini del 24 novembre 1961, una “Associazione civile casa del popolo Montebeni”. La composizione sociale del gruppo non è più quasi esclusivamente di contadini, ma prevalgono invece gli operai e gli impiegati. Di donne neanche a parlarne: pur avendo le donne già dal 1946 ottenuto il diritto di voto politico e amministrativo, si era ben lontani dall’immaginarne una presenza non solo nel consiglio, ma neppure nelle assemblee del circolo. Le attività del circolo di cui si trova traccia continuano ad essere le serate danzanti, e l’organizzazione di giochi di società, come la tombola o la “pentolaccia”7, oltre alle tradizionali lotterie e ai vari giochi di carte8. Una importante novità fu, agli inizi degli anni ’60, l’acquisto di una macchina da proiezione cinematografica: quella del cinema fu un’iniziativa, che si svolgeva con frequenza settimanale, che riscosse un discreto successo, in un’epoca in cui la televisione non era ancora diffusa, ed in cui specialmente la scarsità di mezzi di trasporto rendeva non facile recarsi in una delle sale cinematografiche di Firenze. Anche se non si trattava di iniziative organizzate dal circolo, non si può fare a meno di ricordare le “Manifestazioni itineranti”, organizzate nell’ambito dell’Estate fiesolana, alcune delle quali hanno avuto luogo, con grande successo di critica e di pubblico, nel piazzale della Montanina:. Spigolando tra i programmi dell’Estate fiesolana di quegli anni, che ancora oggi rappresentano quanto di meglio potesse rappresentare il panorama culturale italiano ed europeo (spettacoli teatrali, concerti di musica classica, mostre cinematografiche), colpisce non solo la ricchezza della programmazione annuale9, ma l’elevato livello culturale, che a prima vista potrebbe sembrare sproporzionato per una Casa del popolo, e che tuttavia, come dimostrano le foto di quegli eventi (fortunatamente reperite anch’esse presso l’Archivio comunale), suscitava un interesse trasversale per fasce sociali e di età. Tuttavia, già alla fine degli anni ’70 il salone, la pista da ballo esterna e lo spazio esterno per parcheggio vengono locati per realizzarvi una discoteca, mentre, agli inizi degli anni ’80, in mancanza di altre fonti di entrata, la parte più prestigiosa della struttura, e cioè la sala riunioni, è stata data in locazione ad una emittente radiofonica (Radio Montebeni), che ne ha fatto la propria sala di registrazione, diventando subito, per la qualità della programmazione e per il numero di ascoltatori, uno dei canali più diffusi di tutta la Toscana. Ed è curioso che ancora oggi il nome Montebeni sia conosciuto più per essere stato la sede di quell’emittente che per altre sue caratteristiche ambientali. A partire dagli anni ’80 il circolo ha subìto un progressivo declino, dovuto alla scomparsa o al trasferimento dei vecchi soci fondatori, e al venir meno dell’interesse da parte dei nuovi residenti. Il calo del numero degli iscritti e specialmente la scarsissima frequenza della sede, ridotta peraltro solo alle due stanzette del bar, erano il segno più evidente che il circolo non aveva saputo reagire al cambiamento sociale che era intervenuto in cinquant’anni di vita associativa. Anche i rapporti con l’emittente radiofonica non si erano evoluti nel senso che si era prefigurato. Tra l’emittente e il circolo (o quello che rimaneva del circolo) c’era anzi una totale incomunicabilità, che veniva resa visivamente evidente dalla chiusura totale, a fini di insonorizzazione, della sala di registrazione rispetto al mondo esterno, e agli altri ambienti del circolo. Il circolo ha avuto negli ultimi anni del secolo alterne vicende, di cui peraltro è rimasta ben poca traccia; per tutti gli anni ‘90, pur assicurando formalmente la continuità dell'attività associativa e tutti gli adempimenti formali ad essa connessi non si è più svolta una vera e propria attività sociale, a causa dell'inagibilità di fatto della sede, che avrebbe richiesto una serie di interventi di "messa a norma", cui non potevano far fronte i pochi iscritti rimasti, alcuni dei quali si erano trasferiti in altra sede. Nel frattempo anche la locazione della sede all’emittente radiofonica era stata disdetta, causando la perdita di quell’introito mensile che essa garantiva. Tra il 2008 e il 2009, un gruppo di cittadini fiesolani, la gran parte dei quali abitanti del territorio di Montebeni, preoccupati delle possibili prospettive di riconversione dell’edificio in attività commerciale, ha preso l’iniziativa di rilanciare l’attività della vecchia Casa del popolo. Vecchi e nuovi soci hanno ribadito la volontà di ricostituire il naturale punto di attrazione dell'Associazione nella sua storica struttura, la vecchia Casa del popolo, che per le sue dimensioni e per il fatto di essere collocata in una felice posizione, non si poteva lasciare che deperisse ulteriormente, con la conseguenza di attrarre interessi commerciali che avrebbero distorto le sue finalità istituzionali. Tra le iniziative più significative degli anni 2010-2012 vanno ricordati, perché hanno qualificato il circolo “La Montanina” anche rispetto alle altre Case del popolo del territorio fiesolano, il ciclo di conferenze sulla Costituzione italiana (con interventi dei proff. Paolo Caretti, Salvatore Tassinari, Franco Cazzola, Ettore Palazzolo, Paolo Solimeno, Umberto Allegretti, Pietro Costa), e il successivo ciclo dedicato ai temi della Legalità (con interventi di. Pietro Costa, Salvatore Calleri, Rosa Maria Di Giorgi, Federico Gelli, Piero Luigi Vigna, Beniamino Deidda, Leandro Chiarelli). Ma non vanno ignorati, sempre in tema di legalità, l’incontro con i giovani della cooperativa “Valle del Marro”, che opera in Calabria coltivando i terreni confiscati alla ‘ndrangheta, e quello con il sindaco Elisabetta Tripodi e gli amministratori di Rosarno, in occasione del “Patto di amicizia” tra i Comuni di Fiesole e di Rosarno10.

Fondazione Tommasino Bacciotti[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Fondazione Tommasino Bacciotti.

La Fondazione è nata nel 2000 per sostenere la ricerca nel campo dei tumori cerebrali infantili e per assistere i genitori durante il ricovero dei bambini.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Berlinghiero Buonarroti, Il triangolo delle Gualchiere. Itinerario storico nella valle dell’Arno del Comune di Fiesole. Firenze, Ed. Polistampa, 2013, p. 74. Per ulteriori notizie si veda P. Guidi, Rationes decimarum Italiane, Tuscia I, Città del Vaticano 1932, p. 42; P. Raspini, La parrocchia di S. Maria a Ontignano, in “Montebeni. Un popolo e una chiesa”(1976) p. 11-17
  2. ^ C.Paolo, Il libro di Montaperti, 1269 (Firenze 1899) p. 166 ss
  3. ^ Archivio di Stato di Firenze, Statuti del Comune di Firenze del 1355, n. 10, c. 126
  4. ^ E. Repetti, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, II (Firenze 1839) p. 487
  5. ^ Pirillo, Forme e strutture del popolamento nel contado fiorentino (1300-1350) I, 2, p. 462
  6. ^ Arch..Vesc.Fiesole. XXXII-74, Stati anime Ontignano 1703
  7. ^ Archivio di Stato di Firenze, Manoscritti, vol. 181, c.19
  8. ^ Per ulteriori notizie su Ontignano (e poi Montebeni) dagli anni ’40 in poi si veda P. Mani, Un paese piccolo davvero (Montebeni) (Edizioni Lo Scarabocchio 1986) p. 5 ss. Per gli anni più antichi, a partire dai Longobardi, v. G. Pucci, Un piccolo popolo padrone. Vita, morte, miracoli (Edizioni Lo Scarabocchio 1986) p. 5 ss.
  9. ^ Cfr. G. Pesci, Come nasce un paese, in “Montebeni. Un popolo e una chiesa”, cit., p. 24
  10. ^ Alla descrizione dei lavori per la costruzione della nuova chiesa è dedicato il volume commemorativo, già citato, “Montebeni. Un popolo e una chiesa” (1976)
  11. ^ Una puntuale descrizione della situazione urbanistica e sociale di Montebeni nel 1976 in G. Piccardi, Montebeni: 1976, in “Montebeni. Un popolo e una chiesa”, 1976, p. 40 ss
  12. ^ Si veda la lettera del 14 febbraio 2008, firmata da circa 100 abitanti di Montebeni, inviata al Sindaco di Fiesole e da questi trasmessa agli uffici competenti del Comune di Firenze, proprietario della strada in questione
  13. ^ Lo Statuto del Comitato è pubblicato su Lo Scarabocchio n. 169 del 2005
  14. ^ Già prima ci sono tracce di un “Comitato Montebeni per la casa”, del quale è agli atti del Consiglio comunale un’interpellanza del consigliere comunale Giorgio Spini del 27 febbraio 1981 (Arch. Com. Fiesole, Postunitario I, 80, delib. 51)
  15. ^ Più ampi riferimenti in P. Mani, Riguardando gli ultimi venti anni, in “La chiesa di Montebeni”, Edizioni Lo Scarabocchio, 2008, p. 49 ss
  16. ^ B. Buonarroti, Segni del sacro, segni del profano. Tabernacoli, Lapidi, stemmi della valle dell’Arno del comune di Fiesole, Pagnini, 2009, p.70 s
  17. ^ Per una più ampia descrizione della chiesa e delle sue opere d’arte si veda: “Montebeni. Un popolo e una chiesa” (Comitato per la celebrazione del decennale della chiesa di S. Giuseppe in Montebeni, 1976) e La Chiesa di Montebeni. Fiesole, Edizioni “Lo Scarabocchio”, 2008
  18. ^ C. De Palma, Una tomba a camera inedita nel territorio fiesolano, in “Atti e memorie dell’Accademia toscana di scienze e lettere La Colombaria”, vol. XL, 1975, p. 121 ss.
  19. ^ Fonte principale di questo capitolo è il volume di N. Palazzolo, La Montanina. Le due vite di una Casa del Popolo (1946-2012). Fiesole, Associazione civile “Casa del popolo di Montebeni”, 2013
  20. ^ Per un approfondimento sulla storia e sul ruolo delle Case del popolo in Europa, e in Italia, si veda: M. Degl’Innocenti, Le case del popolo in Europa (Sansoni 1984); per la Toscana S. Soldani, La mappa delle società di mutuo soccorso in Toscana fra l’Unità e la fine del secolo, in M. Bigaran (a cura di), “Istituzioni e borghesie locali nell’Italia liberale” (Milano, Franco Angeli, 1982), e L. Tomassini, Politica, cultura e tempo libero: le case del popolo a Firenze nel secondo dopoguerra, in F. Tarozzi – A. Varni (a cura di), “Il tempo libero nell’Italia unita” (Bologna, CLUEB, 1992) p.151-181; L. Tomassini, L’associazionismo culturale e ricreativo. Le case del popolo a Firenze (1945-1956), in P. Ballini – L. Lotti – M.G. Rossi (a cura di), “La Toscana nel secondo dopoguerra” (Milano, Franco Angeli, ) p. 929-970