Utente:Maria Paola Amato/Sandbox

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Silicon Valley: i signori del silicio
AutoreEvgeny Morozov
1ª ed. originale2016
1ª ed. italiana2017
Generesaggio
Lingua originaleinglese

Evgeny Morozov, giornalista, scrittore e accademico bielorusso, è oggi uno degli intellettuali di riferimento in merito al dibattito sugli effetti sociali e politici dello sviluppo della tecnologia. Nel 2016 ha pubblicato un saggio organizzato in sette capitoli, intitolato Silicon Valley: i signori del silicio con l'obiettivo di farci aprire gli occhi sulla rivoluzione tecnologica.

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Una rivoluzione che tutti credono abbia avuto inizio da una manica di geni intraprendenti che smanettavano nei garage. Nessuno pensa che, invece, detta rivoluzione possa essere stata avviata da generosi fondi pubblici delle università finanziate dallo Stato affinché un giorno potesse servirsene. Morozov ci fa notare come La Silicon Valley, il distretto industriale leader al mondo nelle tecnologie avanzate, presentandosi come colei che avrebbe potuto offrirci strumenti per sfidare l'establishment e affermare l'emancipazione attraverso la rivoluzione tecnologica, sia riuscita a dominare sulla nostra vita eludendo vicoli sociali, economici e politici. Essa ci ha convinti che tutto oggi debba essere digitale e connesso e che opporsi all'innovazione tecnologica equivarrebbe a far fallire gli ideali dell'Illuminismo con Larry Page e Mark Zuckerberg nei panni di novelli Diderot e Voltaire in versione nerd. Ama definirsi "il più grande portatore di uguaglianza al mondo", un'uguaglianza che consisterebbe nel fornire a tutti servizi di base, dall'istruzione alla salute, secondo però modelli molto diversi da quelli che già conosciamo: applicazioni telefoniche. Se lo sfondo è uno Stato sociale al collasso, incapace di far fronte alle promesse fatte alle proprie stesse popolazioni, la Silicon Valley ci offre una nuova rete di protezione sociale: magari dovremo vendere la macchina e saremo sommersi dai debiti, ma avremo sempre accesso a Spotify e Google. Le persone percepiscono insicurezza diffusa? Ecco l’app che risolve il problema. L’amministrazione della vostra città vuole migliorare la viabilità urbana? Una corporation privata le mette a disposizione dati e algoritmi per farlo, naturalmente a pagamento.

Oggi ci sono app per ogni occasione, ogni giorno gli store – dopo un attento controllo – ne mettono a disposizione di nuove, di ogni varietà, prezzo e funzione.

La FitCoin è l'app che consente agli utenti di monetizzare i loro allenamenti in palestra, basta indossare dei dispositivi che tracciano le nostre più banali attività quotidiane ed ecco che l'app converte il battito cardiaco in moneta digitale. Amazon permette di comparare prezzi per acquistare libri a minor prezzo. Bump serve per condividere info con un amico facendo "scontrare" fisicamente i due telefoni... Ma se prestassimo attenzione ai risvolti geopolitici ed economici ci renderemmo subito conto che l'evasione fiscale di società tecnologiche impedisce alle alternative pubbliche di emergere ma soprattutto ci accorgeremmo che, usando app tutto il giorno, lasciamo che esse non solo ci sorveglino ma che registrino tutti i nostri dati diventando utili archivi imperdibili per ogni pianificatore urbano cosicché competenze che dovrebbero essere soggette al pubblico scrutinio e dati che dovrebbero appartenerci in qualità di cittadini vengono ceduti ad aziende private e la politica è costretta ad abdicare al suo ruolo in favore dell’ottimismo tecnologico diffuso.

Se aprissimo gli occhi noteremmo che, a causa di Amazon, app grazie alla quale i consumatori ci guadagnano, a rimetterci sarebbe la solita e vibrante cultura del libro che presuppone l'esistenza delle librerie. Allo stesso modo, dietro all' entusiastico racconto dei MOOC (corsi gratuiti di massa online), dei cui cambiamenti positivi che possono produrre siamo tutti a conoscenza: opportunità di apprendimento migliori e più economiche, ci accorgeremmo di uno spaventoso crollo dei budget delle università. Così come la diffusione delle app per tracciare le proprie attività è ricondotta alle sfide sferrate a sistemi sanitari indeboliti da una popolazione già flagellata dall'obesità e da un numero crescente di altri problemi di salute.

Per farci comprendere meglio il livello di controllo a cui ormai siamo soggetti, Morozov ci fa degli esempi inquietanti: «Immaginate che vi venga in mente di diventare vegetariani. Probabilmente andrete su Facebook e vi servirete del suo motore di ricerca per cercare i ristoranti vegetariani preferiti dei vostri amici. Questo farà capire al social network che meditate una decisione importante che avrà conseguenze su diversi settori commerciali. […] Facebook sbaglierebbe a non trarre profitto da questo tipo di informazioni e, proprio per questo, si serve di aste in tempo reale per la vendita dei suoi spazi pubblicitari e capire se l’industria della carne vi vuole più di quella del tofu. È in questo momento che il vostro destino smette di essere nelle vostre mani. Può far sorridere, finché non andate al supermercato e il vostro smartphone vi informa che al banco macelleria vi aspetta uno sconto del 20% […]. Dopo una settimana di riflessione – e un sacco di sconti – decidete che essere vegetariani non fa per voi.»[1]

Grazie ai sensori e alla connessione a internet il più ordinario degli oggetti quotidiani ha acquisito un'enorme potere di regolazione dei nostri comportamenti. La Apple ha brevettato una tecnologia che si serve di sensori all'interno dello smartphone per analizzare se la macchina è in movimento e se la persona che sta usando il telefono è alla guida, se entrambe le condizioni si verificano, il software blocca la funzione di invio dei messaggi. Perfino i bagni pubblici sono pronti per essere ottimizzati da sensori: un erogatore di sapone intelligente sviluppato ed usato nelle Filippine è dotato di sensori che monitorano le porte di ogni gabinetto ed ogni volta che qualcuno esce dal bagno, un allarme comincia a suonare e non smette finchè la persona non ha premuto sull'erogatore non si è lavata le mani.

Stiamo andando incontro alla scomparsa dello stato sociale, alla sua sostituzione con alternative più snelle, rapide e cibernetiche, ad un regime commerciale di completa deregulation in cui i nostri dati saranno uno dei pilastri. Alcuni critici parlano di capitalismo delle piattaforme con la sua potenza a mercificare tutto. Una piattaforma non fa altro che nutrirsi di relazioni sociali ed economiche già esistenti, riaggancia parti e pezzi sviluppati da altri e, senza produrre nulla, riesce a ricavarne enormi profitti non tassati.

Se esiste una soluzione tecnologica per ogni problema che senso ha provare a trovarne una politica o economica? Per la Silicon Valley nessuno, per il resto della società forse sì. Perché ci sono problemi che la tecnologia non può risolvere da sola.

Purtroppo oggi la fiducia nello Stato è scesa talmente in basso che qualunque modalità organizzativa diversa da quella della Silicon Valley, sembra impossibile. All’incapacità di concepire soluzioni che prendano in considerazione la possibilità di modificare lo stato di cose esistente, i sociologi hanno dato il nome di problem closure. Crediamo che Gmail sia l'unico e miglior modo possibile per inviare mail e che Facebook sia l'unico miglior modo possibile di usare social network. Ma è in gioco il futuro della privacy, dell'autonomia, della libertà, della democrazia stessa.

I cittadini possono riconquistare la sovranità sulla tecnologia a patto di riconquistare la sovranità sull'economia e prendere coscienza del ruolo e dell’importanza della politica come gestione condivisa della cosa pubblica. Dobbiamo trovare alternative al capitalismo globale e al ruolo dominante del mercato nella vita sociale. Se vogliamo che internet esprima fino in fondo il suo potenziale il capitalismo deve finire. Questo potrebbe accadere prima di quanto pensiamo se osserviamo lo stato disastroso in cui versa oggi il capitalismo, dalla crisi finanziaria alle guerre in Medioriente, al possibile sgretolamento dell'Unione Europea. Ma finché l’unica soluzione ammessa nel dibattito è quella tecnologica e digitale, problemi di questa portata sono destinati non solo a non essere risolti, ma anche ad acuirsi.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Evgeny Morozov, Silicon Valley: i signori del silicio, Torino, Codice Edizioni, 2017, p. 46.