Utente:Irenevita/Sandbox

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Villa Romana di Sapri[modifica | modifica wikitesto]

La Villa Romana di Sapri è una villa romana i cui resti si trovano in località "Santa Croce" nel comune di Sapri (Provincia di Salerno).

Datazione e scavi[modifica | modifica wikitesto]

La prima testimonianza dell'esistenza della villa si deve allo storiografo cilentano Giuseppe Antonini che nel 1745 esplorò e descrisse con ricchezza di particolari l'area archeologica di Sapri nel suo libro La Lucania.[1]

Nel 1884, a causa di lavori della Strada Statale 18, vennero distrutte molte strutture e sconvolta l'intera area archeologica.

Nel 1905 la costruzione dell'Istituto Santa Croce segnò la scomparsa alla vista della villa romana, il cui nucleo principale venne ricoperto dalle strutture moderne.

Nel 1928 l'ingegnere Giuseppe Magaldi fu il primo ad intuire che le rovine potessero essere di una "grande villa patrizia" e ne fornì una puntuale descrizione in Cenno storico-archeologico della Città di Sapri.

Nel 1985 il Soprintendente Archeologico della Provincia di Salerno, Werner Yohannowsky, avviò un intervento di restauro che interessò le strutture delle Cammarelle e del terrazzo antistante la Specola.

Nel 1989 la Soprintendenza Archeologica di Salerno, con la collaborazione del Gruppo Archeologico locale, condusse una campagna di scavo che continuò per i primi anni '90. Venne individuato un nucleo abitativo distinto da quello principale e recuperate strutture che erano rimaste sepolte per circa due millenni.

Descrizione generale[modifica | modifica wikitesto]

Il corpo centrale della villa si sviluppa in direzione nord-sud e si estende per circa 110x65 metri, con una superficie di circa 7000 mq.

L'aria dei resti archeologici si sviluppa a partire dalla Località Giordano fino a Punta del Fortino.

Risulta essere un delle più grandi ville sorte in età repubblicana.

Il complesso principale è strutturato su vari livelli a terrazze. La dimora, appoggiata alla collina, fu edificata su una vasta platea in muratura. Ricca di mosaici, marmi pregiati, molo privato, un ampio giardino porticato, un passeggiatoio lungo sessanta passi, un sepolcreto di famiglia e servita da due acquedotti, era dotata di impianto termale: una vasca circolare per il bagno freddo (frigidarium), ricavata in un ambiente quadrato, in origine forse coperto a cupola.

Quasi intera la scaletta a tre gradini, visibili ancora il foro centrale di scarico con resti della tubazione in terracotta, due nicchie angolari e una cunetta che fungeva da collettore per le acque, lungo il muro che guarda a levante.

Contesto storico[modifica | modifica wikitesto]

In epoca romana, le prime ville erano costruite su estremità collinari per consentire agli occupanti di difendersi dagli attacchi dei pirati che infestavano il Mediterraneo. Dopo la loro disfatta da parte di Pompeo (66 a.C.), gli esponenti dell'aristocrazia romana investirono grandi somme per la costruzione di villae maritimae fornite di peschiere e terme private, legate alla produzione e anche alla pratica dell'otium.

Sapri, situata all'estremità meridionale della Campania al confine con la Basilicata, si affaccia sul Golfo di Policastro, l'antico Sinus Laus.

Il clima favorevole, il golfo adatto per gli approdi e la pesca, la presenza di grotte e corsi d'acqua hanno probabilmente attratto le popolazioni fin dalla preistoria; in epoca romana tutta la fascia costiera campana, a partire da località quali Baia, Pozzuoli, la Penisola Sorrentina, la Costa d'Amalfi ed oltre il fiume Sele fino a Sapri, fu interessata dalla presenza di ville.

Ipotesi sul proprietario[modifica | modifica wikitesto]

I resti ritrovati si riferiscono ad una maestosa villa patrizia costiera, frequentata dalla fine dell'Età Repubblicana (I sec a.C) ad Età imperiale avanzata (V sec. d.C).

Secondo l'archeologo Werner Johannowsky, tra il I e il II secolo potrebbe essere appartenuta alla famiglia dei Sempronii. Infatti, nel 194 a.C., il triumviro L. Sempronio Longo fu uno dei magistrati preposti alla fondazione della colonia di Buxentum. Esponenti di questa gens, erano noti nel Golfo di Policastro, ad avvalere questa ipotesi è il ritrovamento del cippo funerario del duumviro L. Sempronio Prisco.[2]

Non mancano altre ipotesi. Harald Mielsch in La villa romana fornisce un interessante punto di riflessione: "di tanto in tanto, è dato incontrare accenni al valore militare del proprietario o dei suoi antenati, a volte addirittura in forme piuttosto esplicite... anche i fregi più modesti potevano assumere lo stesso significato[3]".Qualcosa sembra affiorare anche nella villa di Santa Croce.

Nel pavimento del peristilum sono presenti mosaici con decorazioni che potrebbero essere utili per l'indagine: delle svastiche e qualcosa che sembra essere un fiore di loto. Si può pensare a qualcuno provato da una forte nostalgia per l'Oriente, tanto da volerlo rievocare simbolicamente nella propria casa, qualcuno come un governatore delle Province orientali, un ricco armatore o un veterano di una spedizione militare.[4]

Sempre nel peristilum, è presente un frammento di mosaico che riproduce un ottagono a fasce concentriche di tre colori (verde, bianco e rosso). Una combinazione di colori che ha fatto molto riflettere. Orosio e altri cronisti del IV secolo d.C. sostengono che l'imperatore Massimiano Erculeo (collega di Diocleziano), dopo aver abdicato nel 305 d.C. si era ritirato in una località non precisata della Lucania. Qui, suo figlio Massenzio, rivale di Costantino, l'anno successivo, aveva ricevuto la notizia della sua acclamazione ad imperatore.Lattanzio, tra i maggiori autori antichi, localizzava la villa in Campania, altri scrittori "minori", come Eutropio e Zosimo, la collocano in Lucania. Lo storico moderno Honigman, a causa di queste indecisioni, ha pensato che l'edificio si trovasse tra le due regioni.[5]

Emilio Magaldi in Lucania romana, sostiene che il toponimo Caesariana (identificata con Sapri da alcuni), farebbe pensare a un possedimento imperiale in questa regione.[6]

La frequentazione della villa è accertata fino alla metà del V secolo d.C. L'abbandono del sito risale ad eventi accaduti intorno al 450, probabilmente le scorrerie dei Vandali di Genserico lungo le coste tirreniche.[5]

Il molo[modifica | modifica wikitesto]

A valle della strada statale, nello specchio d'acqua antistante, sono stati rinvenuto i resti dell'antico molo.

Lungo circa 60 m e largo 8 m, si innestava, lato terra, su grandi massi di calcare sui quali fu effettuata una colata di calcestruzzo misto a pietrame che colmò gli spazi vuoti tra le rocce.

Disposto secondo un allineamento geografico adeguato ai principali eventi metereologici, il molo sembra essere stato pensato per fronteggiare le mareggiate dovute ai venti dominanti di scirocco e libeccio.

Grazie a delle immersioni subacquee effettuate nel tratto di mare antistante la villa, sono stati rilevati resti di strutture che componevano il molo, alcuni di essi emergono dall'attuale livello del mare[7].

Secondo Vitruvio, la struttura fu realizzata in gran parte in acqua, dunque; le notizie sui fenomeni di bradisismo che riguardano l'area e che avrebbero causato la sua sommersione, risultano prive di fondamento.[7]

Le "cammarelle"[modifica | modifica wikitesto]

Le cosiddette "cammarelle" (voce dialettale per "stanzette") o, più impropriamente silos sono cinque grotte in muratura che si trovano proprio in riva al mare, rivolte ad Oriente, a ridosso del molo.

Probabilmente erano adibite a deposito del grano. Non è comprensibile come gli antichi abitanti di Sapri abbiano scelto di conservare vicino al mare un prodotto così delicato (spesso durante le mareggiate le grotte restano allagate). Anche se il mare non giungeva fin sotto alle grotte duemila anni fa, va considerato che la salsedine lo avrebbe comunque impregnato e reso inservibile.

Volendo trovare una soluzione al mistero di ciò che le cammarelle abbiano potuto contenere, bisogna orientarsi su un prodotto difficilmente attaccabile dall'alto tasso di salinità presente nell'atmosfera della zona. L'altezza esatta non è facilmente determinabile poichè il mare ha accumulato all'interno di esse molti detriti.

Nel 1899, il dottor Nicola Gallotti, medico e podestà di Sapri, pubblicò uno scritto ormai introvabile, in cui vengono menzionati i ruderi delle cammarelle « in numero di venti, certi ruderi in forma di acquedotti, e un pavimento a mosaico di dimensioni considerevoli »[8].

Nel 1928, l'ingegner Giuseppe Magaldi, presenta un piano di situazione all'epoca, con due minuziose planimetrie della zona archeologica di Santa Croce, in cui le cammarelle erano già ridotte a cinque, quante cioè ne osserviamo attualmente.[9]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Felice Cesarino, Sapri archeologica, Sapri 2009

Angelo Guzzo, Sapri, dal mito alla storia. Lagonegro, 2014

Claude Albore Livadie, Franco Ortolani, Variazioni climatico ambientali e impatto sull'uomo nell'area circum-mediterranea durante l'Olocene, EDIPUGLIA 2003

Eduardo Scognamiglio, Archaeologia maritima mediterranea, An International Journal on Underwater Archaeology, Fabrizio Serra editore, Pisa - Roma

Felice Cesarino, L'archeologia nel Golfo di Policastro - La villa romana di Sapri, I Corsivi 1998

Tancredi L., Sapri giovane e antica, Reggio Calabria 1985

Gruppo Archeologico Sapri, L'attività archeologica nel Golfo di Policastro, Roma 1982

G. Antonini, La Lucania, Napoli 1795

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ G. Antonini, La Lucania, Napoli, 1795.
  2. ^ W. Johannowsky, Appunti sulla tipologia e lo sviluppo architettonico della "Villa urbana" - in "Apollo" n. IX, 1993.
  3. ^ H. Mielsch, La villa romana, Firenze, 1990.
  4. ^ Felice Cesarino, La villa romana di Sapri, in I Corsivi, 1998.
  5. ^ a b Angelo Guzzo, Sapri, dal mito alla storia, Lagonegro, Tipografia Santar, 2014.
  6. ^ E. Magaldi, Lucania romana, 1947.
  7. ^ a b Romeo Mariano Toccaceli, Variazioni climatico- ambientali e impatto sull'uomo nell'area circum-mediterranea durante l'olocene. Evidenze geoarcheologiche della variazione del livello del mare in epoca storica: l'insediamento romano di S.Croce (Sapri-Golfo di Policastro), Bari, EDIPUGLIA, 2003, pp. 255-261.
  8. ^ Nicola Gallotti, Sapri nella storia e nella tradizione popolare,, Napoli, 1899.
  9. ^ Giuseppe Magaldi, Cenno storico - arch della città di Sapri, 1928.

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